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La provetta esplosa


Giorgio Ambrosoli
Il capolavoro di Baffino di ferro. Riesce a far perdere Boccia per la seconda volta alle primarie. Non contento, manda fuori tempo massimo Casini che pur di rimanere in gioco ed evitare l’onta dell’umiliazione di chiedere il pane ad uno dei due forni, è costretto ad attrezzarsi in proprio con uno nuovo di zecca affidato ad Adriana Poli Bortone.
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E’ finita 70 a 30, con una differenza percentuale di circa 40 punti, tra Nichi Vendola e Francesco Boccia: un risultato per certi versi inatteso nella sua enormità, anche se era risaputo che il candidato del Partito Democratico alle primarie aveva scarsissime chance di farcela contro il governatore uscente della Puglia. E’ una sconfitta cocente per tutto il PD, ma soprattutto per chi si è fatto vaticinatore di un progetto politico a quanto pare non molto condiviso.
Il protagonista assoluto di questa tornata è stato sicuramente Massimo D’Alema, “Baffino di ferro”, come lo chiamano alcuni, o “la volpe del Tavoliere”, secondo un vecchio nomignolo affibbiatogli da Rossana Rossanda. E la storia del leader maximo è tutta da raccontare. Sbarcato circa un mese fa in Puglia, con Blasi appena eletto segretario regionale del Partito Democratico, carica il sindaco di Melpignano (mozione Bersani) di una responsabilità enorme. Porta con sé le tavole della legge ed, insieme, anche qualche raccomandazione per il nuovo candidato alla presidenza della Regione Puglia. Quella di Nichi è da considerarsi una storia finita. Se vuole potrà essere il candidato del Centro-Sinistra, ma dovrà includere nella sua coalizione anche l’UDC di Pierferdinando Casini. Impresa quanto meno impossibile, visto che Pierferdi si era già pronunciato sull’argomento in maniera molto netta e aveva dato ad intendere che con Nichi non sarebbe stata proprio cosa di stringere alleanze. Nichi, tra l’altro, si era già autocandidato e ciò aveva posto il PD in una posizione molto scomoda, tra il dover scegliere di appoggiarlo e il dover correre con un secondo candidato di Centro-Sinistra per far piacere a Casini. Una situazione assolutamente poco attraente per Baffino di ferro, di solito abituato ad essere lui a mettere in difficoltà gli altri.
Da quel momento in poi, ciò che alberga in casa Centro-Sinistra è tutto un tira e molla in cui è quasi sempre il presidente a tenere in mano il pallino, compresa la candidatura di Michele Emiliano, poi ritirata, ed un assedio, da parte di sostenitori vendoliani, di un albergo del capoluogo pugliese in cui si sarebbe dovuta tenere l’assemblea dei delegati regionali del PD, decisiva per le sorti della candidatura, poi ritirata per impraticabilità del campo.
La scelta successiva di Boccia come uomo del Partito Democratico ed il contenimento dei danni con le primarie di coalizione, hanno rappresentato solamente gli ultimi atti di una vicenda condotta in maniera avventurosa proprio da D’Alema, costretto a dover intervenire ad una nuova assemblea dopo aver dichiarato pacificamente ad un giornale che della Puglia ormai non ci stava capendo più nulla. E' seguita una settimana in cui il leader massimo si è dovuto spendere personalmente per accompagnare Boccia in quella che è apparsa fin da subito un'operazione disperata. Memorabile una frase pronunciata nel suo discorso all'assemblea del 17 gennaio: “vero leader è chi sa compiere un passo indietro per far avanzare tutti”. Il riferimento era a Nichi Vendola, ma beffardamente il destino si è vendicato ed ora D’Alema è costretto a sfuggire alle telecamere dopo il risultato delle primarie pugliesi, in cui il povero Francesco Boccia si è ritrovato bruciato per la seconda volta in cinque anni. Una sconfitta che rischia di produrgli un danno permanente, con l’etichetta di perdente ormai stampata addosso.
Un generale diceva che le battaglie che vanno combattute sono solo quelle che si è sicuri di vincere. In questo caso il rischio di una sconfitta era evidente ed i consigli del vecchio generale sono stati disattesi. Ma la volpe del Tavoliere un piccolo capolavoro l’ha compiuto e non si è capito come ci sia riuscito. E’ notorio che D’Alema è talmente altezzoso di carattere che difficilmente riesce a capire cosa giri per la testa del suo elettorato. Con la Puglia, e con Bari in particolare, ha sempre avuto un rapporto molto difficile e spesso contrastato, ne hanno raccontato qualcosa alcuni suoi vecchi compagni di partito in un libro ormai introvabile. Quando a Bari trascorse qualche anno della sua gioventù come segretario di sezione del PCI, si diceva: da dove passa D’Alema non cresce più tessera. E’ innegabile che essendo uomo profondamente di apparato, il compagno Massimo non avesse un gran feeling con la base, in compenso era un grande giocatore di risiko, abilissimo nello studiare strategie ed alleanze che si rivelavano puntualmente fallimentari per la naturale propensione dei baresi (lui sprezzantemente li chiamava barevoli o baresani) a non mantenere mai la parola data ed a sovvertire schemi all’ultima ora.
Anche questa volta, quell’antica maledizione dei barevoli deve essersi abbattuta, non tanto su di lui, però, quanto sui suoi nuovi amici. In compenso è riuscito in un’impresa epocale, infinocchiare Casini. L’ha tenuto a bagnomaria per un tempo indefinito a trastullarsi con la teoria dei due forni di andreottiana memoria, ma Casini non è Andreotti, non dimentichiamo che il suo vecchio maestro di politica, Arnaldo Forlani, diceva: ho due figli, uno è bello (Casini), l’altro intelligente (Follini).
Nel frattempo, il Cavaliere, con la Lega che seguiva a ruota, lanciava strali contro l’UDC e la sua tendenza antica al doroteismo, mostrando insofferenza verso un probabile alleato che stringeva accordi dove meglio gli conveniva. In Puglia, Casini è rimasto per tutto questo tempo in paziente attesa che si decidesse il candidato di Centro-Sinistra, finendo fuori tempo massimo anche grazie ai buoni uffici di Baffino di ferro. Oggi, 25 gennaio, è stato costretto ad annunciare che di forni, almeno in Puglia, ce ne sono tre, l’ultimo l’ha aperto lui e l’ha affidato ad Adriana Poli Bortone. Indubbiamente un grandissimo regalo a Vendola, visto che il PDL, nel giro di qualche ora, è riuscito a far emergere un terzo polo, a perdere un alleato tutto sommato utile (Io Sud) ed a candidare, con sprezzo estremo del pericolo, alla presidenza, addirittura Rocco Palese, un politico sicuramente navigato che in passato è stato per due volte assessore al bilancio in due giunte di Centrodestra e poi capogruppo del PDL durante i cinque anni di presidenza Vendola. In molti lo descrivono come un autentico stakanovista, una sorta di ragioniere, come quelli di una volta, della politica che di essere un perdente ce l’ha scritto in faccia.

Pubblicato il 26.01.10 h 22:14
Modificato il 26.01.10 h 22:14

Fantapolitica - Meno male che Francesco c’è Prova di collegamento ad un DB

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