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Gli strani conti dell’Ufficio di Piano

Si chiama Ufficio di Piano e si occupa di assistenza sociale. Ma, stando ai numeri del bilancio ed ai dati del PEG, presenta strane anomalie nei conti che, speriamo, vengano verificati.

Che cos’è l’Ufficio di Piano? In poche ma significative parole si può definire come tale tutto ciò che afferisce l’assistenza sociale in un Comune o in un raggruppamento di Comuni. Dipende dalla loro grandezza. Quindi un ufficio piuttosto potente, posto che in regioni disagiate come la nostra, l’assistenza sociale è materia politicamente sensibilissima, specie in periodi storici in cui la crisi economica morde e miete vittime. Ma funziona tutto benissimo all’Ufficio di Piano? A sentire chi bazzica spesso da quelle parti non si direbbe. L’Ufficio di Piano sconta una carenza atavica di personale, nonché un poco appropriato suo utilizzo in rapporto alla professionalità di ciascun operatore, rendendo poco incisiva, ad esempio, l’azione sul territorio. Non è un mistero che i pochi assistenti sociali che ci lavorano, fanno tutto tranne quello che spetterebbe loro per funzione. Ma per tali argomentazioni occorrerebbe un’indagine sul campo molto più approfondita di un semplice sentito dire, magari promossa dalle autorità politiche, che, come si sa, sono organi di indirizzo, ma soprattutto di controllo delle attività dei dirigenti, non certamente da un blogger costretto a lavorare su dati pubblici e certificati. Partiamo proprio da questi per tentare di capire il mistero dei conti del capitolo assistenza del Comune di Canosa.
L’assistenza sociale è, insieme alla raccolta dei rifiuti solidi urbani e al contenzioso, il settore di spesa che assorbe più risorse nel bilancio comunale. Ma sempre insieme al contenzioso è quello che accantona la maggiore quantità di residui passivi, specie per prestazioni di servizio, ovvero impegni non pagati ai fornitori. Teniamo presente che quando si parla di assistenza ci si riferisce esclusivamente all’Ufficio di Piano, che pur essendo considerato un ente a parte rispetto al Comune (Canosa ne è il capofila, ma nella struttura rientrano anche Minervino e Spinazzola) di fatto non gode di un bilancio autonomo, ma rientra in quello comunale. E il guaio è che di residui passivi, l’Ufficio di Piano canosino ne ha davvero tanti. Giusto per fare un esempio: il rendiconto 2012 si è chiuso con un mancato pagamento dei fornitori per 3.219.479,94 €; non consola che a fine 2011 erano 3.342.928,46 €, nel 2012 sono infatti aumentati i residui pregressi non saldati, fino a raggiungere la quota di 2.103.855,92 €.
A tutti verrebbe spontaneo chiedersi, a questo punto, chi saranno gli sfortunati creditori del Comune, e come mai, a parte queste piccole evidenze contabili, riscontrabili solo dagli addetti ai lavori, non abbiano piantato ancora le tende nel piazzale antistante Palazzo S. Francesco o, quantomeno, fatta arrivare una vibratissima protesta via stampa. Anzi, se si prova a chiedere in giro tra coloro i quali presumibilmente dovrebbero essere i creditori, ovvero cooperative per l’assistenza agli anziani o altro, nessuno sembra accampare nulla, tutt’altro, si mostrano addirittura soddisfatti dei pagamenti e della loro frequenza. Un mistero davvero misterioso, difficilmente capita di trovare creditori così poco petulanti e debitori talmente spensierati.
Entriamo nei particolari per avere un quadro il più possibile completo. Il documento pubblico, ovvero non segreto, che fornisce indicazioni più dettagliate sui fondi dei singoli settori e sul loro impiego, è il PEG, che quest’anno è stato approvato con la prima delibera di giunta del 2013. Ho preso in esame tutto ciò che passa per l’Ufficio di Piano relativamente all’ultimo esercizio chiuso, il 2011, ed ho confrontato i dati del PEG con quelli del rendiconto.
Partiamo dalle entrate. Nell’anno 2011 sono stati accertati per il settore dell’assistenza 2.676.068,75 €, provenienti dalla Regione ad alimentare, presumibilmente, il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, il Fondo di Sostegno degli Affitti, il Fondo per i non autosufficienti, il Fondo Nazionale per la Lotta alla Droga, Assegno di Cura e Prima Dote, famiglie numerose, assistenza indiretta alla persona. Sempre sullo stesso capitolo, la Regione ha erogato 248.745,39 € come contributo del fondo nazionale di sostegno accesso abitazioni in locazione, gestito però dalla Ragioneria.
All’Ufficio di Piano sono anche stati assegnati 204.841,96 € da trasferimenti correnti dei Comuni di Minervino e Spinazzola. Il dato disponibile delle riscossioni (presente nel rendiconto che, per sua natura, riporta solo dati aggregati) non è ripartito per i singoli uffici anche se si nota subito che a fine 2011 la Regione Puglia aveva trasferito 2.153.838,18 € sui 2.924.814,14 € attesi; mentre i Comuni avevano conferito al Piano di Zona solo 91.697,36 € di quelli promessi. L’incasso totale di tutte le partite in ingresso ha generato una entrata finale per l’assistenza sociale di 2.247.124,39 € a fronte di accertamenti per 3.153.629,55 €.
Sul fronte delle uscite, per gli asili nido sono stati impegnati soli 63.616,15 €, mentre i capitoli più corposi sono stati quelli delle prestazioni di servizio e dei trasferimenti per i programmi assistenziali finanziati dalla Regione. In totale il Comune di Canosa ha preso impegni per 3.681.563,17 €, quasi mezzo milione in più di quanto trasferito da Regione e Comuni. Ma la stranezza maggiore non sta in questa differenza, quanto in quello che il Comune ha realmente pagato. Se sommiamo le voci relative ai pagamenti effettivi nell’anno, scopriamo che dei 3.681.563,17 € pur non del tutto correttamente preventivati, solo 762.634,07 € sono stati effettivamente versati, con un ammanco di cassa sul bilancio dell’assistenza di 1.484.490,32 €. Dove sono finiti quei soldi e come sono stati utilizzati?
Da questo blog abbiamo già denunciato in passato come il sistema contabile degli enti locali si prestasse ad operazioni poco trasparenti, e come il mancato controllo di certi parametri, quegli stessi che poi vengono riportati come criteri di deficitarietà dell’Ente, poteva altresì permettere di occultare perdite o disavanzi di fatto.
E’ chiaro che non solo le regole di buona tenuta dei conti, ma anche il buonsenso suggeriscono che se un determinato servizio deve essere finanziato con appropriati fondi, al di là degli stretti vincoli imposti o meno, è naturale che tutto ciò che entra, esca poi per i giusti canali, e non solo per mero movimento cartaceo. Abbiamo avuto modo di verificare che, invece, sul capitolo assistenza accade esattamente l’opposto: gli impegni vengono regolarmente registrati sulle giuste poste d’uscita in misura congrua con gli accertamenti, ma tra riscossioni e pagamenti appare evidente una certa discrasia che può solo far pensare ad un dirottamento di liquidità da un capitolo ad un altro, che si traduce, in un settore delicato come l’assistenza sociale, in un danno alle aziende che espletano tali servizi su mandato del Comune (nel caso di prestazioni di servizio) o in nocumento per chi riceve in maniera diretta quelle somme (trasferimenti) in programmi come l’assegno di cura o la dote primi nati. Se dietro queste operazioni ci sono delle scelte politiche, non possono che essere ciniche e scellerate, perché si gioca con la vita di persone deboli e bisognose.
La critica politica si tramuta in sospetto se aggiungiamo ai numeri impietosi e bizzarri, lo stato di apparente tranquillità che si osserva in giro presso i prestatori di servizio, fino a far ipotizzare macchinazioni diaboliche. Chi non può ragionevolmente escludere, a questo punto, che dietro quei numeri ci siano solo trascrizioni contabili e la certezza che mai verranno trasferiti fondi a questi strani quanto ignoti ai più, soggetti, e che il tutto serva solo a mascherare il prelievo abusivo da un capitolo per dirottarlo verso altre destinazioni? Il trucco sarebbe semplice e geniale. Mi arriva una discreta provvista dalla Regione, ad esempio, per l’assistenza sociale. Il denaro finisce in cassa. Prelevo, di quello, una considerevole sommetta per una finalità che non ha nulla a che vedere con l’originale o, magari, ho già degli impegni in conto capitale e li onoro. A quel punto mi rimangono da coprire le spese in uscita per far quadrare i conti. Lo faccio dichiarando l’impegno con una certa ditta o cooperativa complice, costituita di bella posta, che non prenderà assolutamente una lira o poco rispetto al dichiarato, e lo registro tra i residui passivi, non potendo produrre determine di pagamento. Il gioco è fatto. I residui passivi crescono a dismisura, ma nessuno si preoccupa, perché sanno che sono fasulli.
Se osserviamo la dinamica dei residui passivi negli ultimi cinque anni relativamente alle prestazioni di servizio per l’assistenza sociale, rileviamo che erano 680.928,76 € pregressi e non saldati nell’anno 2008, con un residuo totale dichiarato di 1.353.518,20 € nello stesso anno. Nel 2009 son cresciuti entrambi: 735.742,62 € pregressi non saldati e 1.639.626,26 € totali. Nel 2010 non si saldavano residui per 1.064.438,09 €, facendo crescere il monte residui fino a 2.071.393,30 €.
Il 2011 è l’anno dell’apoteosi per i residui totali (3.342.928,46 €), sono sempre in crescita quelli non saldati (1.390.194,37 €), mentre a chiusura 2012 si assiste ad un ridimensionamento dei residui totali (3.219.479,94 €), con la crescita di quelli non saldati negli anni precedenti che si riportano sul groppone per 2.103.855,92 €.
Ad un andamento costantemente in crescita dei residui passivi, fa eco, anche se in maniera non proprio lineare, l’avanzo a favore delle entrate (cioè fondi presumibilmente dirottati verso altri capitoli). Nel 2008 le riscossioni provenienti dagli interventi sull’assistenza erano pari complessivamente a 651.906,71 €, comunque di 183.566,19 € superiori a quelli poi effettivamente pagati in trasferimenti e prestazioni. Quest’ultimo valore sale a 420.190,42 € nel 2009; diventa addirittura negativo per 54.920,78 € nel 2010, per esplodere nel 2011 (1.465.790,32 €). Nel 2012 ritorna verso un valore abituale (342.537,99 €). Complessivamente, nell’ultimo quinquennio si è attinto materialmente dai trasferimenti della Regione per l’assistenza sociale nella misura di 2.357.164,14 €. Questi soldi si sono dispersi in mille rivoli per pagare altro, facendo aumentare di converso i residui passivi.

Della questione ho avuto modo di parlare con il direttore di ragioneria del Comune di Canosa, il dott. Di Biase, e con l’assessore alle politiche sociali dott. Minerva. Ebbene, il dott. Di Biase non si mostra particolarmente preoccupato di questo stato di cose, mentre conferma le nostre supposizioni, ovvero che un avanzo di cassa sul capitolo dell’assistenza sociale è comunque un fatto positivo per l’Ente, in quanto consente di utilizzare quelle liquidità per altro. Sulle cause di tale fenomeno si mostra piuttosto vago, non fornendo risposte precise alla domanda, ma motivi ipotetici che possono averlo cagionato. Ad esempio, alcuni programmi dell’Ufficio di Piano impegnanti risorse che non verranno rilasciate nei tempi consueti di un esercizio finanziario, ma poco per volta, richiedendo tempi piuttosto lunghi (a volte biblici) per l’istruzione delle pratiche, cosicché l’effettiva liquidazione può avvenire anche dopo anni. Non per niente l’assessore riferisce di assegni di cura per persone anziane che sono stati erogati addirittura post mortem. Siamo al paradosso. Come spesso accade in Italia, l’Ufficio di Piano, nato per centralizzare funzioni molto particolari e sensibili per una popolazione anziana e bisognosa nell’ottica dell’efficacia e dell’efficienza, per le cause più svariate, spesso indipendenti dal suo funzionamento, ma legate all’interdipendenza con altri uffici o enti (ad esempio le ASL), si trasforma nel suo opposto; quando si dice l’eterogenesi dei fini. Dovendo dar retta a questa tesi, l’indicazione di numeri strani nei rendiconti sarebbe perfettamente naturale. Occorrerebbe, però, avere maggiore contezza di questo analizzando i singoli atti, ma per quello occorre rivolgersi ai dirigenti dell’Ufficio di Piano e farsi fornire il rendiconto annuale delle loro attività. Ci proveremo.

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 10/10/2013 h 13:51:15
Modificato il 10/10/2013 h 14:46:41

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