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L’incidente probatorio

La Procura di Trani apre un’indagine contro CO.BE.MA. per una discreta messe di capi di imputazione, fra i quali l’inquinamento della falda acquifera anche se precedenti sentenze della Magistratura amministrativa avevano escluso che si potesse determinare così facilmente, data la concentrazione di tre impianti potenzialmente inquinanti.

Non capita di frequente che la Procura della Repubblica di Trani emetta un comunicato stampa per annunciare un incidente probatorio. Lo ha fatto per il caso CO.BE.MA, ovvero la società che ha gestito la prima discarica di Contrada Tufarelle, chiusa da tempo immemore e quindi, per legge, in post gestione. In questi anni se l’erano dimenticato un po’ tutti, fino a quando non è venuto fuori che Contrada Tufarelle era finita in una lista di siti inquinati dell’Unione Europea. Ciò ha chiaramente mosso le acque, tanto che al Comune di Canosa è stato perfino concesso un finanziamento per la messa in sicurezza della discarica e ovviamente ne è scaturita un’indagine della Procura di Trani. Nel comunicato stampa della suddetta è riportato: si tratta, come è noto, di una delle situazioni che, dal punto di vista ambientale, ha generato maggiori preoccupazioni: è da tutti riconosciuto che vi è un’alterazione se non una compromissione di matrici ambientali, ma è risultato semplice in passato individuare i responsabili. Aggiunge l’intera area interessata dall’inquinamento, area che comprende il sito della CO.BE.MA. S.r.l., è stato, peraltro, oggetto della procedura di infrazione comunitaria negli anni 2011-2015, per il mancato rispetto degli obblighi normativi in tema di gestione di discarica di rifiuti. Dall’articolata e complessa attività di indagine, avviata sulla base di due esposti provenienti dalla Regione Puglia e da un gruppo di cittadini, è emerso che quella vasta area in agro di Canosa di Puglia in cui insistono, oltre al sito della CO.BE.MA. S.r.l., più impianti di trattamento di rifiuti, è da anni interessata da ripetuti superamenti delle Concentrazioni di Soglia di Contaminazione (C.S.C.) della falda sottostante. Tali accertamenti, condotti negli anni da Arpa Puglia, hanno indotto la Regione Puglia ad attivare la procedura prevista per la valutazione dei siti contaminati, a tutt’oggi, per cause in corso di valutazione ed approfondimento, non conclusa. Più in là precisa:già le indagini preliminari predisposte ex art. 242 co. 2 D. Lgs. n. 152/2006 dal Comune di Canosa di Puglia nell’anno 2012 a seguito dell’approvazione del Piano di Caratterizzazione da parte della Regione Puglia, rivelavano superamenti significativi del valore del ferro. Tanto basta per far scrivere: nella richiesta di incidente probatorio sono stati contestati ai legali rappresentanti della CO.BE.MA. S.r.l. il reato di inquinamento ambientale di cui all’art. 452 bis c.p, il reato di omessa bonifica ex art. 452 terdecies c.p. in ragione dell’inerzia manifestata a seguito dell’accertato superamento dei limiti di contaminazione.
Nessuno, naturalmente, discute l’azione della Magistratura. E’ sacrosanto che intervenga quando vengono riscontrati reati, soprattutto se di gravità tale da creare forte nocumento alla comunità. Ma ci sono da segnalare alcuni passaggi del comunicato che destano attenzione e lasciano un tantino perplessi.
Quella della CO.BE.MA. è una discarica chiusa molti anni addietro, tanto che già nel 2011 è stata oggetto di una infrazione europea. Ma ciò non ha prodotto la sterilizzazione di Contrada Tufarelle, tutt’altro. Ci sono state invece altre due richieste di ampliamento della discarica Bleu s.r.l., e, nelle carte della Procura, nonostante si riconosca una situazione compromessa dell’area, non figura alcun riferimento a queste. Entrambe le procedure sono finite al Consiglio di Stato, che le ha bocciate. E dire che almeno il secondo procedimento era stato approvato in Conferenza di Servizi.
Tra le motivazioni adottate dal Consiglio di Stato vi era anche la violazione del principio comunitario del chi inquina paga. In sostanza, se una o più discariche sono troppo vicine, diventa difficoltoso, ai limiti dell’impossibilità, determinare con precisione chi sta inquinando. Ma i misteri di Contrada Tufarelle non finiscono qui. Ne parla una lettera aperta della sezione di Canosa di P. di Italia Nostra all’ARPA BAT, in cui si analizzano documenti prodotti negli anni, dai quali si deducono pareri alquanto discordanti sulla cosiddetta direzione di falda, tanto che nella Conferenza di Servizi tenutasi il 26 Marzo 2008 presso il Settore Ecologia della Regione Puglia l’ARPA DAP Bari, OSSERVA che “una criticità riguarda la direzione del flusso di falda, la cui analisi va approfondita come emerge dalle risultanze discordanti delle Relazioni geologiche/idrogeologiche presentate nel 2004 e nel 2006 dalla Bleu s.r.l. Mistero, come mai relazioni redatte da esperti del settore siano così discordanti fra di loro? Assoluta incompetenza, movimenti e cambi di percorso così repentini della falda acquifera da far girare la testa perfino agli esimi esperti, oppure relazioni confezionati alla carta? Di sicuro materia molto interessante per giudici e investigatori. Invece, il comunicato stampa della Procura di Trani sembra misconoscere o non considerare gli aspetti tecnici problematici emersi in sede amministrativa. Certo, c’è l’incidente probatorio e c’è un perito che presenterà la propria relazione, ma da un punto di vista puramente scientifico sconcerterebbe, e di molto, noi semplici spettatori, se il perito della Procura dovesse risolvere in un tempo così breve una questione che al contrario è piuttosto annosa, perché è chiaro che se si vuole accusare CO.BE.MA. di aver inquinato la falda bisognerà esserne pur sicuri, ma se le premesse sono quelle di una concentrazione al di fuori dell’auspicabile di soggetti potenzialmente inquinatori e di una falda di cui non è chiaro come si muova e si sviluppi, diventa difficile sostenere la tesi che l’inquinamento in Contrada Tufarelle abbia un unico responsabile.
C’è in questa vicenda anche un aspetto politico di non trascurabile peso. Se alla fine della fiera dovessero condannare CO.BE.MA. per inquinamento della falda, si chiuderebbe così la questione di Contrada Tufarelle? E che ne sarebbe delle future richieste di autorizzazione di nuove discariche? Verranno tutte respinte perché sito inquinato o, invece, l’aver scoperto e sentenziato chi è l’inquinatore non permetterebbe di fatto ad un qualsiasi magistrato amministrativo di invocare il principio del chi inquina paga? Se qualcuno ha pagato per l’inquinamento di Contrada Tufarelle è di certo chi ha inquinato. Che bisogno c’è di scoprirne altri.



Sabino Saccinto

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Pubblicato il 30/03/2021 h 12:03:08
Modificato il 30/03/2021 h 12:29:24

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