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Salvate il soldato Mimmo

Domenico De Santis candidato nella BAT, cioè nella provincia che fu di Filippo Caracciolo ma che ora appartiene a Caracciolo Filippo. Un rischio calcolato o un azzardo politico?

Se alle Regionali pugliesi 2025 l’esito del voto al candidato presidente appare piuttosto scontato - le previsioni sono tutte a favore di Antonio Decaro - c’è un aspetto non meno rilevante e per certi versi anche più significativo da considerare, e riguarda i candidati che le liste propongono come aspiranti consiglieri regionali. Carica di tutto rispetto, sia politico che economico, nel quale si concentra buona parte del potere locale.
La Provincia a noi più vicina, e per certi versi più vibrante, è quella di Barletta-Andria-Trani. E lo schieramento più controverso è sicuramente quello del centrosinistra. Al momento non sono state ancora presentate le liste, ma dai rumors possiamo farci qualche idea.
La situazione più delicata è quella del Partito democratico. Conosciamo le vicende che lo hanno riguardato e sappiamo del suo commissariamento. Chi pensava che la situazione si sarebbe risolta in tempi brevi deve ricredersi, perché la presenza continua e costante del senatore Parrini si sta prolungando oltremodo, in maniera anche pericolosa.

Conosciamo tutti la ragione di un atto così eclatante. La Segreteria nazionale lo giustificò in una nota con la scarsa sensibilità ai temi ambientali (leggi discariche) e la non attenta considerazione delle indicazioni provenienti da iscritti e simpatizzanti. Quindi una Segreteria provinciale chiusa, arroccata nelle sue posizioni. La fonte di questi sospetti erano le missive e le voci che giungevano a Roma dal territorio. Qualcosa già bolliva in pentola, ma ciò che fece, per così dire, saltare il coperchio furono le vicende legate ad un consigliere regionale: Filippo Caracciolo. Non vicende politiche in sé, più che altro questioni personali e di potere. In pratica aveva suscitato parecchio scandalo, e la conseguente attenzione di media nazionali, un concorso da dirigente, vinto dalla moglie del consigliere, in Aeroporti di Puglia.Già la questione della consorte di un potente consigliere regionale che viene assunta in un ruolo di tutto prestigio dove, tra l’altro, lei era l’unica partecipante e dove in passato c’era già stato il precedente dell’inserimento nel Consiglio d’Amministrazione della medesima società, di un signore molto vicino al Caracciolo, il cui background professionale non aveva nulla a che vedere con gli aeroporti rappresenta un’anomalia in sé, a prescindere dai risvolti giudiziari, politica diremmo, di opportunità direbbe qualcuno. Se a ciò aggiungiamo che la dottoressa Fiorella non aveva i titoli accademici idonei e che la laurea l’hanno perfino taroccata con photoshop, la questione, da politica, diventa anche giudiziaria, quindi deflagrante, seria, non vicenda personale, come qualcuno aveva tentato di adombrare. Agli acuti osservatori delle cose del Sud, la vicenda del consigliere barlettano evocava un archetipo: una storia completamente, se non esclusivamente, di potere; la Direzione nazionale del PD è rimasta parecchio scossa, dunque il commissariamento.

Questioni di potere dicevamo, quello del Caracciolo, che è ben radicato nei territori della BAT, come dimostra una lettera pubblica firmata da tutti i segretari di circolo della BAT, al rilievo della dirigenza nazionale.
La data è quella del 18 aprile scorso e i toni sono da guerra civile: “Tutto ci sembra artatamente costruito per tentare di eliminare dalla scena politica locale iscritti e dirigenti di partito che hanno conseguito solo risultati lusinghieri per il Pd. Basti vedere gli esiti delle elezioni amministrative e provinciali. Lo sciacallo tentativo di ergersi a protagonisti dell’etica, dei valori e dei principi non ha nessun fondamento. In riferimento al ruolo del consigliere Caracciolo, ricordiamo che lo stesso si è dimesso autonomamente dalla carica di assessore regionale prima e di capogruppo dopo. Riconfermiamo la piena fiducia nell’operato della segreteria provinciale nella persona del segretario Lorenzo Marchio Rossi e siamo pronti ad adire alle sedi opportune, anche quelle dei tribunali, per rivendicare il nostro ruolo democratico in linea con i valori e i principi degli iscritti sul territorio della Bat”.
Dopo accadrà che la federazione verrà commissariata ed il segretario Lorenzo Marchio Rossi costretto a dimettersi, nonostante i proclami bellicosi e le minacce di ricorso nei Tribunali. Il tutto sottoposto ad un naturale trattamento di cosmesi politica, facendo passare per volontarie le dimissioni del Marchio Rossi, con tanto di ringraziamenti per il senso di responsabilità dimostrato ed un posto assicurato nella Segreteria regionale.
Quella lettera dei segretari di Circolo della BAT, anche se minimizzata nel gesto e nei contenuti, significava un paio di cose. La prima era chiaramente il consenso plebiscitario della dirigenza locale verso il suo duca. In quei giorni, nelle varie direzioni del PD, nessuno si era azzardato a prendere posizione sulla vicenda, men che meno, critiche nei confronti del Filippo. Il dibattito sull’argomento era stato anestetizzato.
La seconda significava che il potere che Caracciolo esercitava, e sicuramente lo fa ancora, sul partito era totale. Tutte le dirigenze locali avevano avuto, per così dire, il suo benestare. A tal proposito si trova un documento in rete del febbraio 2023 in cui il Caracciolo augura “ai segretari eletti nei circoli Pd della provincia di Barletta-Andria-Trani un buon lavoro”. Più in là è più specifico: “Al segretario provinciale Lorenzo Marchio Rossi, a quelli cittadini Cosimo Bruno, Antonio Giannitti, Donato Piccininno, Antonio Bruno, Ruggiero Laruccia e Michele Bevilacqua va il mio totale sostegno”. I segretari, nell’ordine, sono quelli di Barletta, Trani, Trinitapoli, Spinazzola, Margherita di Savoia, San Ferdinando. Curiosamente mancano quelli di Andria, Minervino, Bisceglie e Canosa. Eravamo in fase congressuale e francamente non so se i segretari di circolo di queste ultime città erano già stati eletti. Ad eccezione di uno, però, quel Francesco Imbrici di Canosa che non è destinatario di auguri di buon lavoro da parte del consigliere regionale, ma era segretario almeno da un anno. Una prova evidente del controllo che in buona parte dei circoli del PD il Caracciolo esercita.

Il 27 giugno passato appare sulla pagina Facebook di “La Terra del Sole” un post a nome del Segretario Giuseppe Tomaselli e della capogruppo in Consiglio comunale Marzia Bucci di “Io Canosa” nel quale dopo un doveroso preambolo in cui sottolineano “la scelta politica di andare oltre il civismo locale, ribadendo il posizionamento della storica lista civica nel solco del centro sinistra e in particolar modo aderendo al progetto politico rappresentato dal PARTITO DEMOCRATICO”, precisano che il tutto era avvenuto “in presenza e in piena sintonia con il Segretario Provinciale del PD (BAT) Lorenzo Marchio e del Consigliere Regionale PD Filippo Caracciolo”. La citazione non è casuale, il riferimento è proprio al consigliere diventato un bersaglio per via della vicenda della moglie e il segretario provinciale del partito, considerato molto vicino al Filippo, poi dimessosi con l’onore delle armi. Stigmatizzano “il commissariamento del Partito e la decisione verticistica di voler estromettere dalla lista regionale del PD il Consigliere Caracciolo, sfuggendo a qualsiasi confronto”, concludendo con “auspichiamo che il Partito Democratico a livello regionale e centrale faccia chiarezza al più presto rispettando tutte le espressioni e le varie anime e sensibilità del territorio, l’orientamento degli elettori ed evitando processi e giudizi sommari che non appartengono alla cultura riformista e progressista alla quale ci ispiriamo”. Non è un divorzio ma una minaccia di separazione di sicuro e soprattutto non è chiaro cosa ne dovrebbe essere di Caracciolo. Se il Filippo è stato il garante del loro patto con il PD, logica vorrebbe che il patto si rompesse se il garante venisse meno, a maggior ragione adesso che Caracciolo non si candida più in nessuna lista.

Accade che gli evanescenti silvestriani del PD, dopo circa quattro mesi cambino ancora idea, e quella che sembrava una priorità – Caracciolo – e che veniva apostrofata come una “decisione verticistica” – l’esclusione del Filippo dalle liste del PD - diventa invece motivo di accordo tra la lista civica “Io Canosa” e l’attuale direzione del PD, benedetta dal commissario sen. Parrini.
In realtà, la lista civica “Io Canosa” appare nel comunicato solo come una sorta di aggettivo qualificativo della dott.ssa Nadia Landolfi. Non c’è un coinvolgimento esplicito del movimento, che in altre occasioni si era pronunciato per via assembleare e nei comunicati avevano tenuto a ribadirlo, non per niente si considerano democratici a tutto tondo. Stessa sorte per il locale circolo del PD, nel quale non vi è traccia di un pronunciamento assembleare o del direttivo, ma solo la firma della Segretaria. E la nomina a “coordinatrice della campagna elettorale del Partito Democratico” fa sorgere più di un dubbio sulla conformità allo Statuto di tale atto. Non è rilevabile in alcuna parte dello Statuto, nazionale o regionale, la figura di un coordinatore della campagna elettorale, visto che questo compito viene svolto, normalmente, dal coordinatore del Circolo, cioè la Segretaria. Inoltre, nel comunicato firmato, tra l’altro, dal commissario provinciale sen. Parrini, la dott.ssa Landolfi viene indicata come “tesserata del Partito Democratico” e Consigliere Comunale di opposizione ed esponente della lista civica di centrosinistra "Noi Canosa" , che è un paradosso in sé, in quanto lo Statuto del Partito Democratico non prevede che un esponente di altra forza politica (ed una lista civica i cui consiglieri sono stati eletti in una competizione elettorale avversi al PD, lo è) possa poi tesserarsi nel PD, men che meno assumere ruoli di direzione. E l’aspetto ancora più incongruo è la controfirma al documento del candidato Domenico De Santis, che del PD è il segretario regionale, resosi protagonista, in un passato molto recente, di una querelle con Fabiano Amati, a cui aveva tentato di invalidare la tessera per un suo trascorso nel partito di Calenda. Non solo, anche il commissario sen. Parrini non è nuovo a foghe alla Torquemada. Ha emesso di recente un provvedimento di deferimento alla Commissione regionale di garanzia per due consigliere comunali del PD di Andria e Trani candidate alle Regionali con una lista civica di supporto a Decaro. La rigidità morale del PD sul trasformismo è soggetta spesso ad attentati e non sempre le risposte sono così coerenti, tanto da rendere poco chiari i motivi per i quali si cancellano dal partito due consigliere comunali in carica, regalandole al Gruppo misto in talune realtà, mentre non se ne guadagna nemmeno una in altre, dopo averle dichiarate addirittura iscritte, anche se rappresentano nei loro consigli comunali altre forze politiche che non erano nemmeno coalizzate con il PD.

E qui viene il nocciolo della questione: Domenico De Santis, alias soldato Mimmo.
Domenico De Santis, come già detto, è il Segretario regionale del PD eletto nell’ultimo Congresso con una modalità differente da quella con cui è stata eletta la Segretaria nazionale Elly Schlein. Ricorderete tutti che Bonaccini vinse tra gli iscritti, mentre Schlein vinse le Primarie. Ovvero, Bonaccini prevalse nel voto in cui erano rappresentati militanti e quadri di partito, mentre Schlein vinse tra chi per il PD mostrava qualche simpatia.
De Santis ha vinto tra gli iscritti e appartiene alla cordata che sostenne Bonaccini, la quale era quella che in Puglia deteneva la maggioranza delle tessere – sempre lì si torna – e che aveva tutti i potenti del PD tra i suoi esponenti, ad iniziare da Emiliano per finire a Caracciolo. Come dire lo zoccolo duro del potere.
Michele Emiliano non è formalmente iscritto al PD, è ancora un magistrato anche se in aspettativa, e ciò non glielo consente. Non per questo non ha rinunciato ad avere sue propaggini nel Partito Democratico. Domenico De Santis, forse non sarà la più importante, ma è una di queste. Domenico De Santis appartiene alla federazione barese del PD, ma ha rinunciato a candidarsi da quelle parti, preferendogli la BAT. Perché? Nessuno lo ha mai spiegato. Secondo Fabiano Amati, suo acerrimo nemico, “a Bari, non c’è posto per lui, tutto occupato: non lo vuole nemmeno il suo “datore di lavoro”. Secondo De Santis, invece, intervistato il 1 novembre su “La Repubblica”, il Segretario regionale si candida nella BAT perché “è un territorio difficile, dove ci sono stati scandali, inchieste, dove la politica aveva bisogno di una scossa, di un rinnovamento”. Se la scossa sarà lui o invece sarà lui a prenderla lo vedremo dopo il 23 novembre. Intanto, da quello che si sa, sembrerebbe che sia stato proprio il suo datore di lavoro, come lo chiama Amati, cioè Michele Emiliano, ad aver suggerito questa candidatura, che, almeno sotto un punto di vista strettamente politico, una sua ratio ce l’ha e risiede proprio nella particolarità della BAT, ovvero nelle vicende che hanno portato al suo commissariamento. In situazioni come queste è naturale che un partito che vuole mandare un messaggio e che vuole prendersi una responsabilità, può farlo anche rischiando il sacrificio del suo più alto dirigente regionale. Una prova di coraggio, se non di temerarietà, perché se la sua elezione fallisse o il risultato del PD, in relazione a quello delle altre liste di centrosinistra, non sarà all’altezza delle aspettative, la prima testa a rotolare sarà proprio la sua. Ed il rischio che ciò avvenga è tangibile.
Quel Filippo Caracciolo che ha dichiarato di non candidarsi, si sarà pure eclissato, ma non estinto, e recentemente non ha fatto mistero del suo endorsement a favore del suo segretario Ruggiero Passero che, contrariamente a quello di leopardiana memoria, tanto solitario non lo è. Infatti è finito in una lista che sembra il Rotary Club della politica: “Per la Puglia”, un agglomerato spaventoso di cacicchi e capibastone da far impallidire le liste democristiane della Prima Repubblica. E certo non si può dire che non sia in buona compagnia. Lì dentro ci son finite anche Irene Cornacchia e Daniela Maiorano, ovvero le due consigliere comunali del PD che il sen. Parrini ha espulso dal partito. A riprova che il Filippo è vivo e cammina insieme a noi. Riuscirà il soldato Mimmo a non farsi impallinare e a tornare sano e salvo a casa e a portare a termine la missione di rinnovare il PD nella BAT? E a quale costo?

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 04/11/2025 h 12:22:32
Modificato il 04/11/2025 h 13:49:30

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