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Il commissario 2


Giorgio Ambrosoli
ATO Bari 1 commissariata da Ventola per poter redigere il Piano d’Ambito. Lo fa ad un tavolo a cui partecipa anche l’ENEA. Come mai? Come c’entra l’Ente Nazionale per le Energie Alternative in un contesto dove primariamente si dovrebbe optare per il recupero della materia piuttosto che per la sua ignizione? E perché tanti colpevoli ritardi nell’organizzazione dell’ATO, rimandando sine die il Piano d’Ambito? Tornano gli antichi sospetti, ovvero che qualcuno stia favorendo scientemente, o inconsapevolmente, il crearsi di uno stato d’emergenza che dovrebbe far piazza pulita di tutte le residue opzioni in fatto di smaltimento rifiuti, lasciando campo libero alla sola che la Destra conosce: l’incenerimento.
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Finalmente il nostro sindaco Francé uno e trino (come sindaco, presidente della Provincia, commissario ad acta della ATO Bari 1) ha predisposto il Piano d’Ambito, quello che dovrebbe spiegarci come intende gestire il ciclo dei rifiuti. Lo ha fatto alla sua maniera, ovvero suonando la grancassa, con un comunicato stampa pubblicato sui principali network della BAT il 27 ottobre. Debutta annunciando all’universo mondo che “entro il termine del 30 settembre ultimo scorso è stato predisposto il Piano d’Ambito del Bacino ATO BA/1”, l’annuncio è però arrivato in ritardo di un mese.

Tarantini for president

Procediamo per ordine. Già in precedenza ho avuto modo di parlare in maniera molto critica delle ATO e della loro assoluta incapacità nel risolvere i problemi per i quali sono state costituite. L’idea di disporre di un organismo ad hoc per la gestione dei rifiuti non è sbagliata, solo che da constatazioni di fatto si è avuto modo di verificare che non funzionano.
La data ultima del 30 settembre 2009, al fine di predisporre un piano che con certezza regolasse il settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, è un sintomo molto chiaro di un fallimento e la conferma indiretta sta in una delibera di Giunta regionale: la n. 1542 del 07 agosto 2009. In un excursus di poche righe si racconta una storia che inizia nel 2007, quando le ATO vengono istituite ed il primo presidente è proprio il sindaco di Trani, Tarantini, manco a dirlo di centro-destra, eletto all’unanimità il 24 gennaio 2008 . Ma Tarantini non è solo, viene affiancato nel comitato esecutivo da una discreta batteria di sindaci: Maffei da Barletta, Perrone da Corato, Stragapede da Ruvo e (last but not least) Ventola da Canosa.
Tanto per far capire di che pasta sia fatto il Comitato esecutivo ed il suo presidente, il cronista dell’epoca tiene a precisare che, prima dell’assise, l’allora assessore provinciale Carone aveva presentato il piano provinciale dei rifiuti, e per l’ATO Bari 1 era prevista la “realizzazione, a Trani, di un impianto per il cdr”. Non si specifica se servirà per bruciarlo o per costituirlo.
La conclusione dell’articolo è a dir poco entusiastica, forse troppo: “la giornata di ieri rappresenta un tappa fondamentale nel percorso di autonomia dell’ambito che ha lo scopo di chiudere in maniera autosufficiente il ciclo dei rifiuti”. Non mancano ovviamente i complimenti sperticati, specie dalla parte politica più vicina al sindaco . Il presidente del circolo di AN di Trani, Capone, lo saluta così: “L’elezione all’unanimità del nostro sindaco a presidente del Consorzio Ato Ba/1 è il riconoscimento alla politica seria e responsabile che l’amministrazione comunale sta portando avanti in tema di rifiuti. Tarantini viene sempre più riconosciuto come politico ed amministratore credibile. Alleanza Nazionale non può che gioire per l’ennesima attestazione di stima nei confronti del nostro sindaco e non può che augurargli un buon lavoro. L’auspicio è che finalmente si riesca a portare avanti una seria politica finalizzata a chiudere il ciclo dei rifiuti e a rendere autonomo l’Ato Ba/1”.
Esauriti i convenevoli, Tarantini sparisce dai giornali come presidente ATO per circa un anno, si eclissa. Lo riportano prepotentemente agli onori della cronaca i circoli di Legambiente che fanno capo ai Comuni dell’ATO Bari 1 , con un comunicato stampa del 25 febbraio 2009, a più di un anno, quindi, dal suo augusto insediamento a capo dell’Autorità Ottimale.

L’ATO invisibile

Pietra dello scandalo è la percentuale irrisoria della raccolta differenziata e l’immobilismo di Tarantini, dei sindaci e del comitato esecutivo. La situazione viene definita medievale, Tarantini trattato alla stregua di un Nerone amante dell’incenerimento dei rifiuti, nonché reclamato il Piano d’Ambito per porre fine ad una situazione che ormai si protrae da circa un anno. Non mancano le critiche, dovute, alla gestione regionale. La ecotassa, che doveva già essere in vigore da gennaio del 2009, con la quale si spronano a migliorare i Comuni che riciclano meno e gli ATO che non hanno ancora individuato un unico soggetto per la raccolta dei rifiuti, slitta all’estate dello stesso anno e ciò viene visto come un segno di debolezza e di cedimento verso gli enti meno virtuosi.
Non a caso il comunicato stampa è caduto alla fine di febbraio. In tale mese scade il termine primo entro il quale doveva essere presentato il Piano d’Ambito secondo un protocollo d’intesa siglato il 13 novembre del 2008 tra Regione Puglia, ATO e ANCI Puglia. In quell’occasione la stessa Regione Puglia si era impegnata a fornire, a sue spese, supporto tecnico nella redazione dei documenti, utilizzando personale esperto. Costo previsto: 150,000 euro.
Ma a fine febbraio ancora non se ne sa nulla ed arrivano le diffide. La prima è del 21 aprile 2009 (Delibera di Giunta regionale n. 600), alla quale non fa seguito alcuna risposta. Il Servizio Gestione Rifiuti e Bonifica trasmette una nota (la n. 4358) il 15 luglio. Finisce nel dimenticatoio anche questa. Infine si giunge al commissariamento in agosto. A Ventola viene affidato l’incarico di redigere il Piano d’Ambito , ciò che il presidente, nonostante le reiterate sollecitazioni, non è riuscito a fare. Di certo, la scelta di un membro che è nel Comitato esecutivo della ATO e che di conseguenza condivide parte delle responsabilità, lascia perplessi, ma tant’è.

Tarantini commissariato

L’ufficializzazione giunge il giorno dopo ferragosto, di domenica, almeno questa è la data in cui la stampa la diffonde. Contro Ventola non vengono espresse critiche, anche se tra Tarantini e Ventola non passa tanta differenza in merito a come i due intendono il ciclo dei rifiuti. Le percentuali di differenziata non sono esaltanti in nessuna delle due città e ciò dovrebbe bastare per tracciare un profilo, del nuovo commissario, molto preoccupante in relazione a quello che deciderà.
Chi invece sente il dovere di difendersi dagli attacchi, è Tarantini, che tempestivamente affida a Traniweb la replica al consigliere Ferrante del PD . In pratica precisa quel che già si sa, ovvero che Tarantini non è stato deposto dal suo incarico di presidente dell’ATO, ma più semplicemente accantonato temporaneamente come tale per manifesta incapacità di stilare, nonostante il supporto promesso, il piano. Tornerà a ricoprire il suo ruolo “naturale” quando avrà espiato questo breve periodo di purgatorio. Le motivazioni che adduce sono un tantino strane, nonché poco comprensibile la sua ricostruzione dei fatti. Sostiene, ad esempio, che nel maggio 2009 c’era stato un accordo con i sindaci per nominare due dirigenti (uno tecnico, l’altro amministrativo) che avrebbero avuto l’incarico di predisporre il piano. Accade, però, che il dirigente amministrativo firmi subito il contratto, mentre quello tecnico lo tiene un tantino congelato fino a proporre (due mesi dopo) un lavoro part-time non accettato dal presidente. E siamo a luglio e di piani non se ne parla ancora. In extremis il presidente consulta i tre idonei in graduatoria, riuscendo a convincerne uno, ma ormai è già troppo tardi ed il commissariamento è già cosa fatta.

Le stranezze

Dove sono le stranezze? Innanzi tutto non tornano le date. Tarantini viene eletto presidente dell’ATO a fine gennaio 2008, suo precipuo compito sarebbe stato quello di redigere il piano. La prima scadenza è a febbraio 2009, fino a quella data avrebbe potuto, per farlo, disporre dei tecnici pagati dalla Regione. Ma lui non fa niente, lascia che tutto passi inesorabilmente. Viene diffidato dalla Regione Puglia la prima volta in aprile. Qualcosa si mette in moto. Intanto non potrà più fare riferimento ai tecnici indicati (probabilmente) dalla Regione, indice un concorso e ne sceglie di nuovi. Il tutto avviene a maggio, ad un anno e quattro mesi dalla nomina a presidente ed a due mesi dalla prima scadenza. Con i tecnici non ha vita facile, uno, in particolare, fa storie sul suo contratto. La cosa si trascina per due mesi e siamo in luglio. La Regione trasmette la sua seconda diffida a presentare il piano, ma Tarantini sta ancora cercando il dirigente tecnico, che viene nominato, guarda caso, poco tempo prima del commissariamento.
Non vi pare strano tutto questo? Come mai tanti colpevoli ritardi? Perché non si è colta la palla al balzo dei tecnici offerti dalla Regione per stilare il Piano d’Ambito? Chi pagherà, invece, quelli scelti da Tarantini e (si presume) da Ventola, visto che i ritardi hanno prodotto anche la perdita di un finanziamento regionale di 150.000 euro? Ed infine quanto è credibile la storia del dirigente tecnico che impiega due mesi per far sapere che il contratto pattuito non gli va bene?
Le stranezze proseguono ben oltre. Il commissario ad acta Ventola, ad esempio, fa sapere che per elaborare il Piano d’Ambito si è perfino avvalso della collaborazione dell’ENEA . A che pro, ci chiediamo. Sappiamo benissimo che l’ENEA è un ente che in principio si occupava di energia atomica. Dopo il referendum che l’ha abolita, si è adattato a forme meno pericolose, ma non ha cambiato il suo settore di attività che è e rimane quello della produzione energetica da fonti alternative. E’ chiaro che in una situazione come questa diventa tangibile il timore che nel Piano d’Ambito (non diffuso) elaborato dal commissario ad acta, siano previsti, con tutta probabilità, uno o più inceneritori, non si spiegherebbe diversamente la presenza al tavolo dell’ente di Stato per le energie alternative. Ad avvalorare tale tesi si aggiunge un’altra dichiarazione del sindaco, non meno sospetta, in relazione ai valori ridicoli raggiunti con la raccolta differenziata: “da ora in poi non possiamo perdere altro tempo, il Piano d’Ambito, è solo uno strumento. Solo attuandolo, con la convinta e consapevole partecipazione di tutti i cittadini, possiamo recuperare la china per la migliore gestione dei rifiuti, a partire dalla raccolta differenziata i cui dati devo ammettere non sono per nulla confortanti. Al di là delle risorse economiche necessarie per un più capillare servizio di raccolta, ognuno deve comprenderne l’importanza a costo di qualsiasi sacrificio anche personale. In molti casi si tratta semplicemente di adeguare le abitudini del proprio quotidiano, e questo ha un basso costo ma un alto valore di civiltà”.
Al di là della retorica, emergono un paio di questioni sostanziali: l’ammissione di un fallimento in fatto di differenziata, il sottolineare la mancanza di risorse per tale tipo di raccolta, l’affidare il tutto alla buona volontà ed al senso di civiltà dei cittadini: in altre parole, un totale disimpegno in materia da parte sua e delle istituzioni che rappresenta.
A ciò si aggiunge, in palese contraddizione con la sua esortazione a non dover perdere altro tempo, l’idea di rivedere gli ambiti territoriali alla luce della nuova provincia. Esigenza fondata, per carità, che fa correre però un rischio: quello di perdere tempo, perché ricostituire un ATO significa distogliere le proprie attenzioni da questioni più importanti ed urgenti, e, tra l’altro, ciò non rientra tra le mansioni di un commissario ad acta. Stranamente, anche il nuovo presidente della provincia di Bari, Schittulli, si lascia prendere da voglie rivoluzionarie e propone, in accordo con Ventola, la ridefinizione degli ATO . Problemi reali o manovre dilatorie per arrivare ad una certa data nelle condizioni a cui qualcuno anela?

Pubblicato il 09.11.09 h 10:54
Modificato il 09.11.09 h 10:54

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