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La grande sconfitta


Giorgio Ambrosoli
Il Partito Democratico si infrange ancora contro lo scoglio Ventola, questa volta alla Provincia il Rieletto supera la prova al primo tentativo. E’ tutta forza sua e della coalizione o indirettamente gli avversari lo aiutano con le loro contraddizioni e con la loro insipienza politica? Breve analisi di un disastro annunciato.
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Tanto tuonò che piovve, anzi diluviò. Tempo fa scrissi un post per questo sito in cui stigmatizzavo il comportamento del Partito Democratico in presenza di Ventola che, finito di scaldare i muscoli, già si preparava, con qualche mese di anticipo, ad aprire la campagna elettorale per la presidenza della Sesta Provincia. Il PD era invece ancora ingessato nella ricerca di un candidato capace di sfidarlo. Chi colpisce per primo, colpisce due volte. E così è stato.
Ventola ha colpito ed il PD della BAT è letteralmente affondato, finendo addirittura terzo nella competizione elettorale per il presidente. Una debacle, un’autentica debacle che mette a nudo alcune criticità, mai superate, insorte in questo partito e che ormai si porta dietro come un peccato originale. L’unica consolazione riguarda giusto il fatto che l’altra coalizione (quella di Salerno) non è immune da responsabilità.

Ventola rappresenta davvero un pericolo?

Il tutto nasce da una piccola osservazione. Durante la campagna elettorale, prevalentemente nella parte finale, le due opposizioni si sono ritrovate a cavalcare una tigre che rivelava una contraddizione di fondo nei due concorrenti. Da un canto e dall’altro avevano denunciato, secondo me giustamente, alcuni aspetti poco chiari di quanto stava avvenendo dalle parti della Destra: conflitti di interesse derivati dalla sovrapposizione dei due ruoli (quello di sindaco e di presidente della provincia) che avrebbero potuto determinare lo stato contemporaneo di controllore e controllato; legami poco chiari e non compiutamente dichiarati con gruppi industriali; finanziamenti di dubbia e mai chiarita provenienza. Come mai, allora, per carità di patria, nessuno si preoccupò di creare un fronte, un blocco unico alla deriva democratica ed affaristica? Negli anni “50, quando si pensava che il Partito Comunista rappresentasse un elemento destabilizzatore dell’assetto democratico dello Stato, lo hanno fatto. Perché non sono stati conseguenti anche con Ventola?
Chi conosce la giovane storia del Partito Democratico nella Valle dell’Ofanto ed i suoi rapporti di forza, ne intuisce anche le ragioni, le quali risultano incomprensibili ai più ed, al contrario, molto evidente il salto logico. Quello che i ras del Centro Sinistra hanno difficoltà a capire, è che le idee, spesso anche i proclami ed i grandi annunci, hanno bisogno di una veste adeguata per essere presentati, al contrario sarebbe come andare in tuta da lavoro al matrimonio del proprio migliore amico.
La veste adeguata è quella che è mancata. E’ mancato il tono grave, contrito con cui si mandano i messaggi drammatici alla popolazione. E' mancato il farsi vedere tutti insieme sul palco (Salerno e Pina Marmo) a ribadire le profonde ragioni del voto contrario a Ventola. In mancanza di quest’evento è naturale che tutti abbiano pensato alla solita trovata elettorale del discredito obbligatorio, di cui solitamente si tenta di riempire il candidato più forte quando non ne si riesce ad arginare la portata con normali argomenti. Fin troppo semplice, per qualcuno, indossare i panni della vittima e recitarne la parte. Sarebbe opportuno, forse, che ognuno faccia il proprio mestiere, ai politici si lascia la politica, a magistrati e giornalisti il compito di indagare illeciti e malcostume.

Le cause della sconfitta

Si spera, soprattutto dalle parti del PD, che quest’ennesima, bruciante sconfitta induca a serie e costruttive riflessioni sui motivi di una batosta che assume i contorni di una disfatta e, soprattutto, sugli errori di valutazione interni che sono stati commessi. Il PD è stato ancora tradito da quell’insana teoria dei tempi di Veltroni, e che ormai ha già procurato sconfitte a catena, dell’aspirazione maggioritaria; ovvero creare un partito contenitore che accolga in sé tutte le possibili istanze progressiste della società, in maniera da essere elettoralmente autosufficiente: una sorta di neo DC. Le percentuali ultime, ma anche quelle più recenti, tirano al ribasso queste aspettative e dimostrano, invece, che il PD tende, ad ogni giro, a chiudersi in se stesso ed a diventare una forza marginale, con l’aggravante di non averlo ancora compreso per bene e di comportarsi come se, almeno nella BAT, fosse ancora un partito di maggioranza. Alla Provincia la sconfitta era già fin dall’inizio chiara, tanto che tutti speravano di arrivare al ballottaggio fidando nell’isolamento di Ventola ed in un’alleanza dell’ultimo minuto tra forze di Centro Sinistra. Un tentativo disperato più che uno scientifico calcolo politico. Non sarebbe stato più semplice e più conveniente comprendere da subito i propri oggettivi limiti e cercare un’alleanza con Salerno già al primo turno? Impossibile, secondo alcuni dirigenti, il PD persegue un disegno maggioritario.
Più spaventoso e disarmante è quello che traspare da alcune dichiarazioni informali che circolano negli ambienti democratici. I voti per Ventola sarebbero stati comprati. Non tutti ovviamente, solo quelli dei più disperati e bisognosi, una sorta di ammortizzatore sociale elettorale, un aiutino a chi a fine mese non arriva; un modo come un altro per avallare l’idea che la deriva democratica moderna sia fatta soprattutto di contaminazione economica, che anche il consenso elettorale (ultimo baluardo del diritto di ogni individuo) sia a saldo: vince non chi è più convincente o ragiona meglio, ma semplicemente chi dispone di un miglior budget. Lascia sgomenti che a questa autentica tabe della democrazia moderna, non seguano poi denunce circostanziate, analisi sociologiche, ripensamenti, formule. Il tutto viene vissuto come un fatto inevitabile a cui rassegnarsi.
Ma sarà veramente così? Il nostro mondo è talmente popolato di uomini ai limiti dell’indigenza da accettare un simile baratto? Probabilmente una parte della popolazione si trova in queste condizioni, ma non credo sia questa l’unica spiegazione possibile della sconfitta. Ventola è stato soprattutto votato dall’elettorato tipico della Destra, da quello che è portatore di interessi, ma anche di una cultura di destra oggi dominante. Ciò che i nostri soloni del PD stentano a capire, è proprio questo: la crisi dei democratici, prima ancora che politica, è culturale, nel senso che non è in grado di fornire un modello di analisi della società italiana di oggi, non è in grado di elaborare una critica e di conseguenza non riesce nemmeno a realizzare una sintesi; in parole povere non sa scegliere da che parte stare: se rivendicare i diritti dei lavoratori, se organizzarsi per combattere il precariato o se appoggiare gli interessi degli industriali più “illuminati”.
Che un partito dovesse esprimere una cultura, o quantomeno rifarsi ad essa, lo avevano capito i comunisti tanti anni fa. Tale Antonio Gramsci sosteneva che l’emancipazione dell’operaio, del proletario non poteva non passare attraverso un percorso di crescita culturale. Lo stesso Gramsci riteneva che solo imponendo una cultura egemone, si poteva poi procedere alla trasformazione della società nel senso che i comunisti desideravano. Quella lezione l’ha capita e interiorizzata molto bene Berlusconi (l’assurdo che si sublimizza), tanto da averla attuata. Ma dalle parti del PD si brancola ancora nel buio, nonostante una componente sia di derivazione e storia comunista.
Sugli intellettuali organici è meglio stenderci un velo pietoso, visto che buona parte della società culturale italiana tende a sfuggire al PD o quantomeno a non dimostrarsi attratta, e tutto con buona pace della coscienza di classe; nel PD non è reperibile, al momento, un Antonio Gramsci e manca perfino un modello minimo culturale di riferimento. Non si capisce bene, ad esempio, quale sia la posizione delle diverse sue anime su temi etici fondamentali, e troppo spesso si attende che la linea sia la Chiesa a darla, affossando quell’ultimo baluardo di laicità rivendicato anche dalla tradizione cattolica della DC.
Dei discorsi di Pina Marmo francamente ho sorriso quando ha parlato di turismo religioso a Canosa e di qualche suo contatto con eminenti rappresentanti del Clero locale. Forse dimenticava che Canosa, considerati i suoi precedenti storici, è il luogo meno adatto per il turismo religioso, e che proprio quell’eminente rappresentante del Clero è notoriamente legatissimo al sindaco Ventola, cioè al suo competitor alle Provinciali.

E’ possibile un rimedio?

Come uscirne? Esiste un rimedio? Sicuramente. Solo rimarrebbe da verificare quanto sia percorribile e quanto le dirigenze del partito sappiano accettarlo. Indubbiamente la strada dell’autosufficienza, indicata da Veltroni, è al momento impraticabile e per certi aspetti fallimentare. I risultati elettorali lo dimostrano chiaramente. Il PD superò il 30% nel 2008 anche invocando il voto utile a spese della Sinistra radicale, che scomparve dal Parlamento. Oggi può ritenersi ben contento se raggiunge a mala pena il 26%, e nel giro di un anno gli obiettivi hanno subito una conversione netta. Allora si parlava di tagliare le ali della coalizione, oggi si lotta per non raggiungere quel limite del 22% che qualcuno considera la soglia minima di esistenza.
Dal canto loro cresce l’IDV di Di Pietro e ci sono segni di ripresa anche a sinistra, segno che nel PD sta crescendo il numero dei delusi e che qualcuno già si sta riposizionando. D’altronde non è chiaro quali saranno le scelte future del Partito Democratico, se vorranno prendere in considerazione la corsa al centro, inseguendo, o peggio ancora, alleandosi con l’UDC, o recuperare, come ai tempi di Prodi, il disegno di un’Unione più orientata a sinistra.
Probabilmente entrambe le soluzioni finiranno per creare altri dissapori interni e forse anche qualche emorragia, per ora non è ancora abbastanza chiaro dove siederanno nelle aule di Strasburgo e questo mi sembra molto indicativo del caos e del vuoto dialettico che vige nel partito. Di sicuro, se non si sceglie di fare chiarezza sugli obiettivi, sul modello di società che si ha in mente, a poco possono servire le dichiarazioni del suo Segretario. La gente attende altro e di più concreto.

Pubblicato il 09.06.09 h 13:03
Modificato il 14.07.09 h 23:25

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