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SEL sostiene Alleanza Democratica per Canosa, una creatura strana nata per vincere, secondo qualcuno, ma che in realtà non ha nulla di nuovo, se non – forse – nelle intenzioni. Riusciranno nell’obiettivo di superare la Destra che ha imperato in questi ultimi dieci anni?

La pagina 9 dell’edizione nord barese de “La Gazzetta del Mezzogiorno” di giovedì 29 marzo, è un esempio di scuola di perfidia giornalistica. Vi trovano spazio esclusivo due notizie non antitetiche ma curiose per l’abbinamento: da una parte la visita del governatore della Regione Puglia Nichi Vendola alla Farmalabor, indicata come azienda di eccellenza fino ad allora del tutto ignorata dai vertici regionali, dall’altra l’annuncio choc dato dalla sezione canosina del partito del Governatore: SEL.
Imbarazzante? Non molto, almeno a giudicare dalle reazioni quasi nulle; un caso a sé da annoverare tra le eccezioni che confermano la regola; marginale, locale, una cittadina eccentrica in fatto di schieramenti politici. Non è stato qui, per caso, che un sindaco di centro-destra quasi omonimo del Governatore, è riuscito a farsi eleggere infrangendo la soglia mitica del 70% delle preferenze, tanto da ingenerare qualche invidia – non si sa se vera o inventata – persino nel Cavaliere? Ancora qui la sinistra si è ridotta ai minimi storici. Sempre a Canosa, per circa cinque anni, abbiamo assistito a rapporti numerici da Stati totalitari tra consiglieri di maggioranza e di opposizione: 25 contro 5. Un fenomeno inconsueto? Forse. Solitamente quando avvengono in politica li definiscono laboratori se l’esperimento è interessante, si tengono celati se frutto dell’imprevisto. La Sicilia, ad esempio, è stata spesso in passato, e per certi versi lo è ancora, laboratorio dove si sono sperimentate le alchimie più impensabili; quello canosino, invece, non suscita gli stessi entusiasmi, molti si guarderebbero bene dal definirlo tale o più semplicemente dal dargli un nome, ad iniziare proprio da Nichi Vendola. E sì, chi avrebbe mai immaginato, infatti, che il partito del Governatore, quel SEL che è già mutato in S&L con la e commerciale, potesse coalizzarsi, da partito che si definisce di sinistra, con una non ben definita alleanza di centro, scavalcando quella più semplicemente di centro-sinistra rappresentata da PD, Federazione della Sinistra, PSI e IDV? Altro che foto di Vasto, a Canosa il Governatore si è ben guardato, e con tutta probabilità si guarderà ancora dal farsi fotografare.




Su questo blog avevo anticipato quello che poi sarebbe grosso modo accaduto già nello scorso novembre. Lo feci raccogliendo quanto si raccontava in giro e quanto emergeva dall’ambiguità di certi personaggi, abboccamenti e incontri all’aria aperta compresi.
Nulla di nuovo sotto il sole, se non per la palese contraddizione in cui SEL, e con essa il suo segretario provinciale, è caduta. Per carità, in politica solo i cretini non cambiano mai idea, ma che dire di chi si fa bellamente abbindolare? I più tenaci di memoria ricorderanno gli articoli sui giornali e le solenni dichiarazioni di principio del gruppo dirigente locale, ripetute e amplificate dal segretario provinciale. “Primarie” era la loro parola d’ordine, fino ad indicarle come un fatto fondativo azzardando asserzioni piuttosto impegnative, come “le primarie sono nel DNA di SEL”; lo fecero affiggendo perfino manifesti in tutta la città.
In questo 29 marzo, quanto accaduto solo qualche mese fa è un lontano ricordo. SEL è passata con impressionante nonchalance da una posizione barricadiera ad una estremamente remissiva, accettando di farsi colonizzare da una stranissima formazione di centro capitanata da un dirigente scolastico locale: Nadia Landolfi, moglie di quell’Andrea Silvestri già noto a chi ha memoria dei post pubblicati su questo sito. E le guerre al centro tornano ad avere qualcosa di mitico. Tempo fa, infatti, Landolfi fu la prima della sua galassia ad annunciare che si sarebbe candidata per concorrere alla carica di sindaco della sua città, facendo precedere questo suo passo da un messaggio subliminale sull’importanza delle donne in politica. Come al solito furono le colonne de “La Gazzetta del Mezzogiorno” a dare la lieta novella, impallinata a stretto giro di web qualche ora dopo dal commissario del suo partito, l’UDC, l’ottuagenario Felice Iacobone. La freddò con una dichiarazione al curaro con la quale smentì la sua consigliera provinciale, rimandando a data da destinarsi il giorno in cui sarebbero state formalizzate le alleanze. Gli scontri tra ex-democristiani hanno sempre esiti imprevedibili e spesso sanguinosi. Data per favorita, fu costretta ad incassare una cocente sconfitta, tanto che perfino i pezzi grossi del suo partito le diedero contro. Landolfi non la spuntò, a prevalere fu l’ottuagenario Iacobone, seguì il ritiro dalla compagine dei consiglieri provinciali UDC con inevitabile passaggio al Gruppo Misto.
Ora, questa donna orfana del suo partito, ci riprova con SEL e la spunta, visto che in cambio i sinistri ecologisti libertari non hanno chiesto nulla, o quasi, accettando il fatidico passo indietro del candidato già designato, quel Sabino Del Vento che si è retrocesso a capolista de “La Puglia per Vendola” per amore verso la sua città, almeno questa è la versione non smentita della Landolfi. Motivazione poco convincente. Dopo l’annuncio della sua candidatura da parte del coordinatore locale di SEL, Del Vento prese la cosa piuttosto sul serio, tanto che iniziò una serie di giri per associazioni, come ogni buon candidato sindaco del resto. E raccontava una storia che prende sempre, l’imprenditore “ghe pensi mi” che scende in campo perché, sfiduciato dai politici di professione, avverte che è arrivato il suo momento. Un atto di dedizione, d’amore per l’appunto. Ora, come sia possibile che lo stesso atto d’amore produca paradossalmente il risultato di accettare una candidatura per poi rinunciarci, non è così chiaro, per giunta senza passare per le primarie, ovvero per ciò che per SEL è un autentico totem.
La coalizione che Nadia ha messo su è di quelle che fanno tremare le vene ai polsi degli avversari. Si fa per dire. Comprende un paio di partiti estinti, o in via di estinzione, come l’UDEUR di Mastella ed il PRI. Ricordano vagamente il romanzo di Gogol “Le anime morte”, in cui il protagonista, Cicikov, gira la Russia facendo incetta di contadini defunti per assumerli in una sua fantomatica azienda. E poi ci sono MPA, API ed un paio di liste civiche. Una coalizione ben assortita indubbiamente, che spazia dagli autonomisti alla sinistra ecologista e libertaria, passando per qualche repubblicano di complemento, per la destra moderatamente estremista e con in mezzo una massa sgomitante di ex-democristiani che sperano di rinverdire i fasti della Prima Repubblica, mentre l’altra metà del centro ha deciso di allearsi con il PDL.
Che cosa sia di preciso questo nuovo – chissà quanto - soggetto che ha scompaginato gli assetti logici prima ancora che topologici della politica, non è chiaro. Landolfi lo definisce “un più forte, ampio e credibile progetto alternativo al centrodestra”, ispirato “al vento nuovo che soffia nel paese e che ha visto a Milano come a Napoli vincere rispettivamente Pisapia e De Magistris contro coalizioni ritenute potenti ed invincibili”. Si trattasse solo di effetto sorpresa non parleremmo nemmeno di politica, bensì di lotteria. Montare minestroni nella speranza che qualcuno ci caschi, è un vecchio vizio, così come mettere insieme due storie e due fatti che non hanno assolutamente alcuna relazione fra di loro. Ma i miti hanno la loro forza, soprattutto a sinistra. Una volta ci si dannava l’anima finendo spesso come Don Chisciotte, oggi si preferisce il ruolo dell’umile servitore che spera di diventare proprietario di qualche isola alla maniera di Sancho Panza.
Il problema è che il cavallo scelto da SEL poco ha a che fare con i miti milanesi e napoletani, tutta altra storia e tutti altri percorsi, troppo li separa sul piano personale e del vissuto. E poi, quando si parla di vento nuovo a cosa ci si riferisce? L’impressione che se ne ricava è un’altra, quella di un drappello di vecchi arnesi che grazie a sagaci operazioni di maquillage tentano di risalire chine a loro tempo impervie; non il nuovo che avanza, ma il vecchio che si ripropone sotto nuovi travestimenti confidando nei vuoti di memoria.
E non poteva mancare l’imprenditore. Ornai è un classico, cambiano i copioni ma i personaggi restano uguali a se stessi, come quelli della commedia dell’arte. Ma di questo ci occuperemo più in là.



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Pubblicato il 28/08/2012 h 16:22:11
Modificato il 12/12/2012 h 12:29:15

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