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Secondo Giunta e revisori contabili, il bilancio 2010 è in ordine e il Comune di Canosa ha rispettato il patto di stabilità, a meno di un indicatore nella spesa corrente, quello dei residui passivi in rapporto agli impegni: sono troppi.

La materia del bilancio comunale, o dei bilanci in generale, è alquanto astrusa per i non addetti ai lavori, o per chi comunque non ha una preparazione tale per comprenderla a fondo; allo stesso tempo è fondamentale per chiunque si accingesse a diventare amministratore, almeno per sapere con più o meno precisione a cosa si va incontro e con quali speranze di realizzare una performance brillante, visto che le nozze non si fanno con i fichi secchi e che qualsiasi azione amministrativa ha l’obbligo della copertura finanziaria. Per capirlo sarà utile la relazione dei sindaci revisori ed alcune osservazioni di carattere politico.
Partiamo da un dato sicuramente rassicurante: il Comune di Canosa ha una situazione di cassa positiva, al primo gennaio 2010 era di 9.603.070,85 Euro, per crescere fino a 9.760.263,83 Euro di fine 2010, le riscossioni, infatti, sono state superiori alle spese di 157.192,98 Euro - tabella dei sindaci revisori . Tutto a posto? Almeno apparentemente, perché se passiamo alla gestione economica dell’ente, scopriamo che per effetto dei residui attivi e passivi degli esercizi precedenti e di quello corrente, l’avanzo di amministrazione si riduce a 2.022.899,74 Euro: una notizia ancora positiva, ma è tutto oro quello che luccica? Osserviamo un documento sintetico che riassume lo stato di salute della contabilità dell’Ente. Sarà pure, il Comune di Canosa, un ente virtuoso, come sostiene ad ogni piè sospinto il suo sindaco, ma qualche elemento di tossicità che lo rende un tantino a rischio non manca. Ha un problema, infatti, all’indicatore 4: il volume dei residui passivi complessivi provenienti dal titolo I superiore al 40 per cento degli impegni della medesima spesa corrente . La spesa corrente è ciò che contabili ed economisti esorcizzano come il demonio. E’ anche quella che i parametri di stabilità vorrebbero vedere contenuta; è ciò che invece alimenta il normale esercizio dell’ente: spese del personale, raccolta dei rifiuti, manutenzione delle strade, assistenza alle persone disabili o bisognose, libri di testo per le scuole elementari. I residui passivi sono le somme iscritte tra gli impegni nei bilanci, ma non ancora spesi, a volte per insussistenza – ma in quel caso vengono depennati – più spesso per mancanza di fondi. Ebbene, nel nostro caso l’Amministrazione canosina ha accumulato residui per 7.121.988,29 Euro, che, rapportati in termini percentuali ai 17.125.020,29 Euro degli impegni nell’anno di competenza, ha prodotto un 41,58% sufficiente a far scattare l’avvertimento. In realtà, la situazione è più complessa, in quanto il problema non riguarda solo il dato dei residui passivi, ma investe specularmente quello dei residui attivi, ovvero le entrate accertate ma non riscosse.



La tabella 12 mostra plasticamente come per la spesa corrente ci sia un equilibrio quasi perfetto tra residui attivi e passivi, e il fatto è preoccupante. Il sistema di bilancio adottato dalla Pubblica Amministrazione prevede un esatto bilanciamento tra entrate e uscite. Tale equilibrio si realizza all’interno di titoli di spesa omogenei, per cui la spesa corrente viene finanziata dalle entrate correnti, così come quella in conto capitale da trasferimenti in conto capitale, a meno di avanzi di bilancio da spesa corrente che vanno ad alimentare gli investimenti. E’ da ricordare che il tema della spesa corrente è particolarmente sensibile per le finanze dello Stato, in quanto la sua riduzione rientra tra i primi obiettivi imposti agli amministratori. Nel nostro caso è accaduto che il Comune di Canosa non è riuscito a procedere, entro la data di chiusura del bilancio, alla riscossione di buona parte dell’accertato, per cui si è creato uno squilibrio ripercossosi sui pagamenti. I residui attivi non sempre rappresentano un problema reale, per buona parte vengono riscossi nell’esercizio successivo, ma in alcuni casi possono diventare inesigibili, anzi lo sono, ma a dirigenti ed amministratori non conviene scriverlo, riportarli ingrassa le attività imbellettando i conti.

La tabella 14 mostra le voci di provenienza dei residui attivi. In evidenza troviamo quelli più sostanziosi: TARSU, ICI, funzioni nel settore sociale. Riportato così, potrebbe apparire semplicemente come un dato statistico, ma non dimentichiamo che il residuo attivo ha un suo grado di pericolosità. Rende bene questa idea la tabella 15 , che mostra la loro anzianità e quindi la probabilità che siano esigibili o meno.

Ho diviso i residui in tre fasce. Nella prima compaiono quelli considerati vetusti, cioè di più difficile riscossione (ammontano complessivamente a 571.516,89 €) ai quali si sommano i restanti dell’ultimo quinquennio. Il dato del 2010 ha una giustificazione tecnica, se vogliamo, legata ai ritardi nei pagamenti da parte dei soggetti debitori, specie in momenti difficili per l’economia; si potrà avere reale contezza del dato nel bilancio consuntivo del 2011. E’ preoccupante invece il trend in crescita nei precedenti 4 anni. Se fino al 2005 l’accumulo annuo si attestava su valori che al massimo superavano di poco i 63mila € - fatta eccezione per il 1998 – dal 2006 al 2009 la crescita è diventata esponenziale, passando dai 92mila del 2006 ai quasi 828mila del 2009, non facendo presagire nulla di buono per gli anni a venire e con il rischio concreto che il sindaco che seguirà Francè nel 2012, potrebbe trovarsi in una situazione contabile poco piacevole. Osserviamo, infatti, come nella tabella 17 sono rappresentate le risorse che negli anni sono venute a mancare alle riscossioni.


Nel 2006 e 2007 gli unici titoli che hanno prodotto residui sono stati TARSU ed entrate non meglio specificate legate alle attività della Segreteria generale. Come è evidente, quest’ultime hanno subito una notevole crescita nel 2009, superando gli 82mila €, mentre negli anni precedenti, pur avendo un andamento oscillante, si sono mantenute su valori contenuti. Il fenomeno preoccupante ha riguardato invece la TARSU. A partire dal 2007 è stata costante su valori compresi tra i 270mila € e scarsi 300mila, facendo pensare ad un’evasione ormai sistematica della tassa da parte di un nucleo ben assestato di contribuenti. Nel 2008 la situazione è addirittura peggiorata, e i cattivi pagatori sono aumentati. L’ICI, invece, ha prodotto residui attivi per 111mila € nel 2008 e 92mila € nel 2009, nonostante fino ad allora non fosse stata mai evasa. Non dimentichiamo, però, che in quegli anni sono accaduti almeno tre avvenimenti di rilievo: l’imposta è stata abolita per la prima casa dal governo nazionale; una crisi economica profonda che ha prodotto problemi di liquidità; a Canosa è aumentata per i terreni agricoli in Contrada S. Giorgio, diventate aree edificabili per decreto.
Il 2008 e il 2009 (non ci aspettiamo di meglio dal 2010) sono stati autentici anni orribili per le casse comunali. A mancare all’appello si sono aggiunti i diritti sulle pubbliche affissioni, a causa, probabilmente, del fallimento della società concessionaria, il buco lasciato è di 82mila €. Piange anche un introito superiore ai 400mila €, nei due anni e ancora in attesa di essere riscosso, di entrate extratributarie legate a non ben precisati beni diversi (probabilmente le royalty per le discariche di Contrada Tufarelle). Ma non solo. Si avvia un pericoloso trend anche per l’imposta comunale sulla pubblicità – evasa per 27mila € nel 2008, 89mila € nel 2009 ed ancora tra i residui attivi nel 2010 per 184mila € - e per la gestione dei fabbricati, che produce sofferenze per 94mila € nel 2009 e 130mila € nel 2010. Si innesca un fenomeno, non sappiamo quanto controllabile, per entrate extratributarie legate a proventi diversi: mancano all’appello 31mila € del 2009 che diventano 481mila € nel 2010. Insomma, una situazione assolutamente da tener d’occhio che al di là dei proclami di buona gestione spacciati dal nostro sindaco, non lascia intuire nulla di buono per il futuro se non si interviene per correggere il trend. E’ chiaro che i compiti di un buon assessore alle finanze dovrebbero essere quelli di prestare particolare attenzione a determinati parametri - entrate tributarie ed extratributarie - ora che con i chiari di luna che si prospettano a livello generale e con le conseguenti riduzioni di trasferimenti dallo Stato centrale che definire paventati è un eufemismo, il rischio che i Comuni debbano ricorrere in maniera più massiccia alla tassazione diretta è sempre più una certezza.

Osserviamo ora come i residui attivi si ripercuotono sulla capacità di spesa dell’Ente. Nella tabella 13 sono mostrate le voci di sofferenza di terzi verso il Comune di Canosa, evidenziate troviamo quelle più consistenti.

Ad essere particolarmente penalizzate sono le prestazioni di servizi e i trasferimenti, insieme costituiscono più dell’ottanta percento dei residui passivi. Si tratta di attività svolte da terzi per il Comune o aiuti economici da versare rimasti nelle casse comunali. Da un’ulteriore disanima si scopre che la metà delle prestazioni non pagate e dei trasferimenti non avvenuti riguardano il settore dell’assistenza: 2.071.393,30 €, incidenza del 47,26% per le prestazioni; 799.564,81 €, 53,88% di incidenza per trasferimenti. Dato politico di una certa rilevanza, questo, che mostra chiaramente quali siano le priorità per le amministrazioni di destra, visto che a farne le spese sono sempre le categorie più deboli.


La ripartizione dei residui passivi in base alla loro anzianità è analoga a quella dei residui attivi (tabella 16), con il grosso concentrato negli ultimi cinque anni, e anche in questo caso la sofferenza si impenna negli ultimi esercizi.


Nella tabella 18 è visibile quanto già evidenziato in precedenza, ovvero i settori in cui le sofferenze incidono maggiormente sono l’assistenza per 2.879.810,09 €, lo smaltimento rifiuti (545.625,51 €) e non ben precisate spese della segreteria generale, che da innumerevoli anni accumula residui passivi mai dichiarati insussistenti, fino a raggiungere la ragguardevole cifra di 990.237,33 €. Dalle relazioni dei revisori contabili non sembrano suonare campanelli di allarme, la situazione per loro non è meritevole di particolare attenzione, anzi in quella allegata al bilancio previsionale del 2011 si sostiene che non esistono rischi di inesigibilità e non si fa una grinza se il Comune accantona nel fondo di svalutazione dei residui attivi la somma, speriamo non anacronistica, di 5.000 €.

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 15/12/2012 h 19:55:45
Modificato il 15/12/2012 h 20:02:40

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