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Ernesto alla prova dei conti

Primo bilancio previsionale della nuova giunta di centro-sinistra e primi guai tra conti che non tornano, tagli considerevoli dei trasferimenti ed una eredità piuttosto insidiosa. Dati da economia di guerra.

Il primo bilancio di previsione della giunta di centro-sinistra che a maggio ha vinto le elezioni comunali a Canosa, non è stato dei più facili, come ampiamente previsto. A parte la particolarità, della quale la giunta non ha nessuna colpa, di un previsionale approvato a fine ottobre – quando si è già alla salvaguardia dei dati di bilancio – ciò che si è deliberato non farà felice nessuno, e i provvedimenti presi sono all’insegna di un rigore terribilmente montiano; d’altronde non potrebbe essere diversamente, constatato che a dettare le danze è il governo centrale.
Qualche giorno fa, girava un documento non classificato che già dava l’idea di quel che sarebbe stato il dopo. Oltre alla famigerata lettera della Bleu s.r.l. arrivata con straordinario tempismo, la mazzata più forte era rappresentata da una riduzione dei trasferimenti statali per 1.337.000 euro, una botta micidiale per bilanci costruiti faticosamente sul centesimo.
Nella seduta di giunta di giovedì 11 ottobre si è dato corpo e conferma a quanto si paventava, approvando uno schema di bilancio previsionale da sottoporre al Consiglio comunale del 23 ottobre ed una serie di altri provvedimenti combinati, tra i quali la conferma delle tariffe COSAP (tassa sull’occupazione del suolo pubblico), dell’ imposta comunale sulla pubblicità , della TARSU (tassa sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani).
Le note dolenti sono arrivate sull’ IRPEF di spettanza comunale passata dallo 0,4% allo 0,8%, e sull’ IMU , lasciata al minimo per la prima casa e per le costruzioni rurali per uso strumentale e passata al massimo per le restanti fattispecie (seconde case, aree fabbricabili, terreni agricoli).Il sindaco La Salvia non avrebbe mai voluto trovarsi in una situazione come questa (ha dichiarato), aumentare le tasse non sempre è piacevole, specie in un momento difficile come quello che stiamo attraversando.
Le azioni politiche, e agire sulla leva fiscale indubbiamente lo è, sono sempre ispirate da interesse o ideologia, a volte da tutte e due insieme. Di certo, tassare oltremodo la rendita o la proprietà, salvando solo quella ritenuta strettamente necessaria, è un atto di sinistra. Colpire i redditi da lavoro, incrementando il cuneo fiscale, non lo è. Tassare le aree edificabili, assestando un colpo alla proprietà ed alla speculazione, è di sinistra; gravare con l’IMU sulle proprietà agrarie, mazzolando contemporaneamente latifondisti, aziende e piccoli coltivatori, non è completamente una politica desiderabile per la sinistra, o forse è semplicemente anacronistico, considerata la difficoltà in cui versa l’agricoltura. Lasciare inalterata la tassa sull’occupazione del suolo pubblico o sulle affissioni può essere giustificabile con la preoccupazione di non scoraggiare talune attività produttive; ma è indubbio che alcune di esse potranno a ben donde dichiararsi graziate, visto che non se la passano proprio malissimo e che qualcosina in più potevano anche lasciarla nelle esangui casse comunali.
Su tutto, come sempre, la necessità di far cassa, far quadrare i conti e rispettare il patto di stabilità, e di fronte a certe evenienze vale sempre la regola aurea che i soldi vanno cercati dove è possibile averne tanti e subito. Questa la teoria, ma siamo proprio sicuri che questo bilancio previsionale sia poi tanto realistico, considerato che tra meno di due mesi si rendiconta? Osserviamo qualche dato, partendo dal fronte più critico, quello delle entrate.
Dal confronto del previsionale 2011 con quello di quest’anno , si riscontra un sostanziale equilibrio nel Titolo III, anche se la diminuzione di circa 400 mila euro è senz’altro significativa. Ciò che invece è evidente, e per certi versi sconcerta, è la differenza nel titolo I tra i due anni: 7.800.198, 29 € contro 13.847.361,56, ovvero circa 6 milioni di euro che si sono spostati dai trasferimenti di Stato e Regione alla tassazione locale. In realtà, la causa di tale cambio di titolo è nei provvedimenti presi nel 2011 per via del federalismo fiscale, quando ai Comuni venne riconosciuta una parte dell’IVA e per compensare le iniziali minori entrate si attivò un fondo che si sarebbe ridotto negli anni.



Rimanendo a quelle che sono le imposte proprie dell’ente locale, dalla tabella 2 se ne ricava che l’imposizione fiscale sui valori immobiliari quasi si raddoppia: fino al 2011 si prevedeva che l’ICI potesse rendere 2.750.000 €, non ignorando che un precedente provvedimento del Governo Berlusconi l’aveva abolita del tutto per la prima casa. Nonostante l’imposta sia mista, quindi non ad esclusivo appannaggio dei Comuni, si è previsto di far entrare nelle casse comunali la considerevole somma di 4.164.985 € sotto forma di IMU, in aggiunta all’operazione sull’IRPEF (più sicura) che raddoppia e dovrebbe consentire di raccogliere 1.600.450 €.
Sulle altre partite si scopre, ad esempio, il quasi azzeramento dell’addizionale comunale sul consumo di energia elettrica (requisita dallo Stato centrale), che pur fruttava quasi 200 mila euro di pronto incasso, e la crescita dei valori della TARSU, che, senza subire ritocchi nella tariffa, passa da quasi 2.900.000 euro a circa 3.200.000 euro, somma destinata a coprire il nuovo e più oneroso appalto. Ma sono realmente congrue ed esigibili queste somme? Per averne un’idea diamo un’occhiata ai dati dell’ultimo consuntivo.
Premettiamo che l’approccio ai bilanci per tappe, trascurando una visione generale, può giocare brutti scherzi e far prendere per oro ciò che invece è miserabile latta. Ad esempio, dell’IMU non esistono stime attendibili, ma la sua parente più prossima (l’ICI) a fine 2011 incassava 1.431.131,21 € a fronte di un accertamento di 2.704.276,74 €, portando il monte residui a 1.561.817,89 €, comprensivi di un incasso non avvenuto negli esercizi precedenti di 288.672,36 €, ragion per cui nel previsionale è stata riportata comunque una riscossione di 295.000 €. Più sereno il panorama dell’IRPEF, dove si incassa quasi tutto quel che si programma.
Preoccupa la TARSU, anche a fronte dei nuovi impegni presi dall’Amministrazione con il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti. L’ultimo rendiconto è stato chiuso con un accertamento di 3.119.399,57 €, molto prossimo al preventivo di quest’anno. Ma le riscossioni sono state quasi la metà: 1.591.979,93 €. Si potrebbe ipotizzare un recupero in corso d’anno, ma purtroppo il trend storico segnala che a fine 2011 si era già scoperti per 1.130.412,24 € rispetto al credito già maturato negli anni precedenti. Morale della favola, il 2012 è iniziato con uno stock di residui attivi di 2.657.831,88 €, di cui più della metà potrebbero trasformarsi in crediti di dubbia esigibilità.
Da chiarire è invece la voce relativa ai tributi speciali, in particolare l’intervento “0120”, ovvero quanto il Comune riceve dallo Stato dopo il federalismo fiscale. Le previsioni indicano una cifra piuttosto importante: 4.279.626,18 €, di poco inferiore a quella accertata nel 2011. Peccato che lo Stato si mostri piuttosto pigro nel mantenere i suoi impegni, e così nel 2011 giungono a destinazione solo 2.962.703,13 €; dei restanti non si sa cosa ne sarà, se saranno giudicati inesigibili e cancellati dal conto residui, o trasferiti al Comune.

Se il Titolo I darà qualche dispiacere ai canosini, la colpa è sicuramente del Titolo II , un autentico bagno di sangue, se si osservano le riduzioni imposte dai governi regionale e centrale. I trasferimenti diretti dello Stato a carattere generale sono passati dai 5.003.422,94 € del previsionale 2011, agli spiccioli del 2012: 305.927,40 €.
La Regione Puglia non è da meno, penalizzando oltremodo il settore degli aiuti nel sociale: 1.494.172,42 € nel 2011, appena 415.391,47 nel 2012, in più la stessa si mostra ritardataria nei pagamenti. Il 2011 si è concluso, infatti, con riscossioni per 2.153.838,18 € a fronte di impegni per 2.924.814,14 €, con uno stock di crediti cresciuto e pari , tenuto conto del pregresso, a 1.011.045,35 €. Nel bilancio previsionale i residui non intervengono quasi mai, essendo eredità non sempre gradita degli esercizi precedenti, ma è chiaro che non possono essere trascurati se non si vuol perdere il controllo della situazione e trovarsi, di fatto, con le casse vuote; un rischio sempre incombente quando l’economia ristagna e le manovre si affidano alle capacità sempre più ridotte dei contribuenti di farvi fronte. Viene spontaneo chiedersi se non sia più corretto tagliare le spese, piuttosto che ripianare le entrate. Secondo una certa scuola economica, è preferibile aumentare le tasse piuttosto che ridurre i servizi. Ovviamente bisogna tener conto delle condizioni generali dell’economia, in quanto una pressione fiscale sempre più forte nei confronti dei ceti medi può finire col renderla insopportabile, al punto da spingere una parte di loro a chiedere sussidi per vivere. In questo modo il sistema si squilibra e diventa impossibile non tagliare i servizi. La domanda a questo punto potrebbe essere: dov’è il limite al di là del quale uno stato sociale cessa di essere economicamente sopportabile? Non è facile rispondere, specie se prima non si eliminano le incrostazioni che alimentano le inefficienze, o, peggio ancora, la corruzione che alligna in tutti i sistemi di spesa. Viene spontaneo chiedersi quanto sia stato fatto a tal proposito dalla nuova amministrazione. Se ammettessimo che una percentuale di spreco è sempre presente nella spesa e volessimo valutarla quantitativamente, dovremmo riconoscere che i dati relativi al bilancio sono impietosi: la spesa corrente, osservata in forma aggregata, è rimasta più o meno quella, come dimostra la tabella 4 , con un risparmio di soli 89.600,59 € su un dato complessivo superiore ai 17 milioni di euro.
Se l’idea guida fosse stata quella di una riduzione dei costi, di scelte non ve ne sarebbero state molte. Un buon 80% della spesa è assorbita dai settori: personale (5.729.125,32 €), in aumento nelle previsioni di 50.589,62 €; dai trasferimenti, che in questo esercizio hanno subito una buona sforbiciata (da 1.840.757,35 del 2011 a 1.256.634,09 del 2012); dalle prestazioni di servizio, in aumento di 388.622,06 €, con un attestaggio finale a 8.552.020,03 €, poco meno del 50% della spesa totale. Novità assoluta, ed in un qualche modo preoccupante, è la presenza di 300.000 € nel fondo di svalutazione crediti, legati al fallimento della GESTOR.
E’ evidente che i margini di manovra non sono tanti, alcuni tagli sono già stati fatti, le spese per il personale sono incomprimibili, considerato anche che i dipendenti pubblici hanno i contratti bloccati ormai da anni. Dove si può incidere, ed in qualche modo si deve, è la spesa per prestazioni di servizi.
In questi anni l’ideologia liberista dominante è stata sempre favorevole alla privatizzazione dei servizi pubblici, e questa tesi a Canosa è stata convintamente sposata dalla destra franceschina. Sotto certi aspetti ha evitato alcuni guai legati all’inefficienza e al clientelismo onnipresente nel pubblico; sotto altri ha trasformato gli enti locali in mere stazioni appaltanti, prive, spesso, della capacità e della cultura del controllo, con il risultato di aver creato autentici potentati economici non meno inefficienti e più resistenti alle innovazioni. Il dato di un costo che è quasi doppio rispetto a quanto il Comune spende per il suo personale, è molto eloquente e qualche riflessione la induce, nonché il comportamento di taluni (per lo più dirigenti) evasivo nel fornire dati essenziali per un’amministrazione al fine di compiere scelte magari difficili ma comunque legittime. Con l’aiuto della tabella 5 osserviamo le voci più significative in questo senso.
A fornitori terzi ricorrono un po’ tutti gli uffici. Anche i compensi degli amministratori e dei consiglieri rientrano in questa fattispecie: 191.019,15 € è il costo previsto per quest’anno. L’Ufficio di gestione delle entrate e dei servizi tributari ne impegnerà un po’ meno (140.200 €), ma ha un arretrato non da poco sul groppone. Nel 2011 riportò nel rendiconto impegni per 108.900 € pagandone solo 27.939,37 e incrementando lo stock di arretrati non evasi fino a 288.184,86 €. Cosa ci abbiano fatto con quei soldi e chi siano i titolari del debito non è noto, né è desumibile dal bilancio, che riporta dati aggregati senza permettere al cittadino di rendersi conto delle finalità ed utilità della spesa. E’ probabile che magari quello è quanto riconosciuto a società o aziende di riscossione dei crediti, ma già dal 2012 Equitalia non lavora più per il Comune, ma nel previsionale è riportata la stessa somma del 2011.
La scarsa trasparenza dei bilanci è un tratto comune a quasi tutti gli uffici, specie quando i costi incidono su questo capitolo di spesa. L’ufficio dei beni demaniali e patrimoniali probabilmente darà lavoro alle imprese di manutenzione delle strade o degli stabili comunali. Quest’anno ha addirittura accresciuto il suo budget: 217.991,41 € contro i 181.349,92 € dell’anno precedente, salvo una correzione nel rendiconto ultimo che ha rivisto al ribasso i valori: 157.986,91 €. In questo caso di residui ve ne sono pochi, quasi nel limite del fisiologico: 32.974,21 €.
Anche l’ufficio anagrafe non scherza con le prestazioni di servizio, e pensare che il comune cittadino lo vede come quello più internalizzato di tutti, dovrebbe occuparsi della nostra registrazione e dell’emissione dei certificati. Dopo aver chiuso un esercizio senza infamia e senza lode con impegni nel 2011 pari a 21.639,25 €, meno del previsto (32.500 €), non si capisce proprio come mai quest’anno il suo fabbisogno abbia raggiunto vette mai toccate prima, addirittura 131.000 €, con crescita della spesa generale dell’ufficio, visto che dal bilancio non è deducibile alcun spostamento di risorse fra i vari capitoli.
Stessa sorte arride ai servizi generali. Dopo aver chiuso il 2011 con una spesa di poco superiore alle previsioni (48.396,67 € contro 47.000 €), quest’anno ha fatto il botto: 148.000 € è l’impegnativa, ma non è chiaro per cosa.
Il settore della Polizia municipale spende normalmente oltre i 300 mila euro. A parte la manutenzione degli automezzi che non può essere eseguita in house, non molti per la verità e tutti di cilindrata ridotta, probabilmente si affidano ad una qualche impresa esterna per la lotta ai trasgressori del Codice della strada (i famigerati autovelox). Quanto costino singolarmente non è noto, ma è sicuro che nel complesso son pesati 315.081,29 € nel 2011 e se ne prevedono altri 301.785,61 € nel 2012. Chapeau.
Sapete quanto spende il Comune di Canosa di P. per accompagnare giornalmente, nove mesi all’anno, i bambini a scuola? Ebbene, per poco più di 200 giorni lavorativi, escluse festività e periodi di vacanza, al netto degli stipendi degli operatori, che sono dipendenti comunali, tra carburanti, riparazioni piccole e grandi, lavaggi e quant’altro, il servizio di trasporto pubblico dei piccoli costa quasi 3 mila euro al giorno, esattamente 551.000 € nel 2011, che diventeranno 571.000 € nel 2012. Addirittura di più di quanto si impegna per il trasporto pubblico locale, caso in cui gli autobus sono più grandi, circolano tutto l’anno da mane a sera, ed il costo del personale è a carico dell’azienda appaltatrice. Ma non mancano anche qui le stranezze. Nel consuntivo 2011, gli impegni presi dal Comune sono stati per 298.813 €, stranamente il previsionale 2012 quasi raddoppia la cifra portandola a 554.579,22 €. Cosa è accaduto? In effetti, se si considera il servizio di trasporto pubblico nel suo insieme, emerge che mentre nel 2011 si è speso tanto per prestazioni di servizio quanto per trasferimenti, nel 2012 la spesa si sbilancia nettamente a favore delle prestazioni, riducendo i trasferimenti da 291.380,71 € a 124.465,20 €, comunque più alta nel complesso, ma di poco.

Fin qui gli spiccioli, o quasi. A farla da padroni sono altri servizi che il Comune eroga e dietro ai quali si celano cifre molto più sostanziose di quelle finora trattate. Partiamo dal più costoso: lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, capitolo tristemente noto per altre vicissitudini. Nel 2011 l’ATO Bari 1 ha bandito una gara di assegnazione del servizio nell’ARO (Ambito Ristretto Ottimale) Canosa-Andria, comprendendo anche la raccolta differenziata porta a porta. A vincerla l’Associazione Temporanea di Imprese Sangalli-Ecolife con risvolti che hanno causato qualche guaio giudiziario a tecnici e amministratori andriesi.
Nell’ultimo rendiconto, il costo del servizio è stato iscritto in bilancio per 3.160.884 €, quasi confermato nel previsionale per 3.213.408,58 €. Da notare una particolarità. Il servizio di smaltimento dei rifiuti si finanzia con la TARSU, tassa che non subirà incrementi individuali quest’anno, ma che, come già detto, ha avuto un gettito reale più basso di quello atteso. Nel 2011 si è riusciti a bonificare i pagamenti arretrati portando il residuo in un ambito accettabile: 58.845,06 €. E’ da verificare se l’arretrato di 332.562,56 € verrà saldato nel 2012.
Croce e delizia del programma La Salvia è la produzione energetica e le sue ricadute sull’illuminazione pubblica. Un capitolo che l’anno scorso ha conosciuto qualche bizzarria. Partiti da un previsionale di 635.656 €, Francè lo ritoccò abbondantemente in fase di assestamento di bilancio, impegnando anche per quello l’avanzo di amministrazione del 2010 aggiungendoci altri 175.000 € e facendo lievitare il costo del servizio a 810.656 €, pagandone solo 598.365,46 € e scaricando tra i residui passivi 212.839,32 €. Secondo alcune voci, l’operazione si giustificò con un potenziamento degli impianti. Oggi si torna all’antico, quando perfino dal governo centrale arrivano per legge inviti al risparmio. Si iscrivono in bilancio 683.620 €, ma di quegli arretrati cosa ne sarà?

E ora i due capitoli meno chiari della precedente gestione. Iniziamo con l’assistenza sociale. Prestazioni di servizio in questo settore vorrà dire cooperative che offrono cura alla persona, magari disabile o particolarmente bisognosa, o che aiutano gli anziani nelle loro faccende domestiche, o quell’altro che ancora non è dato sapere per intero. Il Comune di Canosa dovrà spendere quest’anno 873.929,09 €, ma è una previsione molto ottimistica che potrebbe rivelarsi sballata se diamo un occhio al pregresso. Francè nel 2011 ordinò 1.517.459,80 € come prima cifra da destinarsi al servizio, con il bilancio 2010 chiuso con 1.093.036,11 €. Ad assestamento realizzò che non erano sufficienti e ne aggiunse altri 972.308,55 €, chiudendo con un impegno finale di 2.427.070,30 €. La stranezza sta nel fatto che di quella cifra vertiginosa ne pagò solo 474.336,21 €, alimentando un residuo pregresso non sanato già abbastanza consistente (1.390.194,37 €) ed un arretrato finale di 3.342.928,46 €. Chi siano i titolari di queste somme non ancora diventate debito non è dato sapere. Speriamo che qualcuno se ne occupi.
Se le spese per l’assistenza sociale presentano qualche elemento bizzarro, quelle per la Segreteria generale sono addirittura sospette. Premettiamo che da quanto saputo, su questo capitolo vengono caricate un bel po’ di consulenze, in massima specie di tipo legale. Diventa pertanto del tutto aleatorio prevederne la spesa, dipenderà da quanta gente avrà voglia di far causa al Comune e di quanta necessità avrà il Comune di aprire contenziosi.
Nel 2012 si prevede che verranno spesi non più di 610.809,10 €, un po’ meno di quanto ne furono previsti nel 2011 (620.425,03 €). Ma poi accadde che a novembre furono costretti a correggere quella previsione incrementandola di 1.374.482,24 €, per poi renderla definitiva per 1.838.065,03 € nel consuntivo. All’epoca l’assessore al Bilancio motivò la variazione con il saldo di conti arretrati risalenti addirittura agli anni “70, una circostanza davvero fantasiosa, se non altro per il metodo. Infatti, mi sarei atteso di trovare nell’elenco dei residui passivi spese non pagate a partire da quegli anni, invece tutti i residui maturati fino ad allora appartenevano alla gestione decennale di Francè. La seconda stranezza fu ritrovare nel consuntivo il dato dei residui passivi praticamente intonso, quando invece sarebbe stato logico aspettarsi che venissero scalati. Delle due l’una, o quell’aggiunta corrispondeva ad una nuova spesa mascherata da vecchi arretrati, o gli arretrati effettivamente c’erano, ma fuori bilancio. Il colmo si è avuto dopo, quando in liquidazione sono stati portati soli 467.889,39 €, gravando, questa volta sì, sul conto residui per un totale di 1.911.855,25 €.

Conclusione. Se è stato relativamente semplice per la nuova giunta coprire gli ammanchi con l’aumento dei tributi, prevedo vita difficile nella riduzione delle spese. Eppure il messaggio politico sostenibile che si dovrà dare non potrà prescindere da una razionalizzazione di quest’ultime, nonché dalla ripulitura del bilancio dalle scorie del passato che lo rendono alquanto incerto. Avranno la forza, La Salvia e la sua amministrazione, di compiere questa sorta di miracolo?




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Pubblicato il 22/10/2012 h 14:43:16
Modificato il 12/12/2012 h 11:28:55

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