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Una presidenza val bene una messa


Giorgio Ambrosoli
“Il Campanile” pubblica un pezzo con il quale stigmatizza gli atteggiamenti eccessivi di qualche oppositore in campagna elettorale, gridando all’imbarbarimento della politica e chiedendosi se ne è valsa la pena in termini di consensi. Ma siamo proprio sicuri che sul vincitore di queste elezioni sia possibile apporre un imprimatur etico?
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Abbiamo atteso con ansia l’ultimo numero di “Il Campanile” perché ci attizzava l’idea di come avrebbero commentato le elezioni del primo presidente della Provincia. Personalmente mi aspettavo il corsivo di Eraclio, questo misterioso personaggio che non perde mai l’occasione giusta per animare un po’ le discussioni che altrimenti languirebbero tra infiniti sbadigli. Il commento di Eraclio non è arrivato, in compenso a pag. 4 è stata proprio la redazione del giornale a deliziarci con una chicca che sembra uscita dalla segreteria del PDL.
Il titolo è di quelli psichedelici (“Dalla danza dei Maori alla BAT diocesi”), il sottotitolo alquanto esplicativo (“Le provinciali in filigrana”) non poteva essere diverso, visto il massiccio impiego di risorse economiche in campagna elettorale. In pratica, il Pio Giornale se la prende con chi della politica ama i toni forti, accesi, chi preferisce la cucina messicana a quella, molto più raffinata, francese. Effettivamente qualcuno ha esagerato, ma non mi pare che dalle parti della coalizione politica più vicina alla redazione di “Il Campanile” si sia fatto dell’understatement o usato toni da educande. Probabilmente qualcuno i comizi non li ha seguiti con assoluta obiettività.
Il candidato del PDL, tanto per citare una delle sue tante amenità, ha definito nemici i suoi avversari politici ed il contorno che ne è seguito non si è molto allontanato da quel canovaccio. Ma alla fine, come sostengono in redazione, contano i voti e chi vince. Urlare, denunciare, usare toni da stomaci robusti non ha pagato, tanto vale non farla, la campagna elettorale, o se proprio si insiste, è consigliabile come cura antidepressiva per perdenti indomiti, visto che gli esiti elettorali son sempre gli stessi da qualche anno a questa parte.
Voto di scambio? Roba da dietrologi. Non esiste, amano precisare dall’augusta redazione, e se anche esistesse, non avremmo da far altro che rimanere in attesa degli esiti delle indagini della Magistratura, che, risulta ai ben informati, se ne già sta occupando. A giudicare dalle performance della locale Procura possiamo dire di stare in ottime mani, infatti tutti i reati contro la Pubblica Amministrazione sono sempre stati ampiamente perseguiti, ad iniziare proprio da quelli del primo presidente BAT.
Ma questo non rappresenta un motivo per poterlo ritenere non candidabile, può capitare che qualcuno sbagli, c’è sempre il perdono, a volte peloso, che interviene in queste situazioni e che ci obbliga a sperare sempre e comunque nella redenzione dell’individuo. Non ci insegna questo la morale cattolica? Non siamo mica calvinisti svizzeri e luterani tedeschi che pretendono la perfezione da chi è capo delle loro organizzazioni politiche, sempre pronti a rimandarli a casa, sia che si facciano pagare il conto al ristorante o in albergo da qualcuno di estraneo al loro ufficio, sia che esagerino con il rimborso spese, magari includendo qualche genere di conforto non contemplato tra i fruibili, oppure evadendo le tasse non pagando i contributi per la colf. Non bisogna esagerare con questa retorica demodé della perfetta moralità. Si rischia per davvero che i giovani si allontanino dalla politica, e dove li troviamo altri disposti a passare per le forche caudine o ad esporsi al pubblico ludibrio? E poi smettiamola con questa storia del vademecum della Commissione diocesana per la pastorale sociale. Si tratta del documento di un’altra diocesi, non di quella di Andria. Non ci risulta, precisa la Pia Redazione, che ci sia già una diocesi della BAT, siamo fermi a quella di Andria, ergo certe indicazioni non vanno bene per tutti.
Ma vediamo cosa prevede quel documento. Ebbene, nella seconda parte (la scelta degli eletti) la Commissione riporta al punto 1: Non si possono votare candidati con pendenze giudiziarie penali! Non sfugga il punto esclamativo. Ma non finisce qui, al punto 3 aggiungono: Votare soltanto quei candidati, che dichiarano in modo trasparente la provenienza delle risorse economiche utilizzate in campagna elettorale. Ed al punto 4 si conclude con Non cedere alle lusinghe e alle promesse più o meno interessate, che i candidati dovessero eventualmente propinare agli elettori socialmente e culturalmente più deboli.
Posto così, sembra proprio un documento contra personam – indovinate un po’ chi? – che riesce evidentemente indigesto alla Pia Redazione; parimenti sembra altrettanto in linea con la dottrina sociale della Chiesa e con la morale cristiana. A voler essere nemmeno tanto generosi si potrebbe dire che contiene principi condivisibili dai cattolici e dai cristiani a qualunque latitudine essi si trovino. Perché dunque la Pia Redazione ritiene che non si possano sposare queste tesi e che l’ostentamento di tali dettami non sia compatibile con la diocesi di Andria? Eventualmente dalle parti di Andria, non avendo il vescovo locale diramato un vademecum siffatto, si considera tollerabile, quando non addirittura auspicabile, che al punto 1 i candidati possono aver riportato condanne in primo, secondo e terzo grado di giudizio, nonché avere procedimenti penali in pendenza; al punto 3 che possano anche non dichiarare da dove arrivano i fondi per la loro campagna elettorale e che infine al punto 4 possano approfittare di chi si ritrova in una condizione di difficoltà o di disagio economico o culturale al fine di carpirne il voto.

Pubblicato il 29.06.09 h 14:18
Modificato il 28.10.09 h 00:12

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