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L’ultimo assestamento di bilancio della Giunta Ventola come il finale del lago dei cigni, solo che a rischiare di morire sarà l’ente pubblico, schiacciato da un debito occulto e da un default che è già nelle cose.

Le vicende economiche e finanziarie degli ultimi mesi sono ben note per gli aspetti globali che le hanno riguardate. E’ intuibile, ma non altrettanto documentato, quanto avvenuto nelle singole realtà, grandi o piccole, delle pubbliche amministrazioni, specie in conseguenza delle ultime manovre del precedente governo che hanno ulteriormente tagliato i trasferimenti agli enti locali. Osserviamo, come è ormai nostro solito, alcune delibere in argomento del Consiglio comunale di Canosa.
Il 30 settembre è stata approvata a maggioranza la n. 36 con la quale è stato recepito il nuovo regime di federalismo fiscale fortemente voluto dalla Lega. Per ora la questione si limita semplicemente ai Comuni, non va oltre, ed è probabile che a causa degli ultimi sviluppi, con il Governo Monti e con i leghisti all’opposizione, il processo subisca una buona battuta d’arresto, ma tant’è. Di fatto accade che i Comuni delle Regioni a statuto ordinario vedono modificarsi i trasferimenti statali, non più basati sulla spesa storica, ma avviati verso forme di finanziamento quasi autonomo. Si comincia con la compartecipazione all’IVA, che per il Comune di Canosa viene valutata nella misura di 1.226.047,60 € a cui si aggiungono 4.444.499,15 € del Fondo sperimentale di riequilibrio “al fine di realizzare, in forma progressiva e territorialmente equilibrata, la devoluzione ai comuni dei tributi immobiliari”. Il senso è abbastanza chiaro e non lascia presagire nulla di particolarmente rassicurante per il futuro.
Al momento, ma fino alla loro naturale estinzione, lo Stato si accolla solo le rate dei mutui già in essere, per un contributo previsto di 308.181,92 €. In totale, i trasferimenti saranno, per l’anno in corso, pari a 5.984.034,47 €, costringendo sindaco e assessori ad attingere maggiormente all’utile di amministrazione (234.158,03 € in aggiunta ai già 171.678,21 € destinati, con la prima stesura del previsionale, a far quadrare i conti).
Osservando però l’allegato 1 della delibera, si scopre una bizzarria incompatibile con lo spirito federalistico che la anima. E’ stata cancellata la compartecipazione comunale all’IRPEF (899.752,49 €) che quantomeno aveva il pregio della linearità, sostituita dall’IVA, producendo un’alterazione concettuale. Si è passati, infatti, dal contributo alla propria realtà locale di chi lavora e fabbrica reddito, a quello invece di chi solo consuma, magari in posti diversi da quelli della propria residenza abituale. Una norma che favorirà senz’altro quelle città che vivono di turismo piuttosto che di lavoro. Sono stati rimossi anche i contributi per le funzioni di istruzione pubblica (121.534 €), ma non è chiaro chi la assolverà e con quali fondi. Ma queste son questioni di politica nazionale, osserviamo invece ciò che Francè e compagni combinano con i numeri della gestione economica e finanziaria dell’ente.
Ripartiamo dal rendiconto 2010. I sindaci revisori certificarono un avanzo di amministrazione di 2.022.899,74 €, dichiarando come fondi vincolati 1.204.990,80 € e destinando al finanziamento spese in conto capitale 137.854,43 € e non vincolati i rimanenti 680.054,51 €. Ebbene, dal 28 luglio di acqua sotto i ponti ne è passata e la parte più sorprendente riguarda la crescita dell’avanzo di amministrazione, a causa dei trasferimenti dalla Regione dopo lo sblocco dei fondi FAS o di qualche funzione delegata come quella degli uffici ex-U.M.A. Il risultato è contenuto nella delibera n. 39, dove si cita un avanzo “dell’esercizio finanziario 2010” alquanto misterioso di 1.516.576,40 € e un trasferimento regionale di 919.000 €. Come si sia arrivati a questi numeri non viene riferito espressamente, se non nella evocazione di precedenti provvedimenti da parte dei revisori contabili nella loro relazione di approvazione.




Come al solito non è tutto chiaro, ma quello che conta è l’effetto finale, strabiliante al punto da rasentare l’incredibile. Con una nazione costretta a subire martellanti manovre economiche, con gli enti locali che si lamentano tutti per i tagli di bilancio, l’unico che riesce a salvaguardarlo con numeri tutti in incremento è Francè. Nel tripudio di cifre può perfino capitare che ci sia qualche leggera incomprensione, che qualche dato appaia un tantino maggiorato da qualche parte. Ad esempio, se confrontiamo i 2 allegati alla delibera 39, troviamo che mentre i sindaci revisori riportano nel loro verbale maggiori entrate per 6.637.939,78 € e minori spese per 588.713,12 €, nel prospetto dettagliato prodotto dalla Ragioneria i numeri sono sensibilmente diversi: 9.610.700,91 € di maggiori entrate e 575.375,83 € di minori spese. Una differenza di circa 3 milioni di Euro di cui non è chiara la provenienza.
La chiave politica e, se vogliamo, propagandistica di quest’ultima operazione è in un comunicato stampa del 26 novembre 2011, che al di là dei toni trionfalistici ammette una verità della quale si è preferito sempre tacere: quelli che in bilancio si chiamano residui passivi sono debiti a tutti gli effetti, spesse volte vetusti. Una verità a cui segue immantinente una bugia tipicamente ventoliana. Con l’ottimismo di chi sta vendendo una macchina usata sicuro di rifilare una “sola”, Francè declama: “Si tratta di una scelta politica, forse antielettorale, perché non si è deciso di spendere i soldi dell’avanzo di bilancio per cementificare o realizzare nuove opere, ma per sanare un debito che il Comune aveva accumulato negli anni, che sarebbe altrimenti ulteriormente cresciuto. La prossima Amministrazione non dovrà dunque affrontare debiti pregressi”. Dichiarazioni che fanno il paio con quelle del suo assessore al Bilancio, la sig.ra Marisa Rosa, che con impareggiabile sprezzo del ridicolo sentenzia: “L’Amministrazione comunale ha deciso di utilizzare i soldi dell’avanzo di bilancio dello scorso anno per azzerare quasi completamente il debito che il Comune nei decenni precedenti aveva accumulato nei confronti di spese legali, franchigie assicurative, spese per consumo di energia elettrica per la pubblica illuminazione. Con l’azzeramento del debito sulle spese legali, abbiamo così tolto alla città un peso che altre Amministrazioni hanno creato dagli anni ‘70 in poi”.
Certo l’idea di un Francè ambientalista che a fine mandato riscopre i danni prodotti dal cemento delle palazzine tutte private, autorizzate da solerti funzionari e dirigenti pubblici spesso in variazione ai piani urbanistici, è straniante e divertente al contempo. La realtà dura ed il lascito che dopo due mandati il sindaco ci consegna, è quello di un bilancio ricco di poste pregresse non sanate.
Tra le carte ufficiali, almeno quelle pubblicate, non si parla mai di un debito da sanare con gli avvocati, se non tra le righe, e comunque i residui passivi del Comune, anche nella spesa corrente, sono molto più consistenti di quanto si affermi. E qui è chiaro che una scelta politica è stata operata, soprattutto in aiuto della Segreteria generale. Ci chiediamo se sia del tutto lecita, e ciò per un motivo: è noto (a meno di un repentino ultimo cambio delle leggi che regolano i patti di stabilità) che non è possibile finanziare spese correnti con l’avanzo di amministrazione, ed è indubbio che quelle di cui parla la sig.ra Rosa tali sono. In sostanza si è dato ossigeno ad un capitolo di spesa (prestazione di servizi) con la magnifica cifra di 1.994.887,27 €, che nel previsionale di maggio aveva una dotazione di circa un terzo (620.425,03 €), a fronte di impegni nell’anno 2010 per 927.471,08 € e residui passivi maturati negli anni precedenti per 908.028,32 €. Saranno tutti soldi spesi per avvocati queste prestazioni di servizio ingaggiate dalla Segretaria generale, considerato che il capitolo personale costa addirittura meno (886.067,04 €)? E se la richiesta avanzata da questi valentissimi professionisti dovesse essere emulata da quanti altri attendono da anni pagamenti dal Comune, cosa si dovrebbe inventare Francè per trovare i soldi? E siamo sicuri che le colpe sono tutte delle amministrazioni precedenti?
Le carte, purtroppo per sindaco e assessore, non confermano assolutamente le loro tesi. Già nel precedente post trattammo la questione dei residui passivi, che oggi possiamo chiamare anche debiti in bilancio, e calcolammo che il loro ammontare al 31.12.2010 era pari, per la spesa corrente, a 7.121.988,29 €, quindi sette volte quanto i nostri attuali amministratori riservano con l’assestamento di bilancio alla copertura del solo arretrato per spese legali. Ergo, non è vero che così facendo si sana l’esposizione debitoria verso terzi, ma se ne risolve solo una parte. In realtà, se tutto andrà a buon fine, il futuro sindaco sarà alle prese con un debito superiore ai 6 milioni di Euro che potrà sanare attingendo allo stock di residui attivi (ammesso che siano tutti esigibili) o inventandosi nuove e creative manovre di bilancio. La questione non è di lana caprina e sta venendo oggi a galla in tutta la sua drammaticità. Alcune aziende che hanno lavorato con enti pubblici stanno chiudendo proprio per eccesso di credito e non sappiamo come si porrà la questione se lo Stato vorrà pagare gli arretrati con buoni del Tesoro. Si dovrà ipotizzare un congruo trasferimento aggiuntivo di carta agli enti locali, se si vorrà chiudere la questione una volta per tutte.
Ma Sindaco e assessore non si fermano qui, si spingono a fare accuse ben precise ai predecessori, responsabili, a loro dire, di una situazione finanziaria non facile. Per fortuna che scripta manent. Se infatti prendiamo in considerazione un documento da loro approvato in luglio assieme alla delibera n. 27, scopriamo con somma sorpresa che non è assolutamente provata la responsabilità delle precedenti amministrazioni (intendendo per tali quelle prima all’avvento di Francè, ovvero dal 2002 in giù); per non parlare delle spese legali risalenti addirittura agli anni “70: una bufala colossale. Emerge, invece, una verità differente da quella raccontata: la stragrande maggioranza del debito per prestazioni di servizio della Segreteria Generale, è attribuibile proprio agli anni in cui Francè regnava, dal 2002 in poi. Se dal 1990 al 2001 i residui passivi cumulativamente ammontano a 103.238,18 €, essi diventano 804.790,14 € negli anni dal 2002 al 2010, con una dinamica davvero interessante. Mentre durante il primo quinquennio franceschino non superavano i 18 mila Euro, ad eccezione del solo 2006, anno di grazia in cui schizzano a 101.470,92 €, nel secondo avviene una vera inversione di tendenza, lasciando al solo 2007 la virtù della frugalità (45.050,80 €), ma nemmeno tanto, considerato lo storico. Dal 2008 in poi è l’apoteosi: da 183.407,24 €, ai 260.085,25 € del 2010, passando per i 155.762,28 € del 2009. Dati molto eloquenti, la cui responsabilità è, ironia della sorte, rimandata proprio a coloro i quali si ergono oggi a salvatori della patria e a fustigatori del malgoverno. Inoltre, sarebbero meritevoli di precise e dettagliate giustificazioni le incredibili spese della Segreteria Generale, superiori talvolta a quelle di servizi per i cittadini molto più importanti.
Altra riga interessantissima riguarda l’energia, o meglio tutto ciò che gravita intorno alla pubblica illuminazione. Nell’assestamento di bilancio, infatti, rispetto al previsionale di spesa di 635.656 € approvato a maggio, l’Amministrazione ha caricato un’ulteriore quota in incremento di scarsi 200 mila Euro, portando a 810.656 € la dotazione di spesa finale, sempre per prestazioni di servizio. La stranezza sta nel fatto che il 2010 si era concluso impegnando soli 672.363,80 €, con un residuo marginale (49.367,22 €). Conti in ordine, quindi, che rendono incomprensibile un apprezzamento di spesa così importante, considerato che in passato proprio l’Amministrazione comunale aveva promosso il risparmio energetico introducendo nuove lampade a maggiore efficienza; senza parlare del piano più volte sbandierato di voler dotare gli uffici pubblici di un sistema autonomo di produzione di energia elettrica a pannelli solari. Così come appare poco chiaro quello che sta accadendo sul fronte della gestione dei parchi e dei servizi di tutela ambientale. Negli anni passati il Comune aveva dichiarato, in questo senso, un vero e proprio default promuovendo l’adozione di zone verdi da parte dei privati. Loro avrebbero curato la manutenzione, in cambio ne avrebbero ricavato guadagno attraverso attività economiche associate. A qualcuno sembrò un fatto innovativo, ad altri una dichiarazione di fallimento.
Ebbene, se osserviamo i dati relativi a questo tipo di intervento, scopriamo che nel 2010 l’Ente ha impegnato la misera somma di 27.500 €, pagandone un settimo (4.364,51 €) e lasciando in arretrato sul suo groppone 116.601,20 €. Stranamente aumentano gli impegni di circa 250 mila Euro, portandoli per il 2011 a 286.000 €. Saranno tutti destinati a giardinieri? Nient’affatto. Il guaio lo denunciò tempo fa un ex-assessore della Giunta Ventola e trova conferma nella formula un po’ criptica utilizzata dall’assessore Rosa: franchigie assicurative. Secondo la fonte, il Comune sarebbe scoperto con l’assicurazione per danni a terzi provocati da eventuali cadute di alberi. Sarebbero questi gli arretrati non pagati. Con l’adeguamento ultimo si troverebbero i soldi per coprirsi fino al 2011, dopo sarà compito della giunta subentrante regolarsi.

Se i titoli relativi alle partite correnti sono spesso problematici, quelli in conto capitale, per certi versi, possono addirittura apparire fantasiosi. Uno dei parametri di cui tenere conto nei bilanci è lo scostamento tra previsionale e rendiconto. Più è contenuto, più il bilancio può ritenersi realistico. Bene o male le partite correnti rispettano tale criterio, tutt’altra storia è il conto investimenti. Già il previsionale era di per sé creativo, l’assestamento lo ha arricchito di qualche milione di Euro. Ad esempio, i trasferimenti straordinari dello Stato son cresciuti di oltre 3 milioni di Euro, arrivando a 8.442.788,01, ma nel 2010 questo capitolo è stato chiuso con 850 mila Euro di accertamenti e solo 250 effettivamente riscossi. Anche allora non si lesinò con i grandi numeri nelle previsioni di entrata.
Non solo, anche la Regione Puglia, secondo Francè, dovrebbe scucire sulla stessa voce una barca di soldi, 14.482.232,33 € per la precisione, ma nel 2010 sono arrivati soli 1.223.391,30 € a fronte di un accertamento dieci volte maggiore (12.509.319,61 €). Francè ha l’ardire di spingersi anche oltre, dichiarando di vantare crediti non riscossi per 22.006.532,85 €.
Non mancano i trasferimenti di capitali da altri e non ben precisati enti pubblici. Nel 2010 ne avevano dichiarati 1.100.000 €, rimanendo poi a secco. Quest’anno hanno deciso di far figurare anche i 14 milioni, corretti in 14 milioni e mezzo, della Provincia BAT per il nuovo museo archeologico. Cose da pazzi.
Il capitolo consente di sbizzarrirsi e promettere opere faraoniche di dubbia realizzabilità, tanto questi numeri non fanno parte del patto di stabilità, dove conta invece quello che si riscuote effettivamente e poi si spende. In questo senso sono molto oculati, promettono tanto, ma realizzano pochissimo. Lo dice non un consigliere di opposizione, ma i dati impietosi della relazione dei revisori dei conti: le riscossioni a novembre sono pari a 3.106.000 €, molto al di sotto di quanto preventivato. Il bilancio si chiude a dicembre ed è quantomeno improbabile che in un mese si riesca a far quadrare conti rimasti esangui per un anno.
Significativa in tal senso è una tabella allegata alla delibera n. 16 del 13 maggio dove ritroviamo un po’ tutte le opere finanziate e non realizzate. Se consideriamo solo quelle impegnate nel 2010 con fondi provenienti dalla Regione Puglia, scopriamo che per alcune il piatto è ancora piangente, come per l’intervento di salvaguardia delle pile del Ponte Romano sull’Ofanto (60.000 €); il recupero del ponticello del Canale Lamapopoli (90.000 €); l’ennesimo sprofondamento cavità ipogee (1.000.000 €); le porte del parco fluviale dell’Ofanto: un progetto di cui Dueparole.eu si è già occupato, rientrante in un piano di rigenerazione urbana molto dubbio per come il nostro Comune lo intende. Costo: 1.800.000 €.
Altri, meno urgenti ma più redditizi per le ricadute politiche che ne conseguono, probabilmente sono stati finanziati. E’ il caso dell’ultima invenzione della strana coppia Ventola-Vendola: 600.000 € per la ristrutturazione del Teatro Lembo (così è stato ribattezzato facendo dimenticare che il proprietario vero è un tal D’Ambra che vendendolo al Comune ha ricavato un milione di Euro): un’opera pubblica dal costo complessivo non del tutto quantificato - considerati i BOC sottoscritti - che produrrà una stagione teatrale di nove serate per poco più di 300 fortunati (questa la capienza del teatro), gestite dal Teatro Pubblico Pugliese. Certo, rimettere a posto le pile di un ponte millenario o recuperare un ponticello sarebbe costato molto meno e si sarebbe messa in sicurezza un’opera ben più importante.
Facciamo qualche conto. Quale può essere la priorità per la quale si salva un teatro privato ormai degradato? Un valore artistico tutto da dimostrare? Un valore storico alquanto dubbio? L’idea di offrire un contenitore ad un prodotto culturale? Intanto quest’ultimo scopo poteva essere servito, e meglio, utilizzando il Teatro Skorpion, che è più capiente e bisogna solo pagare l’affitto. Con quello che chiedevano i proprietari, una stagione teatrale sarebbe costata circa diecimila Euro. Si è preferito invece spenderne due milioni per produrre il medesimo risultato con il massimo sforzo, considerato che per ammortizzare quelle somme occorrerà qualche secolo.

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 29/08/2012 h 19:34:45
Modificato il 05/06/2013 h 23:09:47

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