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Le gite della ministra della Famiglia

La ministra della Famiglia Eugenia Roccella, invitata ad un convegno dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, ha pronunciato in fila le seguenti parole: “le gite ad Auschwitz, un modo per continuare a dire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta. Per questo motivo sono state incoraggiate e valorizzate” .

Tanto tuonò che piovve. Premettiamo, la ministra Roccella fa parte del governo italiano storicamente più a destra dalla nascita della Repubblica. Il governo, tanto per essere chiari, che ha come presidente Giorgia Meloni, nata politicamente tra le file giovanili del MSI, orgogliosamente di destra, tanto che il suo partito, nato dalle ceneri di quest’ultimo, si è posto nettamente in contrapposizione con quella che era stata la svolta storica della destra all’epoca di Berlusconi condotta da Gianfranco Fini. Quindi un partito reazionario i cui riferimenti al fascismo non sono per nulla velati. Un suo importante esponente, l’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa, si è fatto vanto più volte di tenere esposto a casa sua un busto di Benito Mussolini. La stessa Meloni, a capo del governo italiano da ormai tre anni, è stata oggetto spesso di critiche e osservazioni acute sulla sua incapacità, nelle celebrazioni di importanti feste nazionali o in occasione di eventi commemorativi di stragi - anche relativamente recenti - acquisite generalmente come fasciste, di pronunciare chiaramente quelle poche fatidiche parole. Parliamo dunque di un governo con una forte matrice ideologica di destra che si trova a vivere vicende politiche impegnative, ma anche contraddittorie.

Sconcerta anche che la ministra Roccella si sia lasciata andare a questa intemerata davanti ad un pubblico che, almeno in teoria, dovrebbe essere piuttosto sensibile sull’argomento, così come sulle responsabilità storiche del fascismo italiano nell’Olocausto. Invece è accaduto, come riferiscono le cronache, che le uniche parole di indignazione che si sono udite da quell’assise sono state quelle di Liliana Segre, che ha stigmatizzato quelle della ministra Roccella con un “stento a credere che una ministra della Repubblica possa aver detto che i viaggi ad Auschwitz sono stati incoraggiati per incentivare l’antifascismo. Quale sarebbe la colpa?”. Segno che a distanza di più di ottant’anni anche la comunità ebraica italiana, con l’alternarsi delle generazioni, tende ad apparire più tiepida sulla Shoah. L’intervento della presidente delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, infatti, non riguardava questo argomento, ma quello più recente: l’allarme sull’Islam radicale in Italia che vorrebbe annientare gli ebrei. Un intervento perfettamente in linea con le priorità del Governo italiano che in più di un’occasione, per bocca addirittura di uno dei due vice della Meloni, ha attaccato duramente i manifestati pro-Gaza definendoli criminali.

Nel conflitto tra il gruppo terroristico palestinese Hamas e lo Stato d’Israele, Meloni ha preso chiaramente le parti di quest’ultimo. Così come altrettanto chiaramente emerge un dato storico scomodo per l’attuale governo. Lo Stato d’Israele è nato dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, quando furono proprio i governi fascisti di allora a decretare la soluzione finale, ovvero lo sterminio del popolo ebraico. E se la responsabilità operativa fu della Germania nazista, non si può negare il ruolo di appoggio e collaborazione fattiva che altri governi, ad iniziare da quello italiano, ebbero. Uno dei fondatori e storici capi del MSI, Giorgio Almirante, fu anche direttore, nel Ventennio, di una testata giornalistica: “La difesa della razza”. E la razza da difendere era quella italica dalle contaminazioni di quella ebrea.
Giorgia Meloni è figlia ed erede culturale di quell’area politica, come quasi tutta la classe dirigente che a lei si riferisce, e ciò non lo ha mai smentito. Paradossalmente e per uno di quegli incidenti della Storia, si trova dalla parte di Netanyahu, che è ebreo, ma di altra epoca, in un ruolo che non somiglia affatto a quello degli ebrei della Shoah.

La ministra Roccella, invece, è una ex radicale legata più che altro ad ambienti conservatori, se non addirittura reazionari, cattolici, tanto che in questo governo le hanno assegnato il dicastero della Famiglia. Almeno culturalmente dovrebbe c’entrare poco con la Meloni, ma stranamente si è fatta strumento consapevole di quella che Meloni chiama la riappropriazione dell’egemonia culturale che finora è stata appannaggio quasi esclusivo della sinistra. In realtà, il tentativo della ministra Roccella somiglia più a una pagina del Grande Fratello di Orwell che ad un metodo per imporre una qualche egemonia. Sembra di rileggere il capitolo in cui le verità si ribaltano e ogni prova, ogni fatto che contraddice questa trasformazione viene cancellato. Alla stessa maniera Roccella cerca di ribaltare la verità sull’Olocausto. A che servono le visite di istruzione, che lei chiama gite, se non a disistruire i giovani su quello che è accaduto realmente, ovvero che gli antisemiti non erano solo i fascisti?

Ed ecco compiuto il miracolo. La nuova parola d’ordine della destra mondiale è diventata antisemitismo, che ad un secolo di distanza da quell’altro antisemitismo, quello che, per intenderci, rinchiudeva nei campi di concentramento chiunque fosse ebreo o sembrasse tale, lo gasava e il suo corpo veniva poi passato per i forni crematori, muta significato e non è più motivo di vergogna per chi di quella cultura si considera per sua scelta prosecutore.

L’antisemitismo moderno, secondo Roccella e i suoi sodali, non è più quello di chi considera gli ebrei dei submani, una razza da estirpare, ma quello di chi manifesta in piazza a favore della Palestina e di Gaza. E in questo senso la Roccella è in ottima compagnia, perché i primi a sostenere questa tesi, per difendersi da tutte le nefandezze che gli vengono attribuite sono proprio i rappresentanti dell’establishment israeliano, ad iniziare dal capo del governo Netanyahu. Nella riscrittura della storia che loro propongono, i nuovi pogrom, il nuovo olocausto è quello del 7 ottobre 2023, quando i terroristi di Hamas fecero strage di oltre duemila israeliani e ne catturarono altri per tenerli in ostaggio.
E a questa lettura dei fatti la destra italiana di oggi ci crede e si riconosce, effettuando un rocambolesco ribaltamento anche del senso delle parole. Antisemita non è colui che meno di un secolo fa tentò il genocidio degli ebrei, ma quelli che oggi si oppongono al governo israeliano che in questi due anni ha portato avanti con scienza e determinazione il massacro del popolo palestinese nella Striscia di Gaza, definito a sua volta genocidio anche da importanti intellettuali israeliani come David Grossmann. E se antisemiti sono ritenuti questi come lo furono quelli di un secolo fa, le conclusioni a cui arriva la ministra Roccella, a prescindere dall’evidente cortocircuito storico, non si può dire che siano prive di una certa sequenzialità: ad Auschwitz gli antisemiti non erano solo i fascisti.

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 14/10/2025 h 12:49:02
Modificato il 16/10/2025 h 10:49:00

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