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I controllori e i controllati


Giorgio Ambrosoli
L’Amministrazione di destra di Canosa sembra pervicacemente decisa a convincere tutti della bontà dell’inceneritore di Contrada Tufarelle. Per l’occasione il vice-sindaco Caracciolo si inventa perfino una relazione dell’ENEA che avrebbe rassicurato tutti in termini di inquinamento, ma quel documento non dice esattamente ciò che Caracciolo vuol far credere, anzi per certi versi è piuttosto preoccupante. Prima parte di una querelle sul monitoraggio di Contrada Tufarelle che a ricostruirlo col senno di poi potrebbe sembrare una barzelletta, ma è un fatto terribilmente serio.
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Sul numero 7 dell’anno XII del periodico della Destra canosina “Il Boemondo”, il vice-sindaco, nonché assessore all’Ecologia, maestro in pensione Gennaro Caracciolo, scrive: “Le indagini commissionate all’ENEA sull’intero territorio, pur bisognevoli di ulteriori approfondimenti, ci tranquillizzano affermando che la zona non presenta segni di alterazione da inquinamento. Sono indagini in linea con tutte le altre commesse dall’Amministrazione comunale, nel corso degli anni, perché in quella contrada NOI, non abbiamo mai abbassato la guardia.”
La frase compare in un articolo intitolato: “Centrale termoelettrica: facciamo chiarezza” e quella che chiamano centrale termoelettrica in realtà è un inceneritore. Le indagini dell’ENEA si riferiscono ad una attività svolta dall’Ente Nazionale per le Energie Alternative su incarico del Comune di Canosa, ma le conclusioni di quegli studi non sono così tranquillizzanti come l’Assessore Caracciolo sostiene.
Dueparole.eu è in possesso di un documento del quale vi propongo la trascrizione in formato word, da dove si evincono elementi che contraddicono quanto sostenuto dall’Amministrazione. Si tratta di un fax trasmesso all’Ufficio Segreteria del Comune di Canosa in data 11 dicembre 2009 ed avente come titolo “Intervento dell’ENEA al Tavolo Tecnico” e si cita espressamente una seduta che ci sarebbe stata di lì a qualche giorno: il 14 dicembre. Il contenuto di quel documento non è stato mai pubblicizzato.
Come ricorderete, nel Protocollo d’Intesa siglato il 28 luglio 2008, lo stesso che avrebbe dato l’avvio al monitoraggio di Contrada Tufarelle, l’ENEA non era presente, infatti il Comune ne ha sottoscritto uno di nuovo conio nel dicembre dello stesso anno. Non è spiegato come mai interviene questo nuovo soggetto, ma tra le righe si legge che ENEA assume il ruolo di consulente; quello stesso, cioè, che era stato ricoperto, almeno sulla carta, dal prof. De Bertoldi, poi sparito misteriosamente dalla circolazione. L’accettazione di far parte di quel consesso venne formalizzata il 5 febbraio 2009, ma contatti con l’ENEA già c’erano stati all’atto di insediamento del Tavolo, avvenuto - ricordano – il 16 ottobre del 2008.
Ma in cosa è consistito il lavoro dell’ENEA? Da quanto risulta dalla relazione, l’ENEA ha svolto essenzialmente un’attività di ricognizione sulla base di materiale documentale già in possesso del Comune, di analisi critica e di razionalizzazione dei dati. In definitiva si può dire che il documento prodotto dall’Ente può essere considerato una sorta di cartina tornasole di quanto in passato i vari soggetti, addetti al controllo, hanno svolto in Contrada Tufarelle e le conclusioni non si possono ritenere assolutamente incoraggianti, specie se si considera la superficialità con cui le attività di esame sono state condotte dai vari enti interessati, e per non parlare della documentazione presentata, a volte insufficiente, altre volte addirittura contraddittoria.
La parte di quell’intervento, a cui il vice-sindaco Caracciolo fa riferimento, tratta delle analisi condotte sulle falde acquifere ed effettivamente l’ENEA non si mostra particolarmente allarmata (almeno in apparenza), ma non manca di fare rilievi sul metodo generalmente adottato, sottolineando situazioni quantomeno strane, tenendo sempre nel dovuto conto che l’Ente nazionale non ha commissionato o eseguito nuovi prelievi, ma si è semplicemente limitato a commentare i dati in suo possesso frutto di attività precedenti condotte da altri soggetti.
Ad esempio, il numero di pozzi che ENEA considera opportuno osservare costantemente, corrisponderebbe a circa 20 unità, invece ne sono stati monitorati solo 7. I controlli, presi per buoni e mai contestati dal Comune, sono stati svolti, nella quasi totalità dei casi, dagli imprenditori che esercivano le discariche. Sorge spontaneo chiedersi che fine abbia fatto quel sano principio che contempla la separazione dei ruoli tra controllati e controllori. E chi ha deciso l’orientamento e l’allineamento dei pozzi da monitorare? ENEA risponde e spiega che l’orientamento segue un allineamento Sud Sud-Ovest secondo le indicazioni di “un’apposita commissione tecnica nominata dalla Bleu s.r.l.”, ovvero dal controllato. Può essere naturale, quindi, che nei “dati analitici disponibili relativamente agli ultimi 3 anni, non sono mai stati riscontrati valori superiori ai limiti di legge”, ma si parla sempre di dati addomesticati nel senso che possono essere stati influenzati da ciò che i gestori delle discariche ritenevano più opportuno monitorare ed in quale maniera farlo. Ciononostante, anche la legge a cui si fa riferimento per determinare i limiti di accettabilità dei valori, non trova pienamente d’accordo ENEA, sia pur riconosca come legittimo l’aver adottato una matrice intesa all’accertamento dello stato di contaminazione delle falde. ENEA suggerisce, infatti, di tenere conto della parte III del D. lg. 152/06 e del D. lg. 152/99 “che fissano i criteri di classificazione delle acque in funzione degli obiettivi di qualità ambientale”.
Ma la parte più interessante di tutto l’intervento è il giudizio finale che ENEA emette e che sbugiarda in maniera clamorosa quanto l’Amministrazione, o membri di essa particolarmente votati al martirio hanno l’ardire di sostenere perfino riportandolo per iscritto su un giornale. ENEA non si assume alcuna responsabilità, dal punto di vista scientifico, di certificare l’assoluta attendibilità e correttezza di quanto l’Amministrazione in questi anni ha ordinato, e decreta in un modo che non lascia assolutamente spazio a fraintendimenti di sorta (almeno per chi non sia intellettualmente prevenuto) che “gli studi fino ad oggi effettuati sono stati condotti in maniera tale da risultare, a nostro giudizio, insufficienti per poter pronunciare un giudizio definitivo sulla situazione ambientale della Contrada Tufarelle”. E ciò per almeno tre ordini di motivi: sono troppo pochi “i pozzi (7 su 20) per i quali sono disponibili un numero congruo d’analisi”, senza considerare che per molti “altri addirittura si hanno a disposizione i dati relativi ad un’unica campagna d’indagine, neppure recente”; non mancano critiche al deliberato della Bleu sul cosa monitorare, infatti ENEA mette nero su bianco che tutti “i pozzi indagati in passato e quelli oggetti di indagini attuali sono distribuiti spazialmente lungo un’unica direttrice e tutti molto vicini tra loro e agli impianti sotto indagine”, occorrerebbe “allargare lungo tutte le direzioni le attività di monitoraggio per avere un quadro preciso della qualità delle acque in tutto il territorio ed un’idea precisa delle eventuali influenze dovute alla presenza delle attività produttive locali”; non manca la stoccatina finale ai controllori, o meglio a chi sarebbe stato naturalmente incaricato di farlo. Non per niente ENEA conclude che troppo “pochi sono i dati (almeno per quanto è in nostro possesso) prodotti dalle strutture pubbliche deputate alla tutela e al controllo dello stato dell’ambiente (ARPA) ed eventualmente da altri Enti statali”.

Con buona pace delle fantasie caraccioliane, il quadro d’insieme che emerge da questa relazione, è a dir poco raccapricciante e tutta la storia sarebbe, in estrema sintesi, riassumibile così. Alcuni soggetti privati da molti anni intrattengono una lucrosissima attività di discarica di rifiuti speciali in Contrada Tufarelle. Al Comune appare come un qualcosa di non molto igienico, ma quelle discariche producono come minimo benefici alle casse comunali sotto forma di royalty. Si sa che pecunia non olet, tutti fanno finta di indignarsi, ma alla fine si adeguano. C’è il problema dei controlli. L’Ente pubblico dovrebbe farli, ma quale ente di preciso? E come? Non si correrebbe il rischio di trovare qualche solerte funzionario troppo severo che rischierebbe di mandare a monte tutto l’affare delle discariche, con grande e generalizzato “scorno” collettivo? Nessuno ci vuol provare e a qualcuno dei soliti arriva la pensata geniale: incaricare dei controlli lo stesso imprenditore, che scarica, probabilmente, anche rifiuti proibiti. Monitorare le falde acquifere, e solo quelle, perché qualcuno maldestramente ritiene che l’inquinamento può essere localizzato tutto lì, anche se ENEA non è dello stesso avviso, tanto da aggiungere che andrebbe monitorata anche l’aria, i terreni e le acque superficiali. L’imprenditore si ritrova ad essere arbitro di una situazione che lo riguarda direttamente. Di conseguenza opta per la soluzione meno restrittiva per lui. Anziché monitorare tutti i pozzi del circondario, come suggerirebbe il buon senso, ne sceglie solo 7, tutti vicino alla discarica (nei punti cioè dove l’effetto inquinante è probabilmente minore), tutti vicini fra loro e dislocati lungo un asse deciso da una commissione nominata da lui stesso. Ergo, i risultati sono tutti buoni, nessuno obietta, nemmeno coloro i quali (ARPA ad esempio) avrebbero dovuto intervenire e produrre una discreta messe di dati. Ma nessuno lo ha fatto e Caracciolo sostiene che loro non hanno mai abbassato la guardia su Contrada Tufarelle, forse non l’hanno nemmeno mai alzata.

Pubblico un commento arrivato via e-mail alle 17:52 del 06.01.2010

Ormai il nostro vice sindaco si inventa di tutto, e guai a contraddirlo. Siamo alla frutta caro Sabino. Questi signori (si fa per dire), vogliono a tutti i costi quel mostro da apporre accanto agli altri mostri in contrada tufarelle e non c'è verso per far loro cambiare idea. Occorre una mobilitazione cittadina. Ma il popolo diceva qualcuno è bue. I canosini amano questi amministratori perchè promettono quello che una volta era il panettone di natale, oggi si chiama promessa (da mantenere se ... forse.. ma...) di un qualcosa che assomiglia al panettone, giusto per addolcire l'amaro della vita. Non inporta se poi il contenitore una volta aperto mostra l'omino sorridente vestito da pagliaccio e sorretto da una molla a scatto. Questo vuole Canosa, per sè e per i suoi figli: un pagliaccio che sorride e che rassicura gli animi. C'è veramente molto da lavorare.

nino imbrici



Caro Nino, capisco il pessimismo ed il senso di scoramento che prende un po' tutti noi di fronte a certi fenomeni, ma credo che gli ultimi eventi in qualche modo stiano limando il consenso di cui gode l'attuale amministrazione di destra. E non si tratta solo di promesse non mantenute, ma anche di veri e propri regali (panettoni fuori stagione) che stanno intaccando i molto più prosaici portafogli di alcuni cittadini. Ti cito, solo per fare un esempio, il San Giorgio Village, che non solo sembra (a sentire voci informate) non si farà più, ma lascia in eredità un aumento dell'ICI per tutti i terreni agricoli ricadenti in quella contrada. Il popolo sarà pure bue, ma i propri interessi ognuno sa valutarli molto bene. Di questa politica già si incominciano a intrasentire gli scricchiolii, e non è detto che di qui a poco non assisteremo al tonfo di un'intera classe dirigente. Quello che è più grave, è che al momento non disponiamo ancora di un'alternativa politica credibile. Penso che sarebbe opportuno porsi seriamente questo problema ora prima che sia troppo tardi.

Un affettuoso saluto

Sabino Saccinto

Pubblicato il 04.01.10 h 22:05
Modificato il 06.01.10 h 22:55

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