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Le dimissioni di Tarantini

Fantapolitica vers. 3 Il sindaco di Trani si dimette dalla presidenza dell’ATO Bari 1 per una questione di tariffe: lo smaltimento in discarica dei rifiuti sono gestiti da una sua municipalizzata che batte cassa. La raccolta differenziata che langue, una città ridotta a pattumiera ed il rischio di un’emergenza rifiuti in piena estate.
Fantapolitica vers. 3
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Fantapolitica vers. 3 Abbiamo appreso dai giornali che il 25 maggio, il sindaco di Trani, Tarantini, si è dimesso dall’incarico di presidente dell’ATO Bari 1. Di questo signore, già su questo sito abbiamo diffusamente parlato in passato, ed i frequentatori sanno benissimo che verso il sindaco di Trani, in quanto presidente dell’Ambito Territoriale Ottimale, non abbiamo mai avuto particolari simpatie, visto che, dalla sua nomina, non è stato assolutamente capace di stilare un piano dei rifiuti (atto fondamentale di un ATO che si rispetti); tanto da finire commissariato dalla Regione.
Mi permetto di far notare che da allora nulla si è visto di innovativo in materia. Aggiungo che i contenuti di quel piano furono un mistero allora così come lo sono ancora oggi, e che i rifiuti solidi urbani dell’intera ATO Bari 1 continuano ad essere sversati nelle discariche di Trani, che nel frattempo sono state ampliate.
Quello che sconcerta dell’intera vicenda, è che il sindaco Tarantini non è stato rimosso per manifesta incapacità nel ruolo di presidente dell’ente, che avrebbe, tra le priorità, quella, appunto, di instaurare un ciclo ottimale di alienazione e trasformazione dei rifiuti (a tal proposito ricordo che tra i parametri di calcolo della ecotassa regionale, il non disporre di un inceneritore, o il non accrescere a livelli civili la raccolta differenziata, rende particolarmente esoso tale tributo, pertanto la destinazione finale in discarica è ritenuta la peggiore delle opzioni), ma si è dimesso volontariamente in quanto non veniva riconosciuto all’AMIU sic et standibus un aumento delle tariffe per quintale smaltito.
Una situazione ai limiti del paradosso che non può non far configurare nel Tarantini una sorta di conflitto di interesse istituzionale, proprio perché il sindaco si è ritrovato finora nella condizione di essere il presidente di una cordata di città che avrebbero tutto l’interesse a spendere meno per lo smaltimento, e, al contempo, sindaco della città della quale una municipalizzata (l’AMIU) è l’operatore unico per dette operazioni. E’ chiaro che in un contesto di questo tipo, il Tarantini potrebbe trovarsi funzionalmente nell’avere tutto l’interesse a privilegiare lo smaltimento in discarica piuttosto che il recupero differenziato dei materiali, se non altro per far guadagnare di più alla municipalizzata, accrescere il suo potere economico e - grazie ad essa - aggiustare i bilanci comunali.
E che le motivazioni fossero quelle, lo ammette candidamente quando, rilasciando una dichiarazione, si lascia scappare: “Amiu in questo modo, e cioè con la tariffa bloccata, sarebbe danneggiata dovendo rivedere parti determinanti del suo piano industriale e quindi sarebbe costretta a non crescere, come potrebbe, verrebbe limitata nelle attività proiettate all’innovazione, come dovrebbe e rischia di non rappresentare più uno sbocco occupazionale futuro, come meriterebbe. Come sindaco di Trani non posso permettere che ciò accada”.
Quali sarebbero le attività proiettate all’innovazione non è detto, ma il timore di una riduzione dei margini di guadagno e dell’occupazione è evidente.

Per fortuna Tarantini ci ha pensato da solo a porre fine a questa situazione amletica, non senza lasciarsi andare a minacce, nemmeno tanto velate, destabilizzanti per l’intero ATO. Infatti lo stesso prosegue: “Inoltre, non escludo di intraprendere presto, azioni ancor più clamorose in difesa dei giusti diritti dell’azienda e dei tranesi”. Cosa ci potrebbe essere di più clamoroso non lo dice, ma è chiaro che se la discarica non dovesse essere ampliata ed esaurirsi, la situazione rischierebbe di diventare esplosiva.
Il quantum, ovvero la richiesta di Tarantini, è esplicitata il giorno 26 maggio, ovvero 49 euro a tonnellata invece degli attuali 40,60. Se incrociamo questo dato con quello della Regione Puglia sui quantitativi di rifiuti prodotti in un anno, scopriamo, ad esempio, che nel 2009 la città di Canosa ha conferito in discarica 12.500 tonnellate di materiale indifferenziato, per una spesa di 507.500 Euro. Se dovessero rimanere tali i trend di produzione e confermata la crescita a 49 euro del costo di smaltimento, ci ritroveremmo a pagare 612.500 Euro, il che potrebbe rappresentare un problema per l’Amministrazione Ventola. Francè, infatti, rilascia una dichiarazione alla stampa non priva di qualche incongruenza. Sostiene di aver saputo da alcuni organi di informazione – non specifica quali - delle dimissioni di Tarantini. Ma questo non collimerebbe con la cronaca del giorno precedente, quando si fa sapere che, nell’ambito del consiglio, Canosa ed Andria avrebbero mostrato comprensione verso Trani, avallandone la richiesta. Chi era il misterioso rappresentante di Canosa in seno a quel consiglio? Come mai non ha avvisato per tempo il sindaco, nonché presidente della provincia, visto che lo stesso è stato costretto dopo a consultare fonti alternative per sapere del presidente dell’ATO che si retrocedeva di ruolo?
Inoltre Ventola si mostra estremamente benevolo sull’operato dell’ormai ex-presidente, definendo addirittura esemplare la sua condotta; dimenticando, probabilmente, che il suo collega era stato commissariato qualche mese prima dalla Regione Puglia in merito alla predisposizione del Piano d’Ambito, e che il commissario era stato proprio lui.
A rafforzare le tesi del sindaco Tarantini interviene finanche il suo assessore all’ambiente, Pina Chiarello, la quale non si capisce bene se abbia cognizione delle ATO e di quale sia quella sua di appartenenza. In tutta la sua prolusione parla infatti di ATO Bari 4 e non di Bari 1 (la Bari 4 comprende tutta l’area dei comuni murgiani, che nulla hanno a che vedere con quelli interessati alla sua discarica). Non più comprensibile è quanto dichiara, l’assessora, in termini di raccolta differenziata, bacchettando i comuni poco virtuosi - quelli non molto attivi sul fronte del recupero - che contravvengono (ipse dixit) alla legge. Sulla questione ci sarebbe da parlare diffusamente e si spera che la Regione Puglia si mostri un tantino più puntuta sull’argomento, visto anche che il riconfermato presidente Vendola ha iniziato un corso nuovo molto più spedito e decisionista. Rimarrà da verificare se sarà in grado di mostrare gli attributi anche a sindaci, presidenti degli ATO, presidenti di provincia, così come è stato capace di farlo con il segretario del Partito Democratico, Blasi. Si ricorderà che in passato è stato molto blando nell’applicazione delle determinazioni della Giunta regionale, specie in materia ambientale.
Sta di fatto che lo scandalo della differenziata permane e che non è assolutamente vero che la città di Trani sia poi più virtuosa di altre. Anzi, i suoi valori, nel 2009, l’hanno collocata al terzultimo posto tra le nove dell’ATO Bari 1, con un miserrimo 11,697%. Non può non destare preoccupazione una situazione di questo genere, in cui si rischia quello che qualcuno, nel dicembre 2009, temeva, ovvero un’emergenza rifiuti proprio nel cuore dell’estate.


Pubblicato il 05.06.10 h 23:28
Modificato il 05.06.10 h 23:28

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