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Il museo di Franc

Fantapolitica vers. 3 La strana storia dei 4 milioni che Ventola ha chiesto alla Regione Puglia come anticipo per il museo archeologico, agganciati ad un progetto di rigenerazione urbana.
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Fantapolitica vers. 3 Quest’anno ricorrono i 150 anni dell’Unità d’Italia. I più informati sanno che anche Canosa è stata lambita da un evento (anzi sarebbe meglio definirlo un’opera) rientrante in un programma, previsto dal Governo nazionale in quel breve biennio in cui Prodi è stato presidente del Consiglio e Rutelli ministro dei Beni Archeologici e Culturali: un nuovo e grande museo, un sogno accarezzato dal almeno un ventennio che avrebbe potuto trovare conferma e realizzazione proprio in prossimità di quelle celebrazioni. Un’idea piaciuta perfino al nostro sindaco, Francè, che se ne è quasi impossessato.
Diciamolo chiaramente, il nostro Primo Cittadino è da qualche anno in bolletta, ed in fatto di opere pubbliche il suo secondo mandato è ancora piuttosto scialbo. Il primo Ventola aveva quasi spaventato i suoi concittadini con una messe di lavori da far girare la testa, proprio quello che occorreva per essere ricordato e riconfermato. Cosa accaduta. Ma da quando è stato rieletto, Francè batte la fiacca e, quel che è peggio, alcuni di quei suoi gioielli gli si stanno ritorcendo contro. Piazza Galluppi ha deluso notevolmente gli operatori del settore, cioè i commercianti che ci hanno creduto ed hanno preso in affitto quelle gabbie che al momento stanno costando più di quanto rendono. A quale architetto sarà mai venuta in testa quella stravaganza di creare una sorta di impenetrabile astronave calata al centro del paese?
Il rifacimento della pavimentazione di Corso S. Sabino (altro motivo di vanto e di citazione popolare) inizia a mostrare già segni di stanchezza a pochi anni dai lavori. Un giorno sì e l’altro pure alcune basole si sconnettono, ballano e frequentemente, per evitare il peggio, si è costretti a chiamare gli operai, con aggravio dei costi di manutenzione. Il fenomeno sembra essere contagioso, ormai la pavimentazione cede ad effetto domino.

Tutti guai, per Francè, che costano in termini di popolarità, dai quali si potrebbe riscattare con i lavori interminabili - si stanno però chiudendo in questi giorni - del rifatto teatro comunale, rimane solo da deciderne il nome. Cosa potrebbe servire allora a rimetterlo in carreggiata se non un’altra opera ciclopica come l’agognato museo? Magari. Il problema è che a far svanire il sogno, almeno per ora, ci ha pensato il suo referente massimo Berlusconi, attuale presidente del Consiglio subentrato a Prodi, che, non appena insediato, ha fatto calare un buio fitto sulle opere del Centocinquantesimo, delegandole alla Protezione Civile di Guido Bertolaso, la stessa della ricostruzione dell’Aquila e della cricca scoperta dopo.
Risultato: i soldi promessi si sono volatilizzati, e con essi il finanziamento regionale aggiuntivo promesso dal governatore Nichi Vendola, e subordinato al grosso, ovvero alla somma principale. Non si tratta di bruscolini, ma di finanziamenti che dovrebbero gravare su qualche conto per almeno 16 milioni di euro.
Francè è tipo che non si tira indietro, il museo era diventato un cavallo di battaglia nella campagna elettorale delle Provinciali 2009. E le promesse sono debiti, tanto che riuscito ad essere eletto presidente, è stato costretto giocoforza a tornare sull’argomento con una non trascurabile variazione sul tema: l’impegno a costruire il museo con i fondi della nuova provincia. E’ stato uno dei primi atti della sua amministrazione. Un bel po’ di quattrini che dovevano essere destinati ad opere pubbliche nei vari centri della BAT, son stati destinati in gran parte al museo. Prevedibili l’ironia e le critiche dei consiglieri di opposizione.
Il guaio è che adesso, misteriosamente, sembrano non essere sicuri più nemmeno quelli, visto che Francè ha cambiato radicalmente strategia. Ora, infatti, è alla ricerca disperata di quei 4 milioni che Vendola (presidente della Regione) aveva promesso allora come somma aggiuntiva, erogabili, ben inteso, in rinforzo ai finanziamenti principali. Il sindaco ha rigirato la frittata ed ora li pretende in anticipo. Come? Non è chiaro, ma è sicuro che c’entra ancora l’assessore Barbanente. Prova ne è un comunicato stampa del 12 ottobre 2010 sul quale si legge: “Dopo l’adozione del Protocollo d’intesa e l’impegno reciprocamente assunto dalla Provincia e dal Comune di Canosa per il finanziamento di quota parte dell’opera (omissis) è fondamentale che la Regione Puglia confermi l’intendimento di co-finanziare l’intervento nell’ambito delle iniziative di promozione, diffusione e valorizzazione del patrimonio del nostro territorio”, riprendendo più in là: “Quanto comunicatomi dall’Assessore BARBANENTE (omissis) continua a farmi essere fiducioso sul buon esito conclusivo dell’impegno della Regione Puglia a favore di un intervento che si offre a servizio non solo del patrimonio archeologico di Canosa ma di un’area molto più vasta e che sarà certamente un ulteriore polo di attrazione per un’offerta turistico-culturale integrata dell’intero territorio provinciale e della Puglia. Fermo l’intendimento, nelle prossime settimane la Regione dovrà verificare la disponibilità delle somme che residuano dai vari programmi e gli atti da adottare di conseguenza. Pertanto, l’impegno assunto dall’Assessore BARBANENTE è di rivedersi fra una quindicina di giorni”. E’ risaputo che un incontro con l’assessore Barbanente c'è stato il 2 novembre 2010, ma le questioni all’ordine del giorno sono state altre, come è noto.
In realtà, scartabellando tra i documenti ufficiali della Regione Puglia, si scopre altro, anche in questo caso di poco chiaro e contraddittorio. Per esempio, Dueparole.eu ha trovato traccia dei finanziamenti che Francè sta richiedendo per il museo, i famosi 4 milioni di euro che dovrebbero servire per avviare l’opera (forse). Si tratta di una determinazione del dirigente del Servizio Assetto del Territorio, più precisamente la n. 259 del 27 settembre 2010 recante nel titolo “P.O. F.E.S.R. 2007-2013 - Asse VII. Procedura negoziata. Seconda fase. Ammissione a finanziamento” , ovvero erogazione di fondi per progetti di rigenerazione urbana relativi a domande già presentate in passato. Nella fattispecie erano state autorizzate somme per un totale di 10 milioni di euro, a fronte di un autofinanziamento degli enti locali per 930 mila euro. Tra le località beneficiarie non c’era Canosa. E questo particolare deve aver fatto adirare Francè. Se infatti confrontiamo i tempi, prendendo in considerazione la data della determinazione dirigenziale (27-09-10) e quella del comunicato stampa (12-10-10), possiamo ragionevolmente sostenere che tra i due documenti esiste sicuramente un rapporto di causa effetto. Cosa sia la rigenerazione urbana è ben definito dalla Legge Regionale n. 21 del 29 luglio 2008 al capoverso in cui è scritto: “promuove la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani e mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati”.
Può esistere la necessità di rigenerare parti di città, o di territorio, se vi è un degrado, ed è naturale pensare che il degrado debba riguardare qualcosa di urbanisticamente rilevante preesistente e che per qualche motivo ha subito una perdita, una degenerazione. Potrebbe essere oggetto di rigenerazione una piazza o una via abbandonata o, in casi estremi, addirittura un intero quartiere. Ma si può considerare rigenerabile ciò che non è mai stato generato? E’ possibile far rientrare in questa categoria di oggetti una parte di città che non è stata mai abitata?
A rigor di logica non dovrebbe essere così, ma si sa che la logica, applicata alla politica, è una categoria soggetta ad ardimentose interpretazioni. Infatti, alla pag. 2 dell’Allegato 1, come numero 5 appaiono 4 progetti presentati dal Comune di Canosa. I primi due riguardano il fiume Ofanto, ma la sorpresa viene dopo, nel terzo e quarto progetto: “Riqualificazione e valorizzazione ambientale della viabilità di collegamento del centro abitato con l'incrocio con la SP 231 ricadente nel Parco del Regio Tratturo e dell'Appia Traiana” e “Riqualificazione area Museo Archeologico Provinciale”.
In altre parole, Francè, pur di trovare finanziamenti, è riuscito ad infilare nella rigenerazione urbana la rotonda sulla S.P. 231 (vecchio pallino oggetto di frequenti rimproveri mossi all’ex-presidente della Provincia di Bari, Divella) ed una fantomatica area del Museo Archeologico Provinciale. E’ da ricordare a quanti leggono, ma anche all’assessore Barbanente ed al dirigente ing. Francesca Pace che ha firmato la determinazione, che a Canosa non esiste un museo provinciale, che con tutta probabilità non esiste nemmeno un progetto (non avendo fondi disponibili è remota l’ipotesi che un tecnico avvii lavori), e non risulta che sia mai stata approvata una delibera consiliare che contemplasse una variante urbanistica con la quale si istituisse un’area dedicata al museo archeologico. E’ tutto un pourparler, una estrinsecazione di desideri o di idee. Cosa intenderebbe far rigenerare, quindi, l’assessore Barbanente?
Le sorprese non finiscono qui, son come le ciliegie, una tira l’altra. La lista degli interventi da finanziare non è nata sotto i cavoli e non si costituisce secondo i bisogni del momento di qualche sindaco. L’ing. Francesca Pace scrive, infatti, che con la Determinazione n. 151 del 2 luglio 2010 del medesimo dirigente, firmata dal funzionario dott.ssa Maria Lopinto, “sono state individuate, fra le proposte di candidatura pervenute, le istanze ammesse, ammesse con riserva e non ammesse alla seconda fase, così come riportato negli allegati 1 e 2 alla citata Determina”.
E la citata determinazione è alquanto interessante, in quanto riporta l’elenco delle proposte avanzate dai Comuni, o dai gruppi di Comuni, con gli altrettanti atti di riferimento sui quali il dirigente ha condotto le sue indagini, promuovendole o bocciandole. E negli allegati si trova, ad esempio, che una proposta non è stata ammessa in quanto non coerente con la legge regionale 21/2008, altre perché non rispettano “i criteri di ammissibilità del P.P.A per l’azione 7.1.1, né per l’azione 7.2.1”; come esistono anche ammissioni con riserva per mancata trasmissione della copia delle delibere comunali o per richiesta di documentazione aggiuntiva atta a verificare la coerenza del piano con la già citata legge. Per il Comune di Canosa è riportata la delibera n. 2 del 11.02.10 nella quale si sceglie di caratterizzare la rigenerazione urbana valorizzando il fiume Ofanto: non esiste, per intenderci, alcun riferimento all’area del museo provinciale, né alla rotonda della S.P. 231.

In effetti la delibera comunale è piuttosto antica rispetto alle ultime evoluzioni in materia del nostro sindaco, risale addirittura a febbraio del 2010. E il Comune sembra aver colto bene e per tempo la palla al balzo, il valore dei finanziamenti per Canosa potrebbe arrivare fino a 2 milioni di euro. E già questo sarebbe molto strano, infatti è risaputo che l’impegno annunciato dalla Regione nel 2008 era di 4 milioni di euro, accettare un probabile dimezzamento della somma non avrebbe senso anche se la logica di Ventola è quella di raccogliere tutto il possibile fin dove si può.
La delibera regionale che considera chiusa la prima fase di “programmazione negoziata” è del 3 giugno dello stesso anno e pone, come limite temporale per la trasmissione delle proposte, il 20 giugno. L’attività di verifica viene formalizzata con la determinazione n. 151 del 2 luglio, e richiede che vengano trasmesse le schede progetto entro il 15 agosto. Un iter, come si evince, che inizia nel febbraio del 2010 e si prolunga per tutto l’anno. E non è ancora finita, manca la conclusione della fase 2: l’erogazione dei fondi. Francè è speranzoso e in ogni incontro pubblico non manca mai di far sapere che sta aspettando i soldi dalla Regione per il museo, anche se sarebbe da riferirgli che quelli previsti per la rigenerazione urbana non sono da destinare a quella finalità.

Una storia, come avrete notato, non priva di stranezze, in cui le domande si rincorrono una dopo l’altra. La prima potrebbe riguardare, ad esempio, la determinazione dirigenziale n. 259. Come mai nell’allegato 1, nel caso di Canosa, compare nella colonna interventi un’attività che non era assolutamente prevista tra quelle descritte nella delibera n. 2 del Consiglio Comunale? Esiste un documento di rettifica o di aggiornamento che non abbiamo? O si è trattato di una distrazione? E ad opera di chi?
Gli altri quesiti riguardano il ruolo inconsueto, in questa storia, dell’assessore all’Assetto del Territorio, Angela Barbanente. Sappiamo che gli assessori hanno compito di indirizzo e di controllo sugli atti dei dirigenti. Nel nostro caso tale attività si espleta completamente con la delibera n. 1333 del 3 giugno 2010 quando si dà mandato “alla Dirigente del Servizio Assetto del Territorio in qualità di Responsabile delle Linee 7.1 e 7.2 di effettuare una ricognizione delle proposte pervenute a quella data e di individuare quelle che accedono alla seconda fase solo se dotate di Documento di rigenerazione Urbana ovvero di Programma Integrato di Rigenerazione Urbana approvati ai sensi e con le modalità previste dalla LR 21/2008 e se coerenti con la pianificazione di Area Vasta”. Essendo, quindi, tutta la pratica di competenza del dirigente, come mai Francè fa sempre riferimento all’assessore in tutti i comunicati stampa che rilascia? E’ solo credito millantato, come sostiene qualcuno, o nelle conversazioni ricorrenti tra i due si parla anche della questione museo? In altre parole, qual è il reale livello di interessamento da parte della prof.ssa Barbanente al museo archeologico?
Quesiti per i quali siamo in attesa di una risposta.

Pubblicato il 12.01.11 h 23:14
Modificato il 13.01.11 h 23:56

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