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Risposta a Legambiente del WWF


Giorgio Ambrosoli
WWF risponde a Legambiente ed al vice-sindaco Caracciolo in merito all’inceneritore (in fase di autorizzazione) di Contrada Tufarelle.
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Nel nostro post pubblicato su Canosaweb il 2.1.2010 e intitolato ‘INCENERITORE S.OL.VI.C. A TUFARELLE: UN GRANDE POLVERONE, I FATTI’ , avevamo già anticipato che avremmo replicato alle dichiarazioni di Legambiente e del Vice Sindaco Caracciolo.

Nel comunicato stampa del Comitato Regionale Pugliese di Legambiente sull’impianto a biomasse che la S.OL.VI.C. vuole costruire a Tufarelle, si legge che “In vista dell’impianto a biomasse che dovrebbe sorgere a Canosa di Puglia, il circolo di Legambiente, in linea con Legambiente Nazionale e Legambiente Puglia, dice stop alla strumentalizzazione politica dell’ambiente, che non deve essere uno strumento da usare per far cadere o glorificare un’amministrazione”.
Che cosa significa questa dichiarazione? Forse significa che un’associazione ambientalista non deve prendere posizione sulla costruzione e la messa in esercizio di un inceneritore di grossa taglia, alimentato, si fa per dire, da biomasse, solo perché questo impianto è sponsorizzato dall’Amministrazione Ventola?
Per delle associazioni ambientaliste a diffusione nazionale come WWF o Legambiente, che hanno come obiettivo principale la tutela dell’ambiente, non conta il colore politico delle decisioni prese, conta solo se tali decisioni hanno effetti positivi o negativi sull’ambiente.

È innegabile che l’amministrazione Ventola per oltre un anno ha tenuto all’oscuro l’intera cittadinanza sul nuovo progetto di inceneritore presentato dalla S.OL.VI.C. È risaputo che l’amministrazione Ventola è stata tra le più attive nel richiedere alla Regione il ridimensionamento del Parco Regionale dell’Ofanto, con il risultato di escludere l’area di Tufarelle dai confini del Parco e permettendo così che le cave abbandonate diventassero l’eldorado di tutte le iniziative imprenditoriali più impattanti per l’ambiente e nemiche di un’agricoltura di qualità. Nella stessa direzione sono andate le altre iniziative dell’Amministrazione Ventola di attenuazione dei vincoli del Parco Comunale di Tufarelle.

Ricordano gli amici di Legambiente che in occasione della prima Conferenza di servizi sull’inceneritore S.OL.VI.C., convocata il 22 maggio 2008, le Sezioni di Canosa di Legambiente e del WWF produssero congiuntamente un esposto all’Assessorato regionale all’Industria-Settore Energia manifestando la loro più decisa contrarietà alla localizzazione dell’impianto a Tufarelle? In quell’esposto tra l’altro si affermava: “Restano peraltro confermate e rafforzate le preoccupazioni delle scriventi, oltre che di gran parte dell’opinione pubblica canosina, sugli impatti cumulativi che comporterebbe la realizzazione dell’impianto industriale in questione, sia pure alimentato a biomasse vegetali, sull’ambiente di contrada Tufarelle. Tali impatti cumulativi sarebbero aggiuntivi a quelli già causati dalla contemporanea presenza, nella stessa contrada Tufarelle […], delle discariche di rifiuti speciali Bleu e Cobema oltre alla presenza dell’impianto industriale per il trattamento dei liquidi speciali della stessa S.OL.VI.C.”.
A distanza di soli 18 mesi Legambiente non solo ha cambiato idea, ma addirittura vuole delocalizzare sullo stesso sito anche il sansificio e l’altro impianto S.OL.VI.C. presente in via Cerignola. Qual è stata la ragione di questo cambio di posizione?
Forse è dovuto al fatto che la sua ex-Presidente (dott.ssa Lombardi), che tuttora continua a mantenere il ruolo di dirigente regionale di Legambiente, è diventata assessore della Provincia BAT, guidata da Francesco Ventola che, come Sindaco di Canosa, è un convinto sostenitore dell’inceneritore SOLVIC.

Esaminando nel merito il comunicato stampa di Legambiente rileviamo che tutti i dieci punti sulla fattibilità dell’impianto, sono preceduti da un ‘se’ che ha valore di premessa condizionale.
Come si può facilmente verificare, consultando la documentazione disponibile, che le precondizioni poste da Legambiente non esistono, per le seguenti ragioni:

  1. l’impianto è di grosse dimensioni (49,5 MW termici) e l’ipotesi progettuale prevede che sia alimentato da combustibile costituito per il 70% da sansa disoleata e per il 30% da cippato e altri scarti vegetali. Come dimostra la Relazione tecnica dell’ENEA (pag. 5) “le sanse […] non appaiono essere disponibili nelle quantità riportate”, né in loco né nell’ambito regionale, sempre che non si vogliano sacrificare le coltivazioni di pregio, per far posto a coltivazioni di biomasse;
  2. basta leggere le due Relazioni Tecniche, allegate al progetto, per capire che l’impianto è già predisposto per bruciare CDR e combustibili assimilati alle biomasse, tra i quali i fanghi derivati dalla lavorazione dei reflui industriali di cui la S.OL.VI.C. ha enormi depositi in loco. Legambiente sa benissimo che numerose autorità e pure il Consiglio di Stato hanno già autorizzato l’utilizzo di CDR per alimentare gli impianti a biomasse;
  3. la tecnologia proposta, il forno a griglia, non è tecnologicamente la più avanzata, (Cfr. pag. 8 della Relazione Enea);
  4. Legambiente sa benissimo che a livello regionale non esiste una pianificazione degli impianti a biomassa che possa garantire una loro equilibrata distribuzione sul territorio.

Il Vicesindaco Caracciolo molto si è speso in queste settimane per sponsorizzare l’inceneritore, ma egli non ha portato nessun elemento nuovo, utile a chiarire le posizioni dell’Amministrazione Comunale. Anche l’articolo pubblicato sul Boemondo, intitolato “Centrale termoelettrica: facciamo chiarezza” contiene diverse affermazioni meritevoli di precisazione.

Caracciolo afferma testualmente: “Se mi si prospetta […] l’ipotesi di consentire e conseguire la delocalizzazione dell’impianto di trattamento sansa della ditta SOLE e dell’impianto di trattamento delle acque reflue della ditta SOLVIC, da via Cerignola” Ecco, appunto, si parla solo di ipotesi, mentre il progetto dell’inceneritore presentato dalla S.OL.VI.C. alla Regione dal 20 marzo 2007 è una realtà fatta di proposte progettuali concrete.

Chiediamo a Caracciolo: esistono per le delocalizzazioni proposte, dei precisi piani industriali presentati dalle ditte? Piani industriali che prevedano, non solo la volontà di spostare gli impianti, ma che in dettaglio diano notizie sull’entità degli investimenti previsti, che prevedano quanta parte di questi investimenti sarà a carico delle imprese e quanta parte a carico della comunità, infine, piani che contengano notizie sulle caratteristiche progettuali e sulle tempistiche di attuazione dei progetti proposti. A quanto ci risulta non c’è nulla di tutto questo.

Il WWF è favorevole alla delocalizzazione del sansificio SO.LE e degli impianti S.OL.VI.C. di Via Cerignola. Se venisse presentato un piano industriale dotato di tutte le informazioni necessarie, e tutte queste notizie fossero rese pubbliche , il WWF non si sottrarrà al confronto.
Ma il WWF dice con chiarezza, fin da ora, che si opporrà alla delocalizzazione di questi impianti a Tufarelle, perché andrebbero ad aggiungere il loro impatto ambientale a quello degli altri impianti fortemente inquinanti già presenti nella zona e per la cui chiusura la città si sta battendo da molti anni.
Ricordiamo a Caracciolo che nel giugno scorso una Delibera regionale, destinando a parco Zona Tufarelle, prescriveva che: “Le attività esistenti non potranno essere oggetto di ampliamento né potranno essere rilasciate nuove autorizzazioni […] di nuovi impianti in contrasto con le finalità dell’area di interesse ambientale-paesaggistico” Intende per caso l’Amministrazione Comunale violare le direttive emanate dalla Regione?

Nello stesso articolo Caracciolo afferma che “L’impianto di produzione di energia elettrica da biomasse vegetali vergini per circa il 30% e sansa esausta per circa il 70% […] e non potrebbe bruciare altro”. In quale documento Caracciolo ha letto che non potrebbe bruciare altro? Nella Relazione Tecnica datata 5 dicembre 2007, (pag. 3) leggiamo invece che “Per ragioni di elasticità di funzionamento ed adattabilità alle mutevoli condizioni dei combustibili impiegati in quanto a tenore di umidità e contenuto di inerti è stata prescelta la griglia a gradini”. Non per niente, nella stessa Relazione Tecnica ricompare la torre di lavaggio finale per l’eliminazione degli inquinanti acidi, dispositivo specificamente impiegato negli impianti alimentati a CDR.

Anche sulle discariche Caracciolo non dà notizie esatte. Non è vero che il pericolo della terza discarica, la megadiscarica della Blue da 3.800.000 metri cubi, sia stato scongiurato. La Conferenza di servizi è ancora in corso e l’esito non è affatto scontato. Anzi, a settembre scorso il Comune di Canosa, dando seguito ad una transazione del 1999, poi riconfermata nel 2007 tra il Comune e la ditta Bleu, ha dato il suo benestare all’ampliamento sulla particella catastale 12, della discarica già in esercizio.
Proprio la particella 12 nel territorio di Canosa è interessata dal progetto della nuova megadiscarica.
Si sa che le ditte Bleu e Blue fanno capo agli stessi soggetti economici, per cui dando il benestare all’ampliamento sulla 12 alla Bleu si dà il benestare alla nuova discarica in progetto della Blue. È lo stesso espediente del cavallo in cui si nascosero i Greci per distruggere Troia.
Il Comune avrebbe potuto negare il suo benestare all’ampliamento della Bleu sulla particella 12, facendo riferimento alla Delibera regionale che vieta l’ampliamento delle attività esistenti e nuove autorizzazioni di impianti in contrasto con le finalità dell’area di interesse ambientale-paesaggistico . Si è invece scelta la via di andare incontro alle richiesta della Bleu ignorando la prescrizione regionale.
Caracciolo ed il Sindaco Ventola si sentono tranquillizzati delle indagini fin qui svolte dall’ENEA sull’inquinamento di Tufarelle. In realtà l’ENEA non ha svolto fino ad ora nessun tipo di indagine sull’inquinamento di contrada Tufarelle. L’ENEA ha invece redatto, alla luce dei dati documentali messi a sua disposizione, “eterogenei e fortemente contradditori tra di loro” (espressioni usate da ENEA nella relazione), un modello concettuale che “non costituisce attività di monitoraggio ma che […] diviene il documento d’interesse prioritario perché la stessa attività di monitoraggio possa essere pianificata ed avviata”. Gli unici dati disponibili degli ultimi 3 anni, di cui l’ENEA ha potuto valutare, sono stati i dati forniti dalla BLEU relativi a soli 7 pozzi (su 20), i cui valori rientrano nei limiti di legge.
Come si può esprimere un giudizio definitivo, se i dati al controllore (l’ENEA) sono stati forniti dallo stesso controllato (la Blue) e insufficienti sono invece i dati prodotti dalle strutture pubbliche deputate alla tutela, ARPA in testa?

E allora Sindaco Ventola e Vice sindaco Caracciolo c’è una certa differenza tra l’affermare che “le indagini dell’ENEA, pur bisognevoli di ulteriori approfondimenti, ci tranquillizzano affermando che la zona non presenta segni di alterazione da inquinamento” e constatare che l’ENEA ha fino ad ora suggerito solo una metodologia di indagine e che le indagini vere e proprie, se mai ci saranno, sono di là a venire.

Canosa 7 Gennaio 2010

WWF Canosa

Pubblicato il 12.01.10 h 22:54
Modificato il 12.01.10 h 22:54

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