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La strana Unione

L’Unione dei Comuni si è fatta sotto commissariamento. Un atto che per qualcuno è perfino illegittimo, sicuramente discutibile.

Alla fine gli eventi si compiono nelle forme più inattese, sconvolgendo spesso le previsioni e lasciando esterrefatti. In questo blog avevamo riassunto la storia dell’Unione dei Comuni di Andria, Canosa di P., Minervino e Spinazzola dichiarandoci contrari ed esponendo i motivi. Abbiamo appreso che contrariamente a quanto ci auguravamo ed in qualche modo auspicavamo, il commissariamento dell’ARO BAT 2, anziché concludersi con la definizione di una convenzione tra i Comuni, come tra l’altro già era indirizzo della Regione Puglia e attuato in altri ARO, è finito per produrre l’Unione dei Comuni, ad opera del commissario ad acta designato dott. Campobasso, non sappiamo se motu proprio o per illuminazione indiretta.
Poteva farlo? Dovendo considerare razionalmente il fatto direi di no, e ciò per almeno un paio di motivi, di cui il primo è insito nella natura stessa di un commissario ad acta: non può esercitare poteri al di fuori dello stretto ambito per il quale è stato nominato. E’ vero che alla fine si è pronunciato semplicemente su un provvedimento sul quale il Comune di Canosa di Puglia è stato inadempiente, ma l’adozione dello strumento dell’Unione dei Comuni, invece di una semplice convenzione - contemplata per giunta nella legge regionale tra le opzioni possibili - potrebbe creare in futuro qualche problema. Se ammettessimo che il commissario ha agito in perfetta liceità, ci troveremmo di fronte ad una situazione quantomeno paradossale, ovvero l’impossibilità di delegare all’Unione altre funzioni se i Comuni di Andria, Canosa di Puglia, Minervino e Spinazzola lo volessero fare.
Secondo l’art. 19, comma 6 del decreto legge n. 95 del 6 luglio 2012, “l’atto costitutivo e lo statuto dell’Unione sono approvati dai consigli dei comuni partecipanti con le procedure e con la maggioranza richieste per le modifiche statutarie”. Il Consiglio comunale di Canosa non ha approvato lo statuto dei Comuni né ha indicato soluzioni alternative, e in questo senso si è reso inadempiente rispetto alla legge regionale che obbligava a dar corso alle procedure formali per la costituzione degli ARO. Sappiamo benissimo che i poteri di un consiglio possono essere surrogati da un commissario prefettizio quando le amministrazioni sono decadute, o da un commissario ad acta, limitatamente alle funzioni delegate, quando i consigli sono inadempienti rispetto ad una legge o ad un provvedimento emesso da un ente di ordine gerarchico e funzionale superiore.
E’ quello che è accaduto in quest’ultimo caso. Il dott. Campobasso ha agito in ragione di una delibera regionale per costituire l’ARO, ma facendolo non si è reso conto che l’unione dei Comuni ha una valenza ed un carattere più generale rispetto alla semplice gestione dei rifiuti, compiendo di fatto un atto improprio per un commissario che è solo ad acta.
Ma come si è arrivati a questa sorta di pasticcio non so quanto non desiderato? E’ illuminante in questo senso leggere alcuni passaggi di una delibera di Consiglio, la n. 61 del 19 agosto 2013, in particolare l’intervento del consigliere Ventola, nonché presidente in carica della Provincia, dell’assessore Basile e di come la faccenda si è chiusa dopo la sospensione per circa un’ora dei lavori consiliari.
Ventola fa riportare: “se il Comune di Canosa di Puglia non approva il provvedimento in discussione, in sostituzione lo farà un commissario nominato dalla Regione Puglia che approverà il provvedimento”. Forma claudicante a parte, l’affermazione stride con quanto aveva affermato in precedenza sempre in consiglio comunale, quando si era mostrato del tutto incerto sulle eventuali decisioni di un commissario. Ora invece è sicuro che provvederà all’Unione dei Comuni. Posizione più sfumata quella dell’assessore Basile, che pur essendo certo del commissariamento non fa previsioni su come si concluderà. Lo stesso assessore Basile è oggetto di un attacco da parte del Ventola, il quale giunge a preconizzarne le dimissioni: “quale atteggiamento terrà l’assessore all’Ambiente Basile che ha seguito tutta la problematica intorno ai tavoli di concertazione sia con i Comuni interessati che con la stessa Regione Puglia, forse le dimissioni?”. Basile, almeno da assessore all’ambiente, si è poi dimesso, mantenendo la carica di vicesindaco e la delega ai lavori pubblici, ma il vero coup de theatre lo assesta un consigliere PD. Facendo sua una proposta già espressa dal vicesindaco, chiede di ritirare il punto dall’ordine del giorno in attesa di “costituire un tavolo tecnico per fare chiarezza su tutta la problematica”. La discussione termina con un nulla di fatto all’una di notte del 20 agosto 2013. La maggioranza che si era riunita la sera prima per concordare un voto contrario al provvedimento, si ritrova a non aver applicato ciò che essa stessa aveva deciso. In altre parole un gran regalo a Francè, che non solo dell’Unione dei Comuni è stato lo sponsor più puntuto, ma da ora in poi potrà permettersi di sbeffeggiare la maggioranza facendo ricadere su di loro l’onta del commissariamento. Evitato il pericolo maggiore, al resto ci pensa la Regione Puglia, che in meno di venti giorni (un tempo record se si considera il periodo estivo) già approva la delibera di commissariamento dell’ARO BAT 2 per procedere poi sparati per il resto. Il 17 settembre, infatti, il commissario ad acta emette un primo decreto di convocazione dei sindaci delle città interessate, per le ore 11 del 24 settembre 2013. E proprio in quel giorno si decide di costituire l’Unione dei Comuni, atto che verrà poi formalizzato con il decreto commissariale n. 2 del 2 ottobre 2013. Sulla liceità di quel decreto ognuno di noi ha la sua opinione, la mia nel frattempo non è cambiata. Sta di fatto che il commissario fa riportare nella premessa, relativamente alle motivazioni espresse dal Comune di Canosa, che “gli elementi ostativi in ordine all’approvazione del provvedimento su indicato da parte del Comune di Canosa di Puglia risultano di natura tecnico-amministrativa, in riferimento all’interpretazione di quanto disposto dalle normative nazionali in materia di contenimento della spesa pubblica, che ha prodotto il parere negativo della Segretaria Generale e del Consiglio dei Revisori" ; mentre “il Sindaco del Comune di Canosa di Puglia dott. La Salvia Ernesto, nonostante la mancata approvazione del provvedimento su citato, ha espresso la volontà politica del Comune di Canosa di Puglia di aderire all’Unione dei Comuni dell’ARO 2/BT”.
In altre parole, gli impedimenti alla costituzione dell’Unione non sarebbero affatto di natura politica, ma solo ed esclusivamente tecnica, e tanto basta al commissario per sostituirsi integralmente a sindaco e consiglio. Il problema è che mentre per le restanti città le dichiarazioni politiche sono scritte nero su bianco nelle delibere, per Canosa valgono semplicemente le dichiarazioni verbali rilasciate dal Primo Cittadino, il quale non appena ricevuta copia del decreto, quasi le rimanda al mittente. Il 7 ottobre parte dal Comune di Canosa una richiesta di integrazione del decreto commissariale, con il quale dopo non aver escluso a priori la possibilità di aderire ad una forma associativa come l’Unione, fa sapere che ciò “che non ha condiviso la scrivente Amministrazione è lo Statuto, confermando che esso ha generato negli organi predisposti al controllo (Segretario Generale e Collegio dei Revisori dei Conti) il parere negativo", e, aggiungendo qualcosa di inedito e di contraddittorio rispetto a quanto il commissario afferma circa la volontà politica del Comune di Canosa, il sindaco La Salvia scrive: “Si tiene a precisare, inoltre, che lo scrivente, pur condividendo l’Unione dei Comuni, non ha espresso una volontà politica relativamente al citato Statuto né tantomeno può sostituire l’anzidetta volontà a quella del Consiglio Comunale che ha preferito non portarlo in discussione per dissenso”.
Posizione drammaticamente debole del sindaco La Salvia. Cosa vuol dire essere a favore dell’Unione ma non condividerne lo statuto? Lo statuto è il mezzo con cui l’ente si dà forma e sostanza, se non lo si condivide non si può essere a favore di un suo derivato. E poi, si è contrari a tutto lo statuto o a qualche singola parte? Dove è emendabile, se lo è?
Convince poco, tra l’altro, la giustificazione della mancata deliberazione, per dissenso si sostiene. Ma dai verbali della delibera di dissenso se ne vede ben poco. Emerge piuttosto una giustificazione tutta burocratica, per niente politica, che lega l’adesione all’Unione al timore, da parte dei consiglieri, di contravvenire al parere contrario di revisori dei conti e segretario generale. Semmai c’è stato un dissenso palese in Consiglio comunale, è stato tutto del consigliere Ventola (Francè per gli amici) che ha contestato la titubanza del sindaco nell’accettare il provvedimento deliberativo. Come dire dopo il danno la beffa.
Ma in quella comunicazione c’è anche dell’altro. Si fa esplicito riferimento alla “scarsa chiarezza relativamente alla eredità gestionale del nuovo ente”. Frase sibillina che fa pensare che in fondo in fondo anche il sindaco La Salvia tema ciò che si racconta in merito, ovvero che l’Unione servirebbe soprattutto al sindaco Giorgino per scaricarsi un bel po’ di debiti della sua amministrazione cittadina. Ma se il problema è questo basta dirlo, sollevare un problema politico bello serio e gridare forte il proprio “io non ci sto”.

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 05/12/2013 h 16:41:36
Modificato il 11/01/2014 h 04:07:17

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