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I risultati delle Provinciali 2009


Giorgio Ambrosoli
Tra neo-eletti, trombati e speranzosi primi dei non eletti, ecco la nuova provincia, che nasce già con un primato: il suo presidente è di fatto in attesa di giudizio.
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Papi e la caduta di un mito

I dati delle prime provinciali della BAT sono ormai definitivi e sappiamo anche chi sono gli eletti che occuperanno gli scranni del Consiglio della Sesta Provincia. Non è ancora chiaro dove si riuniranno ed in questo il nuovo presidente dovrà attivarsi non poco. Ovviamente, tutti ci auguriamo che riesca a trovare il tempo sufficiente per varare il nuovo ente prima che arrivi un decreto del famigerato Brunetta che lo annulli di fatto.
Considerato che dalle parti del PDL sono molto sensibili agli esiti elettorali, come ai sondaggi e qualche volta anche agli oroscopi, c’è da giurare che quell’insano provvedimento finirà sepolto tra le scartoffie di qualche sottosegretario. Il Divo Silvio, dopo le ultime votazioni, ha già preso ad esibirsi in un paio di veroniche (non Lario, ma intese come passi di danza): una per il successo della Lega alle Europee, per il quale immantinente non ha aspettato nemmeno un Consiglio dei Ministri per far sapere che il Governo non appoggerà i referendum sul “porcellum” calderoliano; la seconda per l’abolizione delle province, visti gli ultimi risultati elettorali che lo hanno fatto riprendere dal grave stato di depressione in cui era precipitato dopo il fallimento delle sue infallibili profezie sulle Europee.
E sì, perché quello che più ha sconcertato tutti, me compreso, non è stato il risultato del PDL in termini percentuali (sicuramente migliore di quello del PD, dove già stavano preparando le valigie per l’imminente separazione), ma il fatto che Silvio, questa volta, non l’ha proprio azzeccata. Silvio, quando si pronuncia sulla materia che più conosce (il marketing politico), è come il Papa quando parla ex-cathedra, con la differenza che nel secondo caso l’infallibilità è proclamata per dogma, nel caso di Papi, invece, l’infallibilità è dimostrata, e soprattutto temuta dai suoi avversari. Ritenendolo anch’io un mio avversario, è comprensibile il timore reverenziale che provo quando snocciola cifre a gogò. Aveva detto di aver raggiunto e superato il 70% di consenso personale. Ci sembrava che stesse esagerando ma non avevamo elementi per smentirlo. Ha aggiunto che il suo partito (il PDL) avrebbe fatto strame di consensi elettorali, attestandosi tra il 40 e il 45%. Questa volta più di uno ha cominciato a preoccuparsi; quel dato sembrava realistico al punto che già Franceschini urlava al colpo di stato ed indossava l’elmetto. Ma Papi non l’ha azzeccata e per noi è stato un sollievo, lo stesso che si prova quando un invincibile viene sconfitto. E’ caduto un dogma: quello dell’infallibilità di Papi.

I risultati

Ma torniamo a noi ed alle vicende di casa nostra. Il nuovo consiglio, dicevamo. Ebbene, farei una premessa per spiegare quali sono i criteri per i quali i singoli consiglieri risultano poi eletti. Come molti sapranno, il Consiglio provinciale si forma in subordine all’elezione del Presidente, nel senso che al candidato della coalizione vincente viene riservato il 60%, al minimo, dei seggi disponibili. Nel caso della BAT, Francesco Ventola ha vinto con il 51,68% dei suffragi pari a 102593 voti, quindi gli spetta il minimo sindacale previsto, ovvero 18 seggi.
La ripartizione avviene in ragione dei maggiori quozienti tra le liste che hanno sostenuto la sua coalizione. In pratica si tratta di un meccanismo all’apparenza astruso, ma che invece funziona abbastanza bene. La cifra elettorale conseguita da ciascuna lista (cioè quanti voti in tutto hanno ottenuto) viene suddivisa in tante frazioni (chiamate appunto quozienti) quanti sono i seggi disponibili (18 in tal caso), dividendo sempre lo stesso numero (i voti totali di lista) per i numeri da 1 a 18. Si ottengono così 18 quozienti per ogni lista, verranno scelti i maggiori. Questo tipo di calcolo ha fatto in modo che il PDL acquisisse 10 seggi con un quoziente massimo di 44636 ed uno minimo di 4464; la Puglia primo di tutto ne ha presi 4 (quoziente massimo 17929, minimo 4482); la lista Ventola presidente ne prende 3 (quoziente massimo 12605, minimo 4202); e l’Alleanza di Centro ne conquista 1 con quoziente 7163. Tutte le altre son rimaste a bocca asciutta.
I consiglieri spettanti ad ogni lista sono stati scelti sulla base del maggior risultato in termini percentuali all’interno del collegio.
Il PDL conquista 10 seggi, di cui 1 per Canosa, 4 per Andria, 3 per Trani, 1 per Bisceglie e 1 per S. Ferdinando.
La lista del Ministro Fitto, “La Puglia prima di tutto”, dà i suoi maggiori frutti a Bisceglie, dove si ritrova assegnati 3 seggi su 4, l’altro va ad un tranese. Nei mesi scorsi, in vista dei posizionamenti pre-elettorali, abbiamo saputo dell’adesione a tale lista di due importanti personaggi: il sindaco di Bisceglie, Spina, migrato dall’UDC, e quello di S. Ferdinando, Puttilli, eletto con una lista civica in una coalizione di Centro-Destra.
Tre seggi sono stati assegnati alla Lista Ventola, una lista del presidente in cui son finite le sue conquiste personali, fondamentale quella del sindaco di Minervino, Roccotelli, passato alla nuova formazione politica armi e bagagli dopo essere stato eletto con il Partito Democratico. Composita la sua rappresentanza territoriale: Minervino, Andria e Barletta, ognuno con un seggio.
L’Alleanza di Centro (la formazione di Pionati nata da una costola dell’UDC e schierata con il Centro-Destra) ha la sua roccaforte a Canosa, dove conquista un seggio con un perfetto sconosciuto della politica, probabilmente alla sua prima esperienza, addirittura come consigliere provinciale.
Sul fronte dell’opposizione due seggi vanno di diritto ai candidati presidenti Pina Marmo e Francesco Salerno. Della coalizione di Pina Marmo il PD conquista 4 seggi ripartiti tra S. Ferdinando, Minervino, Spinazzola ed Andria; il PRC-PDCI ne prende solo uno a Bisceglie.
Francesco Salerno ha la sua roccaforte a Barletta. La sua lista “La buona politica” conquista qui due seggi, mentre il resto della coalizione si barcamena tra Trani (un seggio per Carlo Laurora, transfuga da Forza Italia all’UDC), uno a Francesco De Feo di Trinitapoli (UDC) e riappare il Partito Socialista che a Margherita con Lodispoto conquista uno scranno che in realtà è una riconferma, trattandosi di un consigliere uscente della Provincia di Foggia.

Arrivano i nostri

Indubbiamente, per i nostri big candidati alle Provinciali non tutto è filato via così liscio. Si possono considerare soddisfatti alcuni, ma la platea dei delusi è quanto mai estesa. Iniziamo dalle fila del Centro-Destra. Se si può considerare una miracolosa sorpresa l’elezione del candidato dell’Alleanza di Centro, Matarrese, nello stesso collegio a soffrire sono in tanti, personaggi affermati della politica locale, già consiglieri di corso non breve che improvvisamente si sono ritrovati trombati più o meno in malo modo. La delusione più cocente l’ha avuta il già consigliere comunale del PD, Basile, che nel collegio Canosa I riponeva forse più di una speranza, anche se la concorrenza era davvero agguerrita. E’ finito al ventesimo posto nella lista del PD, con un bottino di 566 voti ed il 9,91%. Per rientrare nella rosa dei 4 ci sarebbe voluta una percentuale del 15,95 con un quorum di 998 voti. In pratica un’operazione impossibile.
Ma il collegio Canosa I di vittime ne ha mietute più di una. Chi spera ancora in un posto alla Provincia è il consigliere Lovino del PDL. Ha concluso con la migliore performance in assoluto nel collegio, ma in quel pollaio troppi galli si davano battaglia ed i suoi 1448 voti hanno prodotto un 25,36% di risultato relativo. In pratica è finito nel limbo dei non eletti in predicato di ripescaggio. Per giungere al quorum sarebbero bastati altri 116 voti che non ha trovato. Chi può averlo danneggiato tra quelli della sua stessa coalizione? L’elenco è lungo: Serlenga Giuseppe della MPA di voti ne ha presi 163, Domenico Farfalla, della lista Ventola presidente, altri 100. Da quelle parti più di uno avrà motivi per non essere contento.
Ma se Lovino e Basile appartengono alla schiera di quelli che il quorum lo hanno visto sì, ma un po’ da lontano, sono altri, sempre del Canosa I, a doversi mangiare le mani e ingurgitare massicce dosi di tranquillanti per non avere gli incubi notturni.
Prostrati psicologicamente sono Patruno della lista “La Puglia prima di tutto”, e Nadia Landolfi dell’UDC. Condividono la palma degli sfigati, essendo finiti entrambi primi dei non eletti. Patruno non ce l’ha fatta per una manciata di voti (126); Nadia Landolfi, nonostante il grande impegno profuso e supportata da un’equipe di tutto rispetto che non lavorava così alacremente dai tempi del Biancofiore, si è ritrovata con il motore in panne sul finale e con un quorum mancato per 62 voti. Nel primo caso, per la lista dei danneggiatori, si vedano le stesse considerazioni fatte per Lovino, compagno di coalizione di Patruno; Nadia Landolfi avrebbe invece una lunga lista di compagni a cui sottoporre le proprie doglianze, dal Partito dei Pensionati fino ai rinati socialdemocratici. Ma entrambi possono sperare nel ripescaggio. Da alcune voci sembrerebbe che Laurora sia deciso a rinunciare alla carica di consigliere provinciale, in tal caso scatterebbe un seggio per Nadia Landolfi. Patruno potrebbe ritrovarsi condannato ad un limbo indefinito. Il suo passaggio nella lista degli eletti è tutto legato a Ventola ed alla presentazione della squadra di assessori. Se deciderà di accogliere qualcuno degli eletti della lista di Fitto, per Patruno si libererebbe d’ufficio un posto, ma se il Rieletto dovesse ricordarsi del passato e decidere di gustarsi già da ora un anticipo di vendetta, è probabile che il Purgatorio del non eletto per poco potrebbe prolungarsi sine die.
Il collegio Canosa II ha sicuramente riservato una grossa soddisfazione al PDL, infatti si conferma una sorta di record-man l’avv. Di Palma, già primo degli eletti alle Comunali del 2007, ora primo degli eletti alle Provinciali del 2009: un personaggio a cui piace fare le cose in grande. E’ in cima alla lista del PDL con le sue 1908 preferenze. Ma non mancano i delusi o quasi. Tra i politici avviati si segnalano Daniela Travisani, già assessore all’Ambiente al Comune di Canosa, candidata per l’Alleanza di Centro e finita in decima posizione senza alcuna speranza di resurrezione. Non da elezione il risultato di Gianni Quinto, capogruppo del PD al Comune, finito giusto 5 posizioni prima di Basile e con un distacco dal quorum di 276 voti, ma Quinto lo considera comunque un successo personale e per ora si gode il momento.
Interessante è invece la prova della dott.sa Lombardi Carmelinda, Carmen per gli amici, presidente della locale Legambiente, che pur non essendo un politico di professione, pur non avendo il supporto di un partito, semplicemente sfruttando la rete di conoscenze è riuscita in quello in cui noti politici democratici hanno fallito: sfiorare il quorum per 239 voti nel collegio Canosa III e finire prima dei non eletti. Per lei sicuramente Ventola provvederà a darle quell’aiutino che merita.

I delusi

Queste elezioni hanno confermato un dato forse scontato, ma comunque significativo, ovvero la prevalenza della Destra e l’incapacità di fare fronte comune da parte delle forze di sinistra e di centro non allineate. Ventola ha dimostrato una grossa abilità nel tessere le reti di alleanze, segnando punti positivi a suo favore. Aveva già tutto chiaro nella mente che queste elezioni si dovevano vincere al primo turno e non ha esitato a muovere tutti i fili possibili, anche quelli più scabrosi. Se si guardano i valori assoluti, si nota che le elezioni le ha vinte al primo turno per 3335 voti. Il sindaco di Minervino, Roccotelli, passato nella lista di Ventola nonostante sia stato eletto Primo Cittadino con una coalizione di Centro-Sinistra, ha portato un bottino di 1884 voti personali. A S. Ferdinando ed a Bisceglie i rispettivi sindaci hanno aderito alla lista di Fitto senza candidarsi, ma ciò non ha probabilmente escluso che indicazioni di voto in favore della Destra siano arrivate. Dall’altra parte qualcuno invece credeva che le elezioni si sarebbero vinte d’ufficio. Salerno ha puntato tutto su Barletta, dove il risultato è frutto della sua lista personale e dei suoi uomini, l’UDC che l’appoggiava ha mantenuto un po’ ovunque i suoi valori, se si fa eccezione di qualche caso. La delusione più cocente è arrivata da Pina Marmo. Si pensava che la candidatura andriese, opposta a quella barlettana di Salerno, avrebbe prodotto ad Andria un effetto analogo a quello di Barletta facendo leva sull’orgoglio di campanile. Invece è stata proprio Andria ad aver regalato di fatto la vittoria a Ventola. Mentre a Barletta, Salerno faceva registrare un 46,79% dei voti contro il 40,58% di Ventola, causando di fatto un abbattimento della media del candidato del PDL di circa il 3,68%, ad Andria non si registrava lo stesso effetto: Pina Marmo si fermava al 31,67%, mentre Ventola raggiungeva il 54,52%, con un effetto positivo dello 0,95%, rispetto ad uno atteso negativo di almeno il 2%.
Comunque, il margine per Ventola è quello minimo garantito per legge, l’opposizione disporrà di 8 seggi e la variabile Salerno sarà molto importante per valutare la politica di contrasto che si farà nei confronti dell’Amministrazione provinciale. Rimane aperto un dossier, quello sulla nuova discarica di Contrada Tufarelle, che dovrà essere gestito interamente dal Centro-Destra. La Conferenza dei Servizi fu rimandata dalla decaduta giunta Divella a metà giugno, ed a quella data la gestione dell’affaire sarà tutto di destra, quale che sia la provincia che dovrà occuparsene. In più, nel Consiglio della BAT siederanno il sindaco di Canosa, quello di Minervino ed il presidente della Provincia, tre figure istituzionali racchiuse in due persone. Chissà cosa ne verrà.

Pubblicato il 13.06.09 h 23:10
Modificato il 14.07.09 h 18:40

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