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Il combinato disposto


Giorgio Ambrosoli
Due dossier incombono minacciosi sulle Regionali di marzo: l’emergenza rifiuti prossima ventura che la Destra sta massaggiando come un pugile prima del combattimento, e la Sanitopoli pugliese che fra qualche mese tornerà alla ribalta con qualche nuova incriminazione eccellente o rinvio a giudizio. Nel mezzo una lotta senza quartiere tra esponenti del PD per accaparrarsi qualche carica nel partito, ma probabilmente si ritroveranno disarmati di fronte a ciò che sta per avvenire.
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La data per le prossime elezioni regionali è già stata scelta dal Ministero dell’Interno. Si terranno a marzo 2010, e in quell’occasione tutto il Centro-Sinistra pugliese sarà impegnato in uno scontro epocale per poter confermare giunta e presidenza.
Per alcune questioni che attengono direttamente alle politiche nazionali, la Puglia è una regione strategica per vari motivi, ma ne esistono alcuni per i quali la Destra farà di tutto per vincere, e non si tratta solo di mera sete di potere.
Per capirlo ci conviene tornare indietro di qualche mese, ad esattamente quando, in un sabato di settembre del 2009, si è inaugurata l’ultima edizione della Fiera del Levante. A rappresentare il governo di Roma non c’era il Presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi aveva preferito per quel giorno andare a Milano ai funerali di Mike Bongiorno), ma il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, che parlò dopo il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. E, nonostante gli inviti fatti dal governatore pugliese a considerare uno sviluppo armonico e compatibile con le tradizioni ed il rispetto del territorio, Scajola ribadì in maniera ferma quella che era la convinzione ed il programma del governo, da lui rappresentato, per questa regione: turismo, ma soprattutto energia.
L’ipotesi non suscitò particolare scandalo o polemiche, arrivava in risposta ad una serie di iniziative rivendicate da Vendola in materia di energia da fonti rinnovabili, vanto del governatore, che si fregiava del merito di essere riuscito a fare della regione più orientale d’Italia una sorta di campione nazionale. Scajola pronunciava quella frase a cuor leggero e senza battere ciglio, nemmeno davanti a Vendola che, alzando i toni, aveva urlato il suo secco no all’ipotesi, trapelata qualche mese prima, di una centrale nucleare, non ufficializzata, almeno fino a quando non si voterà.
Quella della produzione energetica pugliese è una vecchia incognita. Non esistono enti o fonti ufficiali che si siano mai preoccupati di far sapere, con estrema certezza, quanta energia viene prodotta nella nostra regione, quanta ne viene utilizzata per i nostri bisogni e quanta ceduta con l’immissione sulla rete nazionale. Tempo fa provai a fare una ricerca visitando i siti di enti istituzionali, con scarsi risultati, sembra che sia impossibile avere dati ufficiali sull'argomento. Per vie ufficiose si sa che la Puglia è una delle regioni italiane con maggior surplus energetico, nella migliore delle ipotesi si azzarda che il fabbisogno venga superato dell’ottanta percento, di una quota tale, ad esempio, che potrebbe consentire di spegnere la centrale ENEL altamente inquinante di Brindisi. Ma il governo da quell’orecchio è sordo, e l’ipotesi, se non di un federalismo energetico, almeno di un riequilibrio nella produzione, non è nelle corde dell’attuale coalizione di maggioranza, interessata a quello fiscale, evidentemente per loro più redditizio. Di sicuro, un nuovo governo regionale più orientato a destra e che in Puglia si ritroverebbe sotto il tacco di Fitto, darebbe meno filo da torcere all’establishment romano, rendendo più semplice far passare il progetto di una centrale nucleare che il Berlusca ha già promesso in misura di dieci impianti al suo amico d’Oltralpe. E questa sarebbe già un’ottima ragione per sbaragliare il Centro-sinistra dal governo della Regione.

Altra nota dolente riguarda il traffico dei rifiuti, soprattutto speciali, che da queste parti è particolarmente attivo, anch’esso funzionale agli interessi di una particolare classe imprenditoriale con pochi scrupoli che opera soprattutto nel Centro-Nord.
Tempo fa, Vendola fece approvare una legge regionale che impediva a rifiuti industriali che non fossero prodotti in regione, di poter essere smaltiti nelle discariche pugliesi. Facile immaginare le reazioni delle lobby del settore che impugnarono quel provvedimento davanti alla Consulta. La Corte Costituzionale diede torto al governatore e ragione ai ricorrenti. Quella legge, secondo i giudici, ledeva il principio costituzionale della libera circolazione delle merci. Peccato che i supremi giudici non vollero entrare nei risvolti tecnici del traffico di rifiuti e non considerare che, in realtà, quei materiali erano alquanto particolari e non proprio assimilabili alle merci tout-court, non erano messi in circolazione, ma spostati da un posto all’altro per essere accantonati, con il risultato che una concentrazione eccessiva di quel tipo di sostanze avrebbe minacciato pesantemente un diritto costituzionale forse di maggiore rilevanza: quello alla salute. Ma tant’è.

Esistono quindi ottime ragioni per ritenere che ci sia un interesse di ordine molto pratico ed economico nel voler conquistare il governo della Regione Puglia da parte della Destra. E le grandi manovre sono già iniziate, in un combinato disposto i cui primi risultati li vedremo fra non molto.
Innanzi tutto il PDL ha annunciato in netto anticipo il suo candidato presidente, rispetto alla coalizione di Centro-Sinistra, impegnata in un difficile quanto interminabile congresso. Sembrerebbe che sia stato designato D’Ambruoso. In pratica hanno scelto un magistrato, e le ragioni sono comprensibilissime: si vuole far passare l’dea che la Destra voglia incarnare i valori dell’onestà e del rigore morale, approfittando dei guai giudiziari del Centro-Sinistra, invischiato nello scandalo e nelle inchieste sulla sanità pubblica, e non solo, pugliese.
E l’evolversi delle inchieste potrebbe rivelarsi un’autentica bomba ad orologeria pronta a deflagrare in un qualsiasi momento. Potrebbe accadere perfino che durante la campagna elettorale arrivino avvisi di garanzia, o che venga comunicata la chiusura delle indagini preliminari, o che si compaia davanti al GUP. Tutti eventi devastanti per le forze politiche al governo attualmente.

Alla fine di settembre di quest’anno, è stata diffusa una notizia preoccupante che i giornali si son guardati bene di approfondire o commentare. La discarica di rifiuti solidi urbani di Giovinazzo è stata chiusa per sopraggiunta saturazione. Tale impianto serve il cosiddetto ATO Bari 2 di cui fa parte anche la città di Bari. In pratica circa 100 tonnellate di quotidiana immondizia che non avranno più sbocco.
Degli ATO me ne sono occupato a spanne già in passato, e già in quell’occasione ebbi modo di sottolineare l’inutilità di questi enti che stanno rappresentando il vero fallimento del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Si tratta di organismi spesso impersonali, costituiti da presidenti e consiglieri che solitamente non si riuniscono mai.
Secondo i principi istitutivi, questi organi dovrebbero essere in grado di gestire il ciclo dei rifiuti in piena autonomia, ad oggi si assiste progressivamente alla loro debacle, tanto che puntualmente le discariche di loro competenza vengono chiuse ad intervalli nemmeno tanto brevi, si realizzano ampliamenti di quelle esistenti, accarezzano spesso il sogno proibito degli inceneritori e lavorano per giungere a tale soluzione, nel frattempo dichiarano il default dei loro impianti e si acconciano per trasferire i rifiuti propri nelle discariche altrui. Il canovaccio è noto. Si dichiara lo stato di emergenza preceduto dal silenzio più assoluto (viene meglio); i presidenti della Regione ne prendono atto, qualche volta i più avveduti ne commissariano qualcuno anticipatamente ma nemmeno tanto; dopodiché giunge un decreto urgente, con tanto di firma presidenziale, con il quale si ordina ai sindaci (di solito anche componenti delle ATO) di scaricare i rifiuti in qualche sito ancora mezza vuoto. L’atto di urgenza e di imperio funziona da suggello all’emergenza.
A voler dare un’occhiata alla ATO Bari 2 (tralasciamo per carità di patria quelle della penisola salentina) si ricorda, ad esempio, che il primo sito in cui tutti i Comuni sversavano le loro immondizie, era quello di Bitonto, chiuso dopo anche per iniziativa di un magistrato, il PM Bretone - non nuovo a questo tipo di inchieste - per sospetto inquinamento della falda acquifera sottostante la discarica. Le immondizie finiscono tutte a Giovinazzo (ATO Bari 2). Ora si apprende che Giovinazzzo è satura e che la prossima discarica disponibile sarà quella di Trani (ATO Bari 1). L’ATO Bari 1 a sua volta ha già saturato a fine 2007 la discarica di Andria e conferisce tutto a Trani, ovvero lo stessa che dovrebbe “accogliere” temporaneamente – ma non si sa fino a quando – i rifiuti baresi.
E’ ipotizzabile che fra qualche mese il sistema collassi, aprendo le porte ad una situazione d’emergenza di tipo napoletano, ed è presumibile che tutto ciò accadrà proprio alle porte della prossima campagna elettorale per le Regionali. Ovviamente, nonostante la situazione sia già abbastanza critica adesso, nessuno ne parla e tutti fanno finta di non conoscere il problema.
Qualche giorno fa si è riunito il Consiglio della nuova provincia (la BAT). Il suo presidente, che è anche sindaco di Canosa e commissario straordinario della ATO Bari 1, diventato tale per manifesta incapacità del suo predecessore Tarantini, sindaco di Trani, si è molto dilungato sull’attività che si sta svolgendo per garantire alla BAT un assetto istituzionale e organizzativo degno del nome, e sull’argomento nessuno si è preoccupato di dissentire. La coda polemica è giunta quando qualcuno ha chiesto rassicurazioni e chiarimenti in merito ai rifiuti che arriveranno da Bari. Il presidente Ventola non si è scomposto più di tanto, non ha risposto ed ha fatto sapere che la situazione è sotto controllo.
In realtà di preoccupazioni ce ne sarebbero e non si sa fino a quando si è in grado di controllarla, la situazione, il problema è che tra poco partirà il cancan delle nuove elezioni, e gli argomenti che la Destra presenterà saranno formidabili e pronti ad esplodere a tempo debito: l’inchiesta sulla sanità che non farà sconti a sinistra, e l’emergenza rifiuti prossima ventura.
Nel frattempo nel PD si sta consumando un congresso che lascerà morti e ammazzati sul campo e quando sarà finita la ricreazione delle primarie, è inevitabile che una sorta di tsunami si abbatterà, consegnando su un piatto d’argento la Puglia a Berlusconi, i quale ha un unico problema: resistere in sella fino a marzo.

Pubblicato il 21.10.09 h 14:44
Modificato il 25.11.09 h 14:40

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