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Cartelle pazze 2

Nel giro di pochi mesi si rischia una doppia rivolta fiscale per via di cartelle esattoriali inattese e per certi versi esagerate, creando un serio imbarazzo nell’Amministrazione comunale.

In questi giorni, il dott. Sabatino, commercialista e consigliere comunale di minoranza, è davvero arrabbiato, tanto da affidare ad un post apparso sulla pagina Facebook “Partiamo dal basso” tutta la sua indignazione per un episodio di cui suo malgrado è stato protagonista: la seduta andata deserta del consiglio comunale del 4 gennaio 2014 per rinuncia deliberata (si presume) della maggioranza che regge l’attuale amministrazione La Salvia.
Detto così, potrebbe apparire un episodio come altri, un fatto di “normale” amministrazione, anche se l’assenza in massa di una parte importante del Consiglio lascia comunque presagire l’esistenza di un problema. Ed il problema non è affatto di poco conto se si considera il punto più caldo che sarebbe stato discusso: la famigerata tassa sulla pubblicità.
Già prima di Natale era apparso su “La Gazzetta del Mezzogiorno” un articolo che descriveva e denunciava la rabbia di circa 400 commercianti canosini che si erano visti recapitare una discreta messe di cartelle esattoriali cosiddette pazze, in cui si addebitavano ai suddetti gli oneri propri della tassa (ma forse sarebbe meglio definirla imposta) e tutto un corollario non affatto indifferente di sanzioni per ritardato pagamento (quindi gli interessi di mora), dichiarazione infedele e via enumerando.
Da ciò la protesta, per l’esosità della richiesta ma anche per la metodologia seguita dall’AIPA (la concessionaria per la pubblicità e le affissioni subentrata alla GESTOR, autrice di un buco di tutto rispetto nei conti del Comune) nella rilevazione degli spazi pubblicitari dei singoli esercizi. E poi – sostengono i commercianti – nessuno era stato chiaro con loro quando si son visti piombare quei signori, con macchina fotografica al seguito, in negozio. Tutti avevano pensato a nulla di particolarmente doloroso, dovevano solo raccogliere informazioni da caricare su un data-base. A distanza di qualche mese si sono resi conto che genere di data-base fosse quello, e la rabbia è stata automatica, tanto – raccontano – che quel pomeriggio 4 gennaio a presidiare Palazzo S. Francesco c’era addirittura un drappello di agenti di polizia antisommossa.
Questa la cronaca. Altre sono le considerazioni politiche. Partiamo da un dato che certamente non depone molto bene per l’Amministrazione La Salvia. Le cartelle pazze dell’AIPA sono il secondo fulmine a ciel sereno nel giro di pochi mesi, e tra i due ci sono analogie inquietanti: entrambi riguardano lo stesso ufficio, entrambi hanno una valenza con il passato, entrambi toccano un argomento piuttosto sensibile per i cittadini, specie in tempi procellosi come questi: le tasse.
La domanda è: qual è stato il livello di consapevolezza e di coinvolgimento degli amministratori nei due fatti? L’assessore al bilancio, ad esempio, era informato di quanto stava per accadere all’Ufficio Tributi? E se lo era, era conscio di cosa sarebbe successo dopo la spedizione di quelle cartelle?
Dalle dichiarazioni di esponenti dell’IDV, partito che esprime l’assessore competente, si percepisce, se non un sentimento di rivalsa verso categorie tenute in ottima considerazione fiscale dall’amministrazione precedente, almeno uno di giustizia postuma. Nel caso dell’imposta sulla pubblicità si sottolinea che mai l’ex-sindaco Ventola si era preoccupato di farla pagare, nonostante fosse prevista già da qualche anno. Il vizio delle amministrazioni di centro-destra canosine è risaputo ed in qualche modo se ne hanno ampie dimostrazioni ancora adesso, basta ascoltare i loro interventi in consiglio comunale. In linea di principio preferiscono diluire la tassazione sulla generalità dei cittadini, evitando prese di posizione fastidiose da parte di talune categorie. Di esempi ne abbiamo avuti più di uno: le aliquote IMU e TARES, gli oneri di urbanizzazione tenuti fermi da almeno quattro anni. Ma se da un lato abbiamo politici particolarmente scaltri che pur di confermare il loro consenso, che si traduce inevitabilmente in sempre maggiore potere, si avventurano per strade perigliose con spregio delle indagini eventuali della Corte dei Conti, dall’altro regna spesso e sovente l’ingenuità, lasciando trasecolati i cittadini di sinistra che pur l’attuale amministrazione hanno votato. Abbiamo capito tutti che si perseguono obiettivi onorevoli, se vogliamo, perché è giusto che le tasse siano pagate da tutti per il dovuto. Ci sta pure che di certi principi ci si meni vanto, ma è innegabile che da qui a perorare una cartella pazza ne va. E soprattutto non è chiaro se la difesa è semplicemente di prassi o convinta, perché l’impressione è che ancora una volta si sia finiti gabbati. L’assessore al bilancio sapeva, ad esempio, che da lì a poco sarebbero partite cartelle esattoriali di quell’entità dall’Ufficio Tributi? Se sì avremmo seri dubbi sull’avvedutezza politica dell’assessore. Non essendo stato in grado di prevedere il caos che si è scatenato dopo, ci troveremmo di fronte ad un problema e le dimissioni sarebbero inevitabili; se invece l’assessore non sapeva, si porrebbe un serio problema di autorevolezza, un’operazione così sensibile non può rimanere priva di copertura politica, e non può aver corso se il responsabile politico di quegli uffici non è stato adeguatamente informato. Se fosse così, ci attenderemmo tutti un atto eclatante verso il dirigente o il funzionario di quell’ufficio. Dubito comunque che scorrerà del sangue e credo che alla fine non accadrà assolutamente nulla di cruento. L’assessore rimarrà al suo posto e negli uffici che diffondono cartelle pazze niente cambierà.
Esiste anche un aspetto contabile che ha dei riflessi politici non trascurabili, sia nella vicenda dell’imposta sulla pubblicità che in quella dell’IMU per i terreni di Contrada S. Giorgio. Riguardano la relazione fra accertamenti e bilanci. Si sa che le cartelle trasmesse ai proprietari di terreni in Contrada S. Giorgio erano relativi a mancati pagamenti del 2009, per evitare che finissero prescritti. Fu con sommo stupore che osservai che nei dati dell’ultimo rendiconto approvato non risultavano iscritti residui attivi alla voce ICI per quell’anno. Una inspiegabile incongruenza. Se per residuo attivo si intendono somme accertate ma non ancora riscosse, come è possibile che all’Ufficio Tributi emettono cartelle di pagamento che non trovano il dovuto riscontro in bilanci regolarmente approvati? Secondo qualcuno si è trattato di una linea prudenziale, non se la sono sentita di portare in bilancio partite di ardua riscossione. Spiegazione che francamente convince poco, specie quando poi seguono atti formali come un’ingiunzione di pagamento, pratica che di solito segue un suo iter al temine del quale si potrebbe perfino finire in Tribunale. Sarebbe interessante sapere come la penserebbero i magistrati contabili, visto che come minimo ci troviamo di fronte ad un bilancio poco chiaro, curiosi come siamo di sapere a quale capitolo quelle entrate si attribuiranno.
Discorso diverso per l’imposta sulla pubblicità. Nel bilancio di previsione 2013, da poco approvato, si è previsto di ricavare 100.000 € tondi tondi. I dati sono aggregati e nello specifico è impossibile sapere se in quella somma sono comprese anche le cartelle oggetto delle recenti diatribe. Di per certo possiamo dire che nel rendiconto del 2012 vi erano 83.073 € di accertamenti e soli 8.846,84 € di residui attivi (un valore fisiologico), ma nel previsionale vi erano 100.000 € corretti in 80.000 nell’assestamento. A naso potremmo dire che anche gli accertamenti seguiti ai controlli nei pubblici esercizi per determinare l’area riservata alla pubblicità non sono rientrati nelle previsioni di entrata di quest’anno. Il suo valore sarebbe stato sensibilmente più alto rispetto ai 100.000 che calcolano ogni anno e avrebbe significato che l’amministrazione era al corrente delle cartelle pazze.
L’eventuale crescita imprevista delle entrate potrebbe rappresentare un problema se ciò dovesse produrre un aumento consistente dell’avanzo di amministrazione del 2013, rialimentando le vecchie polemiche.

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 09/01/2014 h 16:43:49
Modificato il 13/01/2014 h 16:46:42

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