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I fratelli coltelli della sinistra.

“Fino a quando abuserai, Catilina, della nostra pazienza?” Cosimo Pellegrino esce dalla maggioranza. Suicidio politico, follia o mossa ben congegnata in vista della probabile caduta a giugno dell’amministrazione La Salvia?

La sera del 23 marzo si è consumata in vesti ufficiali la rottura della coalizione che sostiene a Canosa il sindaco La Salvia così come era uscita dalle amministrative del 2012. Una parte dei consiglieri IDV (Pellegrino e Metta) hanno abbandonato platealmente la maggioranza e son passati ad occupare gli scranni dal lato opposto della sala consiliare, dove tradizionalmente albergano le forze di destra. Un secondo troncone dell’IDV, rappresentato dalla consigliera Selvarolo e dall’assessore Piscitelli – lealisti per il sindaco, voltagabbana per Pellegrino - hanno compiuto una scelta diversa.
Una situazione alquanto complicata, se vogliamo, in cui scissioni interne ad un partito si sommano a significative spaccature nella coalizione. Termina con questo evento, forse, una prima fase, vissuta alquanto pericolosamente, dell’Amministrazione La Salvia, nata nel 2012, data per morta dopo un anno ma che fra i marosi della politica e delle tendenze suicide della sinistra in generale, di quella canosina in particolare, sta resistendo varcando la soglia dei tre anni di anzianità, quando tutti gliene davano al massimo uno.
Di acqua sotto i ponti ne è passata da allora, e soprattutto sono cambiati quasi radicalmente gli scenari politici, al punto da far apparire quasi anacronistico quello che sta accadendo in questi giorni, in cui a guidare pesantemente la lotta, con l’intenzione dichiarata di far cadere il sindaco, è proprio quel Cosimo Pellegrino che del La Salvia era stato il mentore. L’anacronismo sta nel fatto che oggi l’IDV è un partito di fatto sparito dalla geografia politica nazionale, ma che a Canosa resiste.



Questa rinata verve barricadiera del Pellegrino ricorda tempi migliori, quando il sindaco era Francè e Cosimo era all’opposizione, laddove è sempre stato. Già allora era il tribuno che infiammava le piazze con i suoi comizi al vetriolo e di seguito ne riscuoteva decisamente di più. Oggi, invece, l’IDV ha perso per strada un bel po’ di pezzi e corre un rischio molto serio del quale Pellegrino non sembra avvertirsene: ritrovarsi in una posizione di marginalità nel contesto politico generale e rischiare di diventare il gregario di Francesco Ventola nel tentativo di far cadere la già fragile amministrazione di centrosinistra. Non so se in questi giochi Cosimo abbia un ruolo da protagonista o più semplicemente da comprimario, ma qualche contraddizione nei suoi discorsi, ultimamente sembrano più requisitorie, si scorge. Ad esempio rimprovera al sindaco attuale una sorta di imbarazzante continuità con la vecchia amministrazione Ventola, e cita il caso del San Giorgio Village, ma anche della zona artigianale, degli insediamenti produttivi a Loconia, insomma tutta una serie di provvedimenti avviati da Francè e non portati a termine e che pari pari se li è ritrovati sul groppone il nuovo sindaco. Non è chiaro cosa in alternativa proponga e su cosa si distingua dai due, di fatto pone fine ad un gelo decennale con Francè, suggellato dal gesto plateale della stretta di mano in consiglio, una non alleanza che almeno in apparenza si fonda sul comune interesse di abbattere l’amministrazione in carica.
Il gioco di Cosimo Pellegrino è grossolano, ma è incredibilmente e forse inconsapevolmente funzionale a quello di Francè e ciò per un motivo talmente semplice che lo capirebbe anche un bambino.
Francè non ha alcun interesse al momento a far pressioni sull’amministrazione, almeno fino al primo di giugno, quando si saprà se la sua scalata verso ben più remunerati scranni si sarà conclusa con esito a lui favorevole. Nel frattempo terrà in frigorifero la già debole amministrazione municipale, ridotta ai minimi termini già dopo l’ultimo rimpasto, in crisi seria di assessori e che recentemente ha passato a Piscitelli (già super oberato da altro) una delega fondamentale come quella del Bilancio e dei Tributi.
A questo scenario già di per sé anomalo, si aggiunge una ulteriore stranezza, quella di una forza politica (Canosa futura) che in consiglio comunale è rappresentata da un solo consigliere, il quale a sua volta è candidato alle Regionali in una lista a sostegno di Michele Emiliano, segretario regionale del PD, cioè del partito che nel sostenere La Salvia è magna pars. E qui la cosa diventa addirittura paradossale, perché per effetto di questa strana congiunzione di astri o, se vogliamo, per la proprietà transitiva, Luciano Pio Papagna ed Ernesto La Salvia sarebbero alleati, o quantomeno dovrebbero. Ma così non è. All’ultimo consiglio comunale – almeno fino a quando ho avuto la forza di seguirlo - il Papagna non si è sentito, è rimasto acquattato al suo posto, né si è preoccupato di offrire una sponda o un aiuto al suo teorico alleato, men che meno si è offerto di entrare in maggioranza rimpiazzando i due dell’IDV, né si è mostrato munifico verso una boccheggiante amministrazione con ausili che avrebbero potuto garantire qualche competenza in più. Niente di niente. Appare chiaro a questo punto che il primo giugno qualcosa accadrà e ciò che prevedo non è assolutamente rassicurante per Ernesto, perché quella contrapposizione fra i due maggiorenti - se non della politica, almeno di un certo tipo di consenso conquistato alla loro maniera - ha tutta l’aria di una prova generale di elezioni amministrative. In un contesto politico completamente mutato rispetto a quello del 2012, l’amministrazione La Salvia è un’autentica anomalia, con un sindaco vecchio simpatizzante di SEL e con una compagine consiliare, specie nel Partito Democratico, non assolutamente in linea con il nuovo PD a trazione renziana. Se lo scenario sarà questo, e ho scarsi elementi per ritenere che non lo sia, l’uscita di Pellegrino dalla maggioranza non è un suicidio politico; tutt’altro, è una mossa spregiudicata ma ben congegnata. Un domani potrà rivendicare il merito di essere stato una sorta di testa d’ariete che per tempo ha lavorato per bene ai fianchi il La Salvia, un po’ come fanno nelle corride gli infilatori di banderillas prima che il matador esca a sferrare il colpo di grazia.


Sabino Saccinto

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Pubblicato il 02/04/2015 h 11:35:59
Modificato il 02/04/2015 h 12:49:45

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