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Idioti a 5 stelle

Il M5S è il vero vincitore delle Politiche 2013. Ma i leader del movimento si rifiutano di assumere responsabilità di governo nonostante non esista una situazione migliore per realizzare riforme che si attendono da decenni. L’idiozia politica di una classe dirigente.

La sorprendente vicenda di Grillo e del suo MoVimento 5stelle si sta trasformando, dopo la indubbia vittoria alle politiche del 24 e 25 febbraio, nel più clamoroso caso di idiozia politica collettiva che l’Italia abbia mai conosciuto dall’inizio della Repubblica.
Che lo tsunami grillino avrebbe provocato smottamenti nel tessuto politico italiano, era fin troppo evidente; che a ciò seguisse una forte instabilità economica e finanziaria era addirittura prevedibile, ma che il tutto non venga calmierato da una buona dose di buon senso e di assunzione di responsabilità, è francamente delittuoso. Gli esponenti grillini, infatti, a vario titolo (effettivi, di complemento, in incognito, ecc.) stanno facendo circolare - e nel dirlo non solo non se ne vergognano, ma provano un senso di compiaciuta soddisfazione senza che gli scappi nemmeno un po’ da ridere – una teoria alquanto bizzarra, se non completamente fuori di testa. Si rifiutano categoricamente di prendere parte ad alcun governo, nonostante i numeri imporrebbero il contrario. Si sentono naturalmente votati all’opposizione, anche se sono il maggior partito alla Camera ed i loro senatori sono determinanti nell’aula di Palazzo Madama. Un caso forse più unico che raro di idiozia politica che conosce pochissimi precedenti nella storia; una situazione che fino a poco tempo fa rientrava nel novero del possibile ma improbabile e che adesso rischia di emulare, ma dal vero, Corrado Guzzanti quando sfotteva Bertinotti che, intervistato da Serena Dandini, alla domanda “ma se doveste prendere la maggioranza assoluta in Parlamento, formereste un governo?” , rispondeva: “no, restiamo all’opposizione. Prendiamo uno qualunque, ad esempio Cossiga, gli facciamo formare un governo e dopo un po’ lo facciamo cadere”.


La realtà ha evidentemente superato anche la più fervida fantasia se Grillo ai suoi, in una telefonata ripresa non a caso dal suo blog, delinea già la sua futura strategia di metodica follia: “stiamo in Parlamento e li osserviamo. Gli facciamo formare un nuovo governo che durerà al massimo otto mesi, dopo di che cadranno. E poi tutti via, questi signori se ne devono andare. E il MoVimento prenderà la maggioranza assoluta e da lì inizierà una nuova era” . Non so se questa idea sia sua o del visionario Casaleggio, due che non si sforzano nemmeno di giocare al poliziotto buono e a quello cattivo, tetragoni nelle loro convinzioni e fedeli al loro regolamento come se fossero le pietre della legge. Il piano strategico di Grillo prevede di fare il pienone alle prossime elezioni, che secondo i suoi calcoli non potranno avvenire oltre sette o otto mesi. Ma, per avere successo, deve passare per forza per un governo d’altri che al momento può fondarsi solo su una maggioranza innaturale come quella che ha sostenuto il governo tecnico di Monti, giusto per screditarsi ancora un po’, quel tanto da consentirgli di conseguire la maggioranza assoluta dei suffragi alle prossime politiche e imporre una sorta di dittatura grillina successivamente. Un piano degno di un dottor Stranamore che inverte la teoria del first-strike; con il second strike attacca con la bomba fine di mondo elettorale e fa piazza pulita di tutti i vecchi manipoli di partito. Del resto, nell’epopea grillesca la cinematografia è ricorrente, dal suo esordio con “Cercasi Gesù” al “Matrix” che piace tanto a Casaleggio. Anche nel Don Chisciotte di Cervantes vi era un tale che si sentiva cavaliere di ventura, influenzato dalle troppe letture così come i due sembrano mentalmente indeboliti dal troppo cinema. Proprio non si capisce chi sia il più allucinato, se Casaleggio o Grillo. Il primo è un cultore di Matrix (un film complicatissimo in cui si intersecano differenti strati di realtà). Ritiene che l’umanità viva chiusa all’interno di un contenitore virtuale, in cui tutto è già deciso e predestinato dal Grande Architetto. Chi invece ha deciso di aderire al suo movimento, ha già compiuto la scelta giusta tra la pillola rossa e quella blu. E’ per questo, forse, che Grillo (o chi per lui) ha scritto nel suo decalogo che il MoVimento 5stelle in Parlamento costituirà un gruppo unico e che non si alleerà con nessuno, né tanto meno voterà la fiducia ad un governo espresso da un qualsiasi partito di sistema.
Intanto in Matrix ci è finito Beppe e il MoVimento, e Casaleggio probabilmente sta ancora studiando la exit-strategy. Intanto l’Italia arretra e di alternative di governo possibili se ne vedono ben poche. Escluso il Governassimo (ovvero un’ammucchiata informe e generalizzata dalla quale starebbero fuori solo i grillini) per evidenti forti rischi elettorali, di opzioni ne rimangono davvero poche e tutte ad alto potenziale elettorale esplosivo. La riedizione del governo tecnico, magari affidato ad un professore buono per tutte le stagioni, è da scongiurare, mentre l’Europa, e non solo, premono e si agitano. E pensare che una percentuale in più di sagacia e di intelligenza politica potrebbe rappresentare un cambiamento storico per l’Italia, spostandola a sinistra su temi finora rimasti negletti: una seria legge anti-corruzione, la revisione di quella sul conflitto di interessi e della Gasparri. Temi importanti che potrebbero consentire un salto di qualità al nostro Paese e che dovrebbero, almeno in teoria, non far dormire la notte il Berlusca redivivo, che invece stranamente gongola e non si mostra per niente preoccupato.

Sarà realistico il ritiro sull’Aventino del movimento nonostante abbiano in mano loro il pallino? A sentire una testa d’uovo grillina della seconda ora, tale Loretta Napoleoni, economista (e già qui occorrerebbe toccarsi per scaramanzia), di sinistra tanto da aver collaborato a “L’Unità” in passato ed essere apparsa in numerose trasmissioni televisive politicamente orientate in veste di esperta, tutto questo non solo è possibile, ma è addirittura auspicabile in attesa che i cadaveri dei nemici scorrano via lungo il fiume.
Qualcuno del movimento, carpito dalle televisioni subito dopo il risultato elettorale, ha dato ad intendere che il loro no è pragmatico più che pregiudiziale e che a loro interessano i temi, non le manovre – con annesse congiure - di palazzo, ergo sarebbero disposti ad apporre il loro visto su ogni singolo provvedimento che si confaccia al programma a 5 stelle, come stanno facendo del resto in Sicilia con il governo minoritario di Rosario Crocetta. Con i vecchi partiti il loro rapporto è come quello di Dongiovanni: penetrare, ma non baciare. Il problema è che la struttura costituzionale della nostra Repubblica impone che un governo incaricato debba passare necessariamente per Camera e Senato e ottenere la fiducia, che non può essere che pregiudiziale, non assecondata, cioè, ad alcun provvedimento di legge specifico. I grillini, di riti di questo genere non ne vogliono sentir parlare. Morale della favola, il governo non si formerà, né si potrà andare ad elezioni anticipate, visto che il presidente della Repubblica è nel semestre bianco e per Costituzione non può sciogliere le Camere. Sembra di stare alla cena dei cretini.
Il bello è che di fronte ad una situazione decisamente demenziale, autorevoli commentatori di giornali vicini al MoVimento si sono fatti latori del verbo grillesco, ritenendo non solo obbligato, ma perfino desiderabile l’avvento di un governo sostenuto da tutte le forze presenti in Parlamento; anzi, per certi versi lo incoraggiano, sconfinando perfino nella nostalgia per i bei vecchi governi del passato e rampognando i democratici per aver perso le elezioni. Cose da matti. Finora non si era mai vista una formazione politica vincere ed essere arrabbiata con chi ha perso. Solitamente chi vince non vede l’ora di andare al governo. I grillini invece no, vincono perché desiderano stare all’opposizione.


Sabino Saccinto

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Pubblicato il 02/03/2013 h 21:40:37
Modificato il 16/10/2013 h 21:24:02

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