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Il minestrone di Francé

E’ regolare che fondi concessi per un progetto vengano dirottati verso altri? A livello giuridico la parola spetta agli esperti, ma sul piano politico costituisce una pratica sicuramente deprecabile, come quella che vi stiamo per raccontare.

Il 16 aprile scorso, il sindaco di Canosa di Puglia è tornato alla carica con un suo vecchio cavallo di battaglia nella forma che più gli è congeniale: quella epistolare. Destinatario della missiva: il presidente della Regione Nichi Vendola; argomento: il museo archeologico una volta nazionale, poi, mutatis mutandis, diventato provinciale. I toni sono tra il finto deferente ed il perentorio, come nel suo stile quando scrive ad una autorità rappresentata da un esponente di uno schieramento politico avverso al suo.
L’occasione è una notizia di stampa appresa qualche giorno prima: una visita del ministro Ornaghi a cui ha fatto seguito, a suo dire, un finanziamento di interventi in alcuni poli museali della Regione Puglia. Un episodio che deve aver scosso, e non di poco, Francè, che non ci ha visto più e si è deciso a prendere carta e penna senza ulteriori distinguo, non rilevando, ad esempio, che c’è una bella differenza tra un museo già fatto da migliorare e uno nuovo di zecca da costruire. Ma sulla furia cieca spesso la ragione non prevale.
Ciò che Francè scrive non convince mai del tutto e forse il primo a non credere in quel museo è proprio lui, ma non vuole dirlo. Per alimentare l’idea che il progetto sia ancora fattibile, riporta ogni anno, nei bilanci previsionali del Comune di Canosa e della Provincia BAT, 16 milioni di Euro che non sa dove trovare e che puntualmente svaniscono nei rendiconti. Ma pretende che con soldi veri la Regione finanzi subito quanto allora promesso, spingendosi persino a dire qualche bugia, come quando sostiene che ad oggi non è stato adottato alcun provvedimento di finanziamento! Non è vero e quanto segue dimostra che non solo Francè ha ricevuto soldi recentemente per rigenerare l’area del Museo Archeologico Provinciale, ma anche che quegli stessi soldi li ha destinati ad altro.

La distrazione

Nel penultimo post pubblicato su questo blog, diedi conto di quanto la Regione Puglia si era decisa a concedere al Comune di Canosa per il Piano Integrato di Recupero delle Periferie, altrimenti detto PIRP: un milione di Euro a cui il Comune aggiungerebbe altri 100 mila di fondi propri per costruire 8 alloggi in Via dei Platani. Sembrava, allora, che Francè avesse rinunciato definitivamente a quella nuova strada che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto collegare la Zona 167 al raccordo autostradale. In effetti, il PIRP, che con l’avvento della sua ultima amministrazione fu dato per un valore complessivo superiore ai 15 milioni di Euro, in questi cinque anni ha subito notevoli ridimensionamenti e, per giunta, è arrivato in dirittura d’arrivo fuori tempo massimo, tanto da costringere Francè agli straordinari.




Si era partiti con un progetto faraonico e ci si è ritrovati a costruire giusto una palazzina popolare. Nel frattempo si era perfino pensato di farci una grande e bella nuova strada, che sta al progetto del PIRP come un qualcosa di posticcio al quale, per motivi sconosciuti, si è rinunciato, almeno momentaneamente. E sì, perché Francè non è tipo che cede tanto facilmente, trova sempre un modo per fare ciò che più gli aggrada. E infatti la nuova viabilità, uscita dalla porta, è rientrata dalla finestra. Ne abbiamo le prove. Sono due documenti, l’uno della Regione Puglia e l’altro del dirigente del Settore Edilizia ed Urbanistica del Comune di Canosa di Puglia: la determinazione n. 73 del 6 febbraio 2012 del Dirigente del Servizio Assetto del Territorio ed il Bando di Gara allegato alla Determinazione Dirigenziale n. 17, protocollata il 21 marzo 2012.
Con il primo si conclude un iter durato qualche anno, che ha riguardato l’assegnazione dei fondi europei 2007-2013 per la linea di intervento 7.2, ovvero “Piani integrati di sviluppo territoriale”. Di questo già ce ne siamo occupati in passato, quando scoprimmo che fondi che dovevano essere destinati a progetti di rigenerazione urbana, si apprestavano, nelle intenzioni del sindaco, a finanziare l’area del futuro quanto incerto museo archeologico provinciale: una costruzione mentale tenuta su da Francè per dirottare quattrini verso lavori di minore cabotaggio, che acquisivano credibilità solo perché funzionali ad un progetto più grande, anche se improbabile.
Già all’epoca non mancammo di criticare la scelta dell’Amministrazione canosina, che anziché riferirsi a situazioni evidenti e conclamate di degrado, intese presentare un progetto afferente una zona della città che non poteva essere assolutamente rigenerata, in quanto assolutamente vergine e priva di storia dal punto di vista urbanistico. Inoltre, considerammo ai limiti della legalità la delibera di Giunta comunale con la quale si era deciso di presentare come istanza di rigenerazione urbana territoriale un progetto che avesse valenza estremamente locale, contrariamente ad un principio richiamato in ogni delibera regionale: “Obiettivo operativo è la rigenerazione territoriale attraverso piani integrati di sviluppo territoriale volti al rafforzamento, riqualificazione, razionalizzazione e, dove necessario, disegno delle reti funzionali e delle trame di relazione che connettono i sistemi di centri urbani minori con particolare riguardo a quelli fortemente connessi (o con elevato potenziale di connessione) dal punto di vista naturalistico e storico-culturale”.
L’elemento che avrebbe dovuto costituire da trama di relazione tra i territori che si candidavano ai finanziamenti, era il Fiume Ofanto, anche se tra i proponenti c’era il Comune di Minervino, ad esempio, che con questo tipo di rete non aveva alcuna relazione logica.
Se il principio è questo, non è chiaro come possa c’entrare la riqualificazione dell’Area del Museo Archeologico Provinciale di Canosa (entità ancora del tutto metafisica). Diventa ancora tutto più arcano se si considera la realizzazione di un percorso pedociclabile a Margherita di Savoia, o il recupero e valorizzazione della pavimentazione in basolato del Centro Storico di Minervino Murge. All’epoca non mancai di fare qualche osservazione perfino in Regione. Sta di fatto che non sortirono alcun effetto, tanto che in data 6 febbraio 2012 il Dirigente del Servizio Assetto del Territorio ing. Francesca Pace ha decretato l’assoluta regolarità delle proposte e le ha giudicate meritevoli di finanziamento. Al Comune di Canosa di Puglia va la fetta più consistente dei 3 milioni di Euro stanziati, precisamente 950 mila Euro, di cui 650 mila per l’area del futuro museo (se verrà) e 300 mila per il “Sistema di connessione materiale “Greenway dell’Ofanto” e Laboratorio intercomunale”, cosa sia di preciso non è chiaro, ma i soldi sono arrivati.
La sorpresa più grande l’abbiamo avuta in questi giorni, esattamente il 21 marzo 2012, data di protocollo di un bando di gara relativo all’intervento denominato “PIRP”, ovvero lavori per quasi 3 milioni e 800 mila Euro in cui vi sono quelli propri del vecchio PIRP (recupero di 105 alloggi comunali a Torre Caracciolo e costruzione di altri 6 in Via dei Platani) ma anche il verde pubblico, la pubblica illuminazione, la fogna bianca e la viabilità di collegamento. Sorpresa delle sorprese è che a finanziare quest’ultimo intervento vi è la Regione, proprio con i fondi del PO FESR 2007-2013, Asse VII, Linea 7.1, Azione 7.1.2, cioè quella della rigenerazione urbana, con annesso mistero. Se ricordiamo bene, infatti, il Comune di Canosa ha partecipato alla gara per la linea 7.2, la rigenerazione territoriale, come capofila, ma non ci risulta assolutamente che abbia preso parte alla gara per la 7.1, ovvero la rigenerazione urbana riservata a città medio-grandi. E, guarda caso, la quota dichiarata nel bando a carico della Regione è proprio di 700 mila Euro, quegli stessi da poco devoluti al Comune di Canosa. E’ molto probabile, quindi, che ci troviamo di fronte ad un caso un tantino intricato: errore materiale - veniale - nella trascrizione del bando, o dirottamento verso altro di somme autorizzate per una ben specifica finalità? Un fatto che a qualcuno potrebbe apparire del tutto innocuo, ma che in realtà presenta risvolti alquanto poco chiari. Chi conosce un tantino la storia della rigenerazione urbana, sa benissimo che l’iter procedurale era quello di un normale concorso, venivano presentati piani poi passati al vaglio di una commissione esaminatrice che al termine dei lavori assegnava un punteggio, stilava una graduatoria e deliberava i finanziamenti. E’ ovvio che una procedura di questo tipo non può essere bellamente gabbata e utilizzata come veicolo per finanziarsi, decidendo magari dopo cosa fare di quel denaro. Così facendo si altera il principio della competizione leale fra concorrenti e si dà una pessima idea della funzione amministrativa.




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Pubblicato il h
Modificato il 12/12/2012 h 12:09:22

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