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Problema vero o fallita trappola? Quella del reparto ostetrico dell’ospedale di Canosa è una storia strana e sospetta dietro la quale si agitano le vecchie manine sconfitte che non sembrano riuscire a farsi una ragione dell’ultimo esito elettorale.

Gli avvenimenti di questi giorni intorno alla vicenda della chiusura del reparto maternità dell’ospedale di Canosa non possono non far riflettere in termini politici prima ancora che tecnici.
Tutto è bene quel che finisce bene, e la notizia pubblicata via facebook dal sindaco di Canosa Ernesto La Salvia, di un incontro proficuo avvenuto lunedì 18 giugno con l’assessore regionale Attolini, con il quale di fatto si è scongiurata la chiusura del reparto maternità del locale nosocomio, non può che lasciarci soddisfatti. Eppure qualche riflessione si impone. Se la motivazione del passo indietro della Regione è esclusivamente tecnica, non possiamo che rimanere allibiti: vuol dire che chi suggerisce determinate soluzioni in uffici così importanti per la vita di tutti noi, probabilmente non è sufficientemente preparato sulla materia, a meno che le motivazioni tecniche siano di altra natura, che abbiano poco a che fare con stetoscopi, livelli essenziali di assistenza, morbilità e quant’altro, e siano più vicine al tecnicismo dei burocrati della partita doppia.
Se invece l’assessore Attolini ha preferito soprassedere sulla questione della chiusura del punto nascita per una motivazione puramente politica, la preoccupazione non può essere che doppia. La sua opinione adesso è mutata, ma è evidente che prima era di tutt’altro avviso. E’ lecito chiedersi come mai? E se a Canosa avesse vinto l’altro candidato sindaco, quel Sabino Caporale ex direttore sanitario, come si sarebbero orientati politicamente in Regione? E’ una storia, questa come tante altre, in cui i contorni appaiono sempre sfocati, e, soprattutto, non sono mai adamantini i rapporti tra forze politiche solo in teoria opposte, che sembrano giocare ruoli diversi nella stessa commedia, rivelando che quel che conta in politica è sempre il potere e, se avanza, qualche bene comune. Ricostruire il film degli avvenimenti, sia pur per sommi capi, può esserci utile per capire.




Ai primi di giugno, come un fulmine a ciel sereno, si è diffusa la notizia di un nuovo adeguamento del piano di riordino ospedaliero, condizione imposta dal governo centrale alla Puglia già da un anno abbondante e che non smette di seminare lacrime e sangue. Il tutto sembra nascere dalla violazione del patto di stabilità nazionale, che impone a chi si rende responsabile di tale inadempimento, misure tassative e draconiane in termini di spesa corrente che, nel caso delle regioni, si riflettono sempre sul bilancio della sanità, una locuzione che più prosaicamente si declina con chiusura degli ospedali.
Evidentemente i tagli del 2010 non devono essere stati sufficienti se oggi si ritorna a passo di carica a tagliare altri posti letto. Tra questi è toccato anche al reparto di ginecologia ed ostetricia dell’ospedale di Canosa. Al di là degli aspetti tecnici che potrebbero anche non interessarci del tutto, è interessantissima la vicenda politica che sottende l’accaduto, perché di politica, in fondo in fondo, si tratta.
La responsabilità del ridimensionamento del nosocomio da sempre viene agitata come una clava dalla destra canosina in quel fritto misto di populismo e demagogia che è la propaganda ventoliana. Il ragionamento è di una semplicità estrema, come giustamente conviene ogni qual volta l’argomento è preda del demagogo di turno. La Regione Puglia è attualmente governata dal Centrosinistra, sua è la decisione in merito al piano di riordino, sua anche la responsabilità delle scelte. Prescindendo dalle visioni particolari che possono distinguere le forze di centrosinistra locali da quelle regionali, la colpa ricade comunque sullo stesso colore politico. Non per niente, prima del ballottaggio, Francè non si era fatto mancare di cavalcare adeguatamente la tigre della chiusura dell’ospedale, anche se ciò che ne era derivato era una tesi piuttosto sgangherata: come poteva, infatti, il suo avversario, che in quella struttura vi lavorava, beneficiare della scomparsa del suo stesso posto di lavoro? Domanda senza risposta ed elezioni perse in malo modo. Francè sembrava essersi ritirato dalla vita politica fino a quando non ci ha pensato la giunta regionale a fargli l’assist, con appunto quella delibera che viene citata come un vituperio, con la quale si decreta la chiusura del reparto maternità. Un errore gravissimo, tale da squalificare come non mai la politica, ridotta ad un affare da ragionieri. Una mossa idiota prima ancora che suicida.
A Canosa il Centrosinistra è tornato al governo della città dopo dieci anni di amministrazione di destra, quando nessuno lo dava per vincente. Errori di Francè a parte, la vittoria di Ernesto La Salvia è stata salutata come un miracolo. In una condizione normale, una forza politica che avesse tenuto anche solo larvatamente alla sua esistenza, mai si sarebbe permessa di indebolirsi proprio lì dove la vittoria è stata più faticosa, e per questo più preziosa. Invece che ti combina la giunta regionale capitanata da Vendola? Fagocita il centrosinistra locale rilanciando le velleità ormai spente di Francè, ridandogli aggio e rifornendolo incredibilmente di argomenti, purtroppo anche difficili da contrastare. Può esistere stupidità politica più grande? Sicuramente no, ma i nostri son capaci di tutto. E Francè, da quell’animale politico che è, non si è lasciato sfuggire per nulla l’occasione servita su un piatto d’argento, per ridare smalto, forza e motivazione ad un centrodestra derelitto. Non appena avuta certezza che la notizia era già di dominio pubblico, con invidiabile tempismo e con feroce passione si è prodotto in un comizio a passo di carica, dove non son mancate le contorsioni logiche, e dove era ben chiaro quale fosse l’obiettivo delle sue invettive.
più carisma e sintomatico mistero. Era lì solo in veste di consigliere comunale neo eletto, ma non ancora proclamato.
Certo, dovendo ragionare a mente fredda su quanto accaduto, di misteri da chiarire non ne mancano. Possibile che il presidente della provincia non sapesse nulla di un piano che riguardava direttamente garanzie alla salute di città da lui amministrate? E’ una tesi difficile a cui credere. In realtà la politica conosceva, specie presso le alte sfere.
Il giorno in cui la notizia è stata appresa, si è scoperto, ad esempio, che il consigliere regionale del PD Ruggiero Mennea aveva pubblicato sul suo blog la proposta di delibera, non datata e redatta da un dirigente della Regione Puglia. A parte la bizzarria di atti amministrativi elaborati da tecnici, ma rimane l’interrogativo su da quanto tempo Mennea era materialmente a conoscenza del nuovo piano. Come mai nelle dichiarazioni riprese dalla stampa non si era mostrato così preoccupato per Canosa come invece lo era stato per Molfetta e Trani?
Avendo ottime ragioni per credere che le informazioni in possesso di Mennea fossero a lui note da qualche giorno prima che si scatenasse il putiferio – così come altrettanto informato era Ventola – mi chiedo come mai il PD non abbia giocato d’anticipo, magari tentando di mettere in cattiva luce il presidente della provincia BAT, al quale avrebbero avuto ottime ragioni per chiedere conto di quanto sarebbe accaduto di lì a poco, evitando l’imbarazzo di doversi poi intruppare in un comitato “spintaneo” nel quale la destra ha giocato costantemente in attacco.
L’ultimo coup de theatre arriva sabato 16 giugno, quando il PDL locale (secondo alcune voci, in ritardo con i pagamenti dell’affitto della sede politica) non si fa mancare le risorse per annunciare un suo comizio con un famigerato manifesto 3x6. Parlerà Ventola domenica 17 e per l’occasione verrà ad intervistarlo il servizio regionale del TG3. Il giorno dopo si apprende che l’assessore Attolini è tornato a più miti pensieri. Sicuramente fra i due eventi non c’è alcuna relazione. Con tutta certezza i fatti hanno seguito la loro naturale casualità. Ma il sospetto che Francè abbia tentato di strumentalizzare la vicenda mettendo il cappello sulla sua positiva soluzione, è forte. E qualcuno dei più inveterati dietrologi è perfino disposto a pensare che Francè sapesse in anticipo anche ciò che sarebbe accaduto lunedì 18.



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Pubblicato il h
Modificato il 07/12/2012 h 02:04:32

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